Estropico presenta: Biochip 2005

Aggiornamento - Novembre 2005. Gli articoli selezionati:

Una seconda mente sintetica. Strategie per la commercializzazione delle interfacce tra cervello e computer, di Mirco Romanato

Tutto cominciò col telefonino… La traettoria del biochip, da esperimento a prodotto di consumo.
di Fabio Albertario


L'interfaccia uomo/computer è la frontiera su cui si esplorano le possibilità della fusione corpo/macchina. Le prime applicazioni pratiche iniziano ad uscire dai laboratori, ma rimangono per ora confinate a trattamenti clinici sperimentali. Cosa possiamo aspettarci nei prossimi anni? Collegamenti diretti cervello/computer tanto comuni quanto gli ormai onnipresenti telefonini? Il successo, tecnoscientifico, ma anche commerciale, di tali dispositivi rappresenterebbe chiaramente un decisivo passo in avanti verso almeno uno degli "esodestini" descritti da Carlo A. Pelanda come la liberazione dai limiti del corpo, del pianeta e di una aspettativa di vita limitata. Saranno però sufficienti i vantaggi del potenziamento cognitivo e sensoriale per far superare al grande pubblico il future-shock implicito nell'acquisizione di un "secondo cervello"? Quale configurazione sarà necessario adottare per rendere il progetto socialmente accettabile e, quindi, dotato del consenso sufficiente al suo sviluppo?

Il fine di Biochip 2005 è quello di esplorare attraverso una varietà di idee originali l'interfaccia tecnologia/mercato per cercare di capire quali configurazioni di mente ausiliaria possano diventare oggetto del secondo. Perché che un'idea sia affascinante o visionaria non basta. Deve anche essere, oltre che industrialmente realizzabile (almeno con ragionevole probabilità iniziale), trasformarsi in offerta che trova domanda. La seconda viene stimolata dalla prima, ma il progettista deve saper adattare la novità a bisogni realmente percepiti. Inoltre, nelle possibili tecnologie di mente ausiliaria, o secondo cervello, c'è un formidabile rischio di pregiudizio negativo e demonizzante. Quindi, mentre i laboratori e le industrie stanno ancora esplorando le possibilità tecniche deve parallelamente evolvere una consapevolezza sui requisiti di consenso, a loro volta connessi con il tipo di garanzia ( tecnica e legale) che tale tecnologia di potenziamento cognitivo dovrà dare. A cosa serve? A rendere più concreta e fattibile l'evoluzione futurizzante nel punto dove sta mostrando dei problemi di rallentamento e contrasto: il consenso verso tecnologie discontinue che modificano tratti ritenuti immutabili – e per questo consolidati come "morale" - della condizione umana. Se si vuole evitare il conflitto tra tecologia e morale bisogna capire come farle co-evolvere. E ciò è parte integrante e non collaterale di un qualsiasi programma e progetto relativo alle tecnologie più rivoluzionarie. Tecnicamente, il consenso o la minimizzazione di un dissenso pregiudizale sono le condizioni necessarie per accendere il ciclo del capitale di investimento che rende poi possibile la realizzazione concreta della tecnologia. Nel passato, gli Stati finanziavano la tecnologia più avanzata per scopi di potenza. Ora questo lavoro lo fa il mercato di massa e bisogna adattarsi ai suoi requisiti.


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Vedi anche:

Un cervello bis per sviluppare la mente, di Carlo A. Pelanda



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