Pochi benefici dalla restrizione calorica?

Prolunga la vita di vermi e topi di laboratorio del 50%, ma sugli esseri umani l'effetto potrebbe essere di molto inferiore.

Due biologi della University of California, John Phelan e Michael Rose, sostengono che negli animali di piccole dimensioni l'impatto della restrizione calorica sia molto più profondo che nell'uomo (Why dietary restriction substantially increases longevity in animal models but won't in humans). Di conseguenza, la speranza dei praticanti della restrizione calorica di raggiungere i 120 anni sarebbe infondata. Phelan e Rose sono arrivati a tale conclusione sulla base di modelli matematici. Un esempio citato dai due ricercatori riguarda la popolazione giapponese: con una dieta di 2.300 calorie al giorno (per i maschi) la vita media è di 76.7 anni (sempre per i maschi). La popolazione di Okinawa, però, con una dieta inferiore in calorie alla media giapponese, ha una vita media leggermente superiore. All'estremo opposto troviamo i lottatori di sumo, i quali, con una media di 5.500 calorie al giorno, hanno un'aspettativa di vita di circa 56 anni. Partendo da questi e altri dati, i due ricercatori hanno calcolato che seguendo una dieta di 1.500 calorie giornaliere, l'età media massima raggiungibile sarebbe di circa 82 anni, cioè un incremento di circa cinque anni e mezzo sulla media attuale, ma circa 40 anni in meno del record di longevità di Jeanne Calment, la signora francese deceduta nel 1997 all'età di 122 anni.

Il modello matematico elaborato conferma quindi che un alto consumo di calorie accorcia la vita, ma non che una drastica riduzione calorica incrementi sostanzialmente la durata della vita (umana).

John Phelan ha dichiarato, come riportatato in un articolo di Le Scienze, che "il messaggio è che soffrire anni di faticoso digiuno per rimanere sempre magri non ripaga poi molto in termini di longevità. A volte si sente dire che la restrizione calorica è la chiave per vivere in eterno. La moderazione, invece, è una soluzione più sensata: bisogna cercare di mantenere un peso corporeo sano, senza per questo privarsi di tutti i piaceri della tavola."

I dubbi sollevati da Phelan e Rose si vanno ad aggiungere a quelli espressi in passato da Aubrey de Grey, già conosciuto ai lettori di Estropico in quanto promotore dell'iniziativa Methuselah Mouse . In una sua pubblicazione (PDF) de Grey sostiene che un regime di restrizione calorica (o una sua imitazione farmacologica) aggiungerebbe non più di due o tre anni alla vita umana media. La base della teoria di de Grey è che mentre la capacità di sopravvivere a un numero limitato di stagioni di carestia sarebbe una caratteristica frequentemente utile e quindi favorita dal processo evolutivo, la capacità di sopravvivere a più di due o tre anni di carestia sarebbe invece una caratteristica troppo raramente utilizzata per potere entrare a far parte del patrimonio genetico di una specie animale. Quanto osservato su animali da laboratorio non sarebbe altro, quindi, che un'attivazione di tale capacità e non un allungamento delle aspettative di vita massime delle specie animali in questione.

D'altra parte, alcuni studi su esseri umani evidenziano un impatto positivo della restrizione calorica: un esperimento della durata di tre anni, condotto con 120 volontari non-obesi sottoposti a una riduzione calorica del 35% ha riscontrato sei decessi contro i 13 del gruppo di controllo e uno studio su scimmie ha dimostrato una riduzione dei decessi cardiaci del 69% e di quelli dovuti a tumori del 59% (Caloric Restriction and Life Expectancy). Quello che resta da dimostrare è se tali effetti positivi sulla salute contribuiscano "solo" a ridurre la mortalità all'interno dei limiti odierni della longevità media, o se possano anche influenzare le aspettative massime di vita e spingerle oltre i limiti massimi della specie Homo Sapiens. Si noti inoltre che il verdetto sulla dieta ipercalorica è invece ormai assodato, come ben illustrato dall'esempio dei lottatori di sumo.

L'ovvio problema con gli studi sul prolungamento della vita dei primati è la durata stessa degli esperimenti e la situazione peggiora nel caso di esperimenti con primati umani: non solo la compliance sarebbe un problema (è cioè probabile che buona parte dei volontari abbandoni il drastico regime dietetico), ma la durata dell'esperimento, anche partendo con volontari adulti, diciamo quarantenni, potrebbe essere di 40 anni (o più, nel caso la restrizione calorica effettivamente prolungasse la vita media… e nel caso prolungasse anche le aspettative di vita massima, allora dovremmo aspettare ancora più a lungo!)

In questa situazione di incertezza, cosa puo' fare un povero "life-extensionista"? La restrizione calorica implica la costante fame, un aspetto a volte poco salutare (a causa della eccessiva perdita di peso), il rischio di cadere nell'anoressia, di incorrere in deficienze nutrizionali, dell'osteoporosi, della perdita di libido. Evitati questi non trascurabili rischi, poi, il vantaggio ottenuto potrebbe essere minore di quanto sperato. Forse ha ragione Phelan quando consiglia la moderazione come strategia per la buona salute senza compromettere drasticamente lo stile di vita… La cura di quella malattia degenerativa meglio nota come "invecchiamento" richiederà interventi più high-tech della restrizione calorica (SENS, nanomedicina), ma non si trascuri per questo il fatto che l'attenzione alla dieta (non-ipercalorica e nutrizionalmente ottimale) potrebbe pur sempre permetterci di arrivare, in buona salute, al giorno in cui le tecnologie previste diverranno disponibili.

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Aggiornamento - gennaio 2006: Un nuovo studio conferma, per la prima volta, l'efficacia della restrizione calorica nel rallentare l'invecchiamento negli esseri umani (o quantomeno nel cuore umano). I venticinque volontari esaminati (eta' media 53 anni) seguono da circa sette anni una dieta ipocalorica (in media 1.700 calorie al giorno), ma ricca di nutrienti. I risultati  indicano che il cuore dei volontari a dieta ipocalorica è più elastico ed efficiente di quello dei volontari del gruppo di controllo (circa 2.500 calorie al giorno). In altre parole è piu' giovane,  paragonalibe, cioe' al cuore di una persona di 10-15 anni piu' giovane.

Effetti della dieta ipocalorica sull'invecchiamento del cuore

L'abstract dello studio: Long-term caloric restriction ameliorates the decline in diastolic function in humans.

Eventuali ulteriori aggiornamenti saranno pubblicati sulla pagina di Estropico dedicata alla restrizione calorica.


Estropico