Verso l'immortalità.

Un articolo ad alto interesse longevista nel numero speciale che l'Economist dedica, ogni anno, all'anno che verrà.
L'ironica immagine utilizzata dall'Economist per illustrare
l'articolo (si noti la bottiglia di vino: "Chateau Sirtuins"...)
Da qualche anno, si nota un crescente interesse per il tema dell'immortalità sui media. Non l'immortalità metafisica dell'anima, ma quella fisica di corpo e mente. Il titolo dell'articolo dell'Economist, "Verso l'immortalità. Il nostro crescente potere di modificare la natura umana", indica quale sia il motore di questa tendenza: il continuo progresso tecnoscientifico, in particolare in settori quali genetica, biotecnologie e farmaceutica.

L'autore dell'articolo confessa una certa inquietudine di fronte agli scenari aperti da tali sviluppi sul lungo termine, ma sceglie di concentrarsi sugli orizzonti più vicini, in particolare su quelle possibilità di intervento sulla natura umana che emergono dai laboratori delle case farmaceutiche. Sempre più spesso, medicinali creati a scopi curativi, vengono poi utilizzati per potenziare le capacità cognitive di individui sani, o nel tentativo di allungarne le aspettative di vita. E una fluida coalizione di scienziati, filosofi e attivisti sostiene che questo sia uno sviluppo positivo.

Secondo i transumanisti, infatti, questi sviluppi sono un'opportunità da sfruttare per migliorare radicalmente la condizione umana senza sottovalutarne, naturalmente, i possibili pericoli ed abusi. I transumanisti citati dall'Economist sono ben conosciuti ai lettori di Estropico: il filosofo Nick Bostrom (sito; su Estropico), il biogerontologo Aubrey de Grey (sito; su Estropico) e Ray Kurzweil (sito; su Estropico). L'articolo cita anche un famoso critico del transumanesimo, Francis Fukuyama (sito; su Estropico), secondo il quale il transumanesimo sarebbe "L'idea più pericolosa al mondo".

Secondo Bostrom la natura umana "è un lavoro in corso, un [progetto] iniziato, ma non concluso, che possiamo imparare a rimodellare in direzioni desiderabili... diverremo, infine, postumani, esseri dalle capacità enormemente superiori di quelle degli esseri umani di oggi." Kurzweil e de Grey sono citati a proposito di quello che è un obiettivo fondamentale per i transumanisti: la sconfitta della morte. I transumanisti mettono in discussione quanto da altri è dato per scontato, cioè che il continuo allungamento delle aspettative di vita stia per raggiungere un limite naturale e insuperabile. A tale proposito, l'Economist cita varie pessimistiche previsioni circa le aspettative di vita che non si sono poi realizzate: nel 1928 il demografo americano Luis Dublin calcolò che il limite massimo delle aspettative di vita media sarebbe stato di soli 64,8 anni (una previsione allora ritenuta troppo ottimistica!); altri predissero, in successione, che in nessuna nazione si sarebbero mai superati i 78 anni (previsione del 1952), i 79 anni (nel 1980) e gli 82,5 anni (nel 1984). Oggi, il record appartiene alle signore di Okinawa, in Giappone, ed è di 85,3 anni...

Infine, l'articolo accenna brevemente anche ai limitati e controversi metodi oggi a disposizione di chi volesse cercare di allungare le proprie aspettative di vita e di potenziare le proprie capacità: la restrizione calorica, l'assunzione di resveratrolo e/o di altre sostanze che influenzano le attività delle sirtuine, nuovi medicinali come il modafinil, il propranololo e lo ZIP (zeta inhibitor peptide). Una semplice osservazione dell'autore, a proposito della diffusione di questi primi esempi di potenziamento umano, dimostra l'inevitabilità del progetto transumanista: indipendentemente dalla patologia per la quale un nuovo medicinale sarà sviluppato, se offrirà un vantaggio competitivo o se allungherà la vita, esso sarà assunto anche a questi scopi…

Un articolo del genere su una rivista come l'Economist non può che mettere la pulce del longevismo nell'orecchio del grande pubblico. La rivoluzione biomedica di cui illustra i primi sviluppi potrebbe letteralmente salvare la vita alle migliaia di persone che per la prima volta hanno letto, anche se con una certa incredulità, della prospettiva  dell'immortalità fisica. Questo semplice fatto rappresenta le fondamenta etiche del transumanesimo e spiega perchè gli sviluppi descritti nell'articolo, per quanto rudimentali, meritino di essere attentamente monitorati, incoraggiati e finanziati.  

In fondo all'articolo troviamo infine una domanda che va dritta al cuore del transumanesimo: se sceglieremo la via del potenziamento, rimarremo noi stessi o diverremo persone diverse? In altre parole, sfuggendo ai nostri limiti, perderemo la nostra identità?

Gli unici che potrebbero, forse, rispondere a tale domanda, sono gli esseri postumani dall'altra parte dello tsunami tecnologico all'orizzonte. L'approccio transumanista, però, non può che essere aperto e pragmatico: dopotutto, noi non siamo le stesse persone che eravamo da bambini o da adolescenti. Non siamo nemmeno gli stessi di dieci anni fa, e non siamo le stesse persone che saremmo stati se non ci fossimo "potenziati" imparando a leggere e a scrivere, o a guidare, o se non fossimo stati vaccinati. Questo approccio dovrebbe essere sufficiente a non farci perdere nella selva oscura del futuro prossimo venturo, ma avremo bisogno di un approccio più robusto di fronte agli sviluppi più a lungo termine che turbano il sonno del giornalista dell'Economist (sembra logico pensare che si riferisca a sviluppi che sollevano dubbi sulla continuità della persona come il mind uploading, la crionica e la longevità estrema).

Di fronte a tali scenari di radicale trasformazione, potrebbe essere necessario un approccio altrettanto radicale. Non per la prima volta, è la fantascienza ad affrontare per prima i dilemmi che il resto della società affronterà solo anni dopo: David Zindell, nel suo War in Heaven, si occupa di questo tema con sorprendente acutezza. Il protagonista del suo romanzo vive in un mondo di sfrenato potenziamento umano e di sostanziale libertà morfologica. Il suo motto in tale scenario ("Per vivere… io muoio…") dimostra una volontà di continua auto-trasformazione tale da mettere in discussione concetti, come quello dell'individuo, che oggi diamo per scontati, ma che potrebbero essere profondamente trasformati da tecnologie sufficientemente avanzate.

Un altro classico passaggio di Zindell illustra perfettamente l'approccio transumanista al potenziamento umano:

'Che cos'è un uomo?'
'Un seme.'
'Un... seme?'
'Una ghianda, che non ha paura di distruggersi nel divenire quercia...'

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Toward Immortality (sul sito dell'Economist - abbonamento necessario per accedere all'intero articolo)


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