La prospettiva dell'immortalità, di Robert Ettinger

4. Gli interrogativi di oggi

Oggi la crionica deve confrontarsi con tre grandi interrogativi: è tecnicamente realizzabile (in modo che i "pazienti" abbiano una buona probabilità di venire riportati in vita e ringiovaniti)? È realizzabile dal punto di vista pratico e non solleva nuovi e insuperabili problemi? È desiderabile sia per l'individuo che per la società?

Finora ci siamo occupati principalmente del primo interrogativo: nei seguenti capitoli ci dedicheremo soprattutto agli altri due.
Arrivati a questo punto, devo chiedere al lettore di accettare, temporaneamente, una risposta più o meno affermativa a tutti e tre gli interrogativi e su questa base di prendere in considerazione, come individuo, le opportunità e gli obblighi che ne derivano.

Che cosa possiamo fare per migliorare le nostre probabilità di ottenere una buona sospensione crionica? Come possiamo dare a un parente in punto di morte le migliori possibilità di salvezza? Cosa possiamo fare se la morte di un nostro caro ci coglie impreparati, con disponibilità e risorse limitate? Fino a che punto, in buona coscienza, dobbiamo spingere i nostri sforzi?

I limiti dell'ottimismo

Prima di affrontare i dettagli, osserviamo il problema nel suo complesso. Possiamo notare che i limiti del nostro ottimismo dipendono dalle risposte che possiamo dare a due interrogativi:

1. Quando e come - ammesso che sia mai possibile - possiamo dire che l'essenza di un individuo è completamente e per sempre perduta?

2. Quali limiti - se mai ve ne saranno - incontreremo nel nostro sviluppo tecnologico, cioè nella nostra capacità di controllare l'universo?

Al primo interrogativo l'ottimista a oltranza risponderà che in un universo deterministico nessuna informazione sia mai irrimediabilmente perduta, poiché ogni dettaglio storico è implicito nel presente. Così come è possibile calcolare dalla posizione di un pianeta in un dato momento la sua posizione precedente e quella successiva, è anche possibile, in teoria, scoprire i più piccoli particolari della vita, dei ricordi, della personalità di un uomo, con tecnologie incredibilmente avanzate (trascurando la possibilità di un universo limitato e trascurando anche i limiti che ci impongono le teorie sull'universo in espansione con le loro "galassie che scompaiono").

Il determinista ha fede nella possibilità, almeno teorica, che una civiltà sufficientemente progredita sia capace di dedurre tutti gli aspetti necessari alla ricostruzione della personalità di ogni uomo, potendo quindi riportarlo in vita o riprodurlo, dopo aver trovato e raccolto i suoi atomi originali, o, in alternativa, atomi analoghi. Come caso intermedio potrebbe essere riportata in vita una mummia egizia; come caso estremo addirittura Ug di Ur (alcuni degli inerenti problemi filosofici saranno discussi in un capitolo successivo).

Naturalmente l'opinione dei fisici è oggi concorde, anche se manca una vera e propria unanimità, nel riconoscere che l'universo non è completamente deterministico e che gli avvenimenti passati, presenti o futuri sono destinati, in genere, a rimanere un po' sfumati e che i singoli atomi non hanno una identità permanente. In questa teoria è implicito un limite teorico e pratico alle nostre capacità di dedurre con precisione la struttura di un uomo per ricostituirlo o per farne una copia. Non possiamo ancora, però, misuare con certezza la reale entità di questo limite, soprattutto a causa delle nostre limitate conoscenze nel campo della microbiologia.

Per quanto riguarda il secondo interrogativo, nessuno sa con esattezza fino a che punto un principio teorico sia praticamente attuabile. Sappiamo però che un cadavere può giacere in una cella frigorifera per un tempo praticamente illimitato, senza perdere la pazienza... Inoltre non penso che dovremmo mettere limiti arbitrari alle capacità degli uomini del futuro. Limitiamo invece le nostre previsioni ai prossimi secoli e a quei campi in cui sviluppi tecnologici ben definiti indicano già la strada da percorrere.

L'utilità di conservare dei campioni dei nostri tessuti

C'è un modo ovvio di aumentare le nostre possibilità di emergere dalla cella frigorifera, nel caso ci capitasse di morire prima della scoperta di metodi per la conservazione del corpo che non causino eccessivi danni ai tessuti. Basta che, quando ancora in buona salute, ci facciamo asportare chirurgicamente piccoli campioni dei nostri tessuti e che li conserviamo a bassa temperatura con l'ausilio di perfusioni chimiche di protezione. Questi campioni conservati saranno fatti crescere in coltura dai tecnici del futuro e verranno usati per riparare i nostri corpi.

Nel capitolo precedente abbiamo accennato alla coltura di tessuti prelevati da un corpo congelato. Ciò sarà senza dubbio possibile poiché è probabile che un certo quantitativo di cellule si troverà in condizioni accettabili. Nonostante questo, congelare dei campioni prelevati quando in buona salute offre più sicurezza.

In futuro sarà certamente possibile sviluppare qualsiasi tessuto o organo necessario da una cellula germinale e tutti gli adulti dovrebbero quanto prima prendere l'abitudine di depositare alcune di queste cellule in "banche di conservazione" a bassa temperatura. Tali "banche" esistono già per le cellule germinali maschili (spermatozoi), e secondo il professor Muller basterebbe un modesto sforzo di ricerca scientifica per rendere possibile un procedimento simile anche per le donne. (77)

I progressi futuri della biologia dovrebbero inoltre consentire la creazione di qualsiasi tipo di tessuto o di organo partendo da cellule somatiche; un minuscolo campione di pelle potrebbe essere sufficiente. D'altra parte si capisce come, a un certo momento, potrebbe essere di grande aiuto avere a disposizione dei campioni di tutti i tessuti del corpo.

Potrebbe anche essere utile prelevare sottilissime porzioni di molte regioni del cervello, naturalmente annotando con la maggior precisione possibile la sede di ogni prelievo. Come abbiamo detto prima, si ritiene che esistano, in varie regioni del cervello, copie multiple di ogni traccia delle nostre memorie. In questo modo, ogni memoria potrà contemporaneamente lasciare qualche traccia nel cervello, pur prelevando altre tracce che saranno conservate separatamente. Non è ancora garantito, però, che un simile metodo possa essere utile a conservare un numero significativo di ricordi.

Questo procedimento sembra innocuo, dal momento che in generale il cervello non riporta danni apparenti dal prelievo di sottili campioni prelevati da varie regioni. Haldane, per esempio, riferendosi al lavoro di Lashley dice che: "mentre la rimozione di una grossa porzione di corteccia cerebrale annulla nel ratto la capacità appresa di attraversare un labirinto, lesioni localizzate alle singole particelle di quell'area esercitano un effetto trascurabile o nullo. Ciò che si è osservato nell'uomo in seguito a lesioni cerebrali, conduce a simili conclusioni". (37) (In altre parole noi abbiamo più cervello del necessario, checché ne dicano i giornali.)

È chiaro che questo tipo di procedimento, se mai verrà usato, non sarà applicato su vasta scala in tempi brevi; non esistono abbastanza neurochirurghi e non saranno molti coloro che vorranno sottoporsi a tali interventi.

In un prossimo futuro, potrebbe essere pratica normale prelevare dei piccoli campioni durante ogni intervento chirurgico per metterli in "banca". In una situazione diversa, ma con delle similitudini, le persone con gruppi sanguigni rari stanno già considerando l'idea di depositare del sangue in apposite "banche" per usarlo in caso di emergenza.

Conservare l'informazione

Normalmente pensiamo che le informazioni che riguardano il corpo siano conservate nel corpo stesso, ma questa non è l'unica possibilità. E' possibile che semplici scritti, fotografie, registrazioni su nastro magnetico, etc, possano fornire ai tecnici del futuro informazioni sufficienti a ricostituire le zone danneggiate, o mancanti, del cervello dell'individuo surgelato.

Certamente un giorno comprenderemo appieno il sistema utilizzato dal cervello per codificare i ricordi: quei messaggi in codice potranno essere "letti" direttamente dal tessuto nervoso e anche "scritti" su esso. È improbabile che ciò sia semplice e che sia identico per ogni cervello, ciò non di meno, sapendo che il paziente aveva una particolare memoria, potrebbe essere possibile trarre utili conclusioni sul carattere di certe regioni del suo cervello e delle relative cellule e molecole.

Analogamente, abbondanti e particolareggiate informazioni sulle attività del paziente potrebbero permettere a degli esperti psicologi-fisiologi di trarre conclusioni su ciò che egli fu in vita, offrendo così la possibilità di colmare eventuali lacune nella struttura cerebrale.

Ne consegue che noi tutti dovremmo ottenere e conservare un insieme sostanziale di dati concernenti ciò che abbiamo visto, udito, provato, pensato, detto, scritto e fatto nel corso della nostra vita. Ciò dovrebbe probabilmente comprendere una serie di test psicologici. Degli encefalogrammi potrebbero anche essere utili.

Come qualsiasi altra idea, però, anche questa ha dei limiti. Portando all'estremo il ragionamento, si potrebbe dire che basterebbe conservare una sola cellula del proprio corpo, dato il suo contenuto genetico, da cui si potrebbe far ricrescere la persona, mentre personalità e memorie, almeno nei loro rozzi contorni, potrebbero essere ottenute da queste registrazioni.

Ma per la maggior parte della gente questo ragionamento è allo stesso tempo insoddisfacente e troppo complicato. Tuttavia, possiamo essere certi che tra non molto la "mania della registrazione" si aggiungerà all'elenco delle nostre manie, e che qualche imbroglione vendera' bizzarri apparecchi di registrazione di ogni tipo. Ogni progresso ha il suo prezzo.

Organizzazione e organizzazioni

Cosa bisogna fare, in pratica, per essere sicuri di venire congelati al momento della morte? Alcuni passi sono ovvii.

Una delle cose più semplici è di specificare nel proprio testamento che si vuole essere congelati (mi è stato detto che un certo numero di persone, nel Michigan, nel distretto di Columbia, a New York, nel New Jersey, in California e in Giappone, hanno già fatto ciò, dopo aver letto questo libro) [in una precedente edizione - ndt]. Per assicurarsi che questa volontà sia rispettata, naturalmente, occorre prendere un certo numero di precauzioni. Prima di tutto il testamento deve essere steso con la consulenza di un legale competente. In secondo luogo, i particolari devono essere della massima chiarezza e il testamento deve essere periodicamente aggiornato. In terzo luogo, bisognerebbe ottenere una nota scritta dai parenti più stretti, in cui dichiarano la loro disponibilità alla cooperazione. In quarto luogo, si dovrebbe scegliere un esecutore che condivida il nostro desiderio e che sappia agire in modo deciso ed energico; non è necessario che sia un parente stretto. Infine dovreste provvedere alla somma necessaria, possibilmente sotto forma dei proventi diretti o indiretti di una speciale polizza assicurativa.

A proposito di finanze: è ovvio che se il nostro stile di vita si porta via tutto lo stipendio (o di più), dovremo cambiare abitudini e imparare a risparmiare. Quanto lasceremo in eredità, polizze assicurative comprese, dovrà essere sufficiente per provvedere ai bisogni delle persone a nostro carico, oltre che all'acquisto di un posto in cella frigorifera e a un fondo di garanzia per noi stessi. E' necessario trovare un sano equilibrio, come in tutte le situazioni; tuttavia, più denaro risparmierete, più denaro sarete in grado di portare con voi e più influenza eserciterete nel frattempo.

Un'altra idea utile è di ottenere una promessa di collaborazione da parte del vostro medico in caso di morte. Ciò non significa che dobbiate porgli l'ultimatum che se non promette di aiutarvi nel vostro programma cambierete dottore. Ci saranno molti medici assai scettici sull'argomento, per i prossimi anni. Dovreste quindi discuterne col vostro medico curante, chiarire il vostro punto di vista, assicurarvi che egli si informi sull'argomento. Sarà poi necessario esercitare su di lui una continua e ragionevole pressione. Questo approccio, insieme ad altri sviluppi, farà sì che avremo, un giorno, molti medici disposti a cooperare tra cui scegliere (con questo non voglio dire che i medici siano reazionari o ignoranti e che debbano essere imboccati come bambini, ma che tendono ad essere conservatori di natura e che devono essere informati sia degli ultimi sviluppi tecnici  che dell'opinione dei propri pazienti.)

Indubbiamente, in un futuro abbastanza vicino, avremo una gran quantità di organizzazioni che offriranno servizi di sospensione crionica. Forse alcune di esse saranno formate da imprenditori di pompe funebri o saranno rielaborazioni di compagnie mortuarie già esistenti. Ma fino a quando non saranno disponibili organizzazioni commerciali, sarà meglio associarsi per costituire organizzazioni proprie.

L'unione fa la forza e le organizzazioni esistenti, per esempio le organizzazioni caritatevoli, potrebbero formare comitati e organizzazioni secondarie, magari simili alle cooperative di pompe funebri, per i propri membri. I fondi comuni provvederebbero all'aiuto morale, finanziario e amministrativo. Tutti i preparativi sarebbero fatti in anticipo sfruttando al massimo le condizioni locali e, alla morte o all'approssimarsi della morte di un membro, scatterebbe l'attività dell'organizzazione.

Se in alcuni casi si rivelerà difficile lavorare all'interno di organizzazioni pre-esistenti, allora potranno nascere società di mutua assistenza, create ad uopo, tenendo conto delle precauzioni legali di circostanza.

Infine un altro modo per influire favorevolmente sulla crescita di questa pratica è di scrivere alla propria compagnia assicuratrice chiedendo informazioni sulle polizze di assicurazione della vita che riguardano il congelamento. Molte compagnie vendono già delle polizze speciali i cui proventi sono destinati a pagare un mutuo. A rigor di logica, naturalmente, ciò sembra assurdo perché tanto varrebe se il beneficiario semplicemente investisse i fondi come meglio crede, ma sul piano psicologico le compagnie assicurative trovano utile questo espediente. Inoltre non è chiaro se le compagnie di assicurazione sulla vita saranno disposte ad offrire direttamente un programma di congelamento, o se saranno legalmente in grado di farlo. Ma il fatto è che c'è un nuovo e immenso mercato per l'assicurazione sulla vita e quando le le compagnie assicurative se ne accorgerannoto, eserciteranno sicuramente la loro influenza, direttamente o indirettamente.

La sospensione crionica  in condizioni di emergenza e con disponibilità limitate

La morte in certe circostanze, nel prossimo futuro, farà sorgere problemi penosi e pressoché insolubili. Può darsi che manchino i fondi necessari, che manchi la collaborazione medica e ospedaliera, che la morte avvenga all'improvviso e che il corpo non sia trovato immediatamente. Cosa si può fare in tali casi e quali speranze si possono nutrire?

Il secondo interrogativo è già stato discusso. Nel peggiore dei casi la maggior parte degli scienziati descriverebbe come remota o estremamente remota la probabilità di una resurrezione: ma questa loro valutazione è basata su una sensazione più che su un ragionamento logico.

Potremmo dire che tale valutazione dipende da tre fattori. Primo: la degenerazione è veramente irreversibile, in teoria? Secondo: fino a che punto, nel contesto di un futuro indefinito, la fattibilità  pratica della crionica [cioè la possibilità di riportare in vita un paziente congelato - ndt] si avvicinerà alle possibilità teoriche? Terzo: è possibile che eventi esterni prevengano che il paziente congelato riceva i trattamenti che, tecnologicamente, sarebbero disponibili?

Mi sembra che, per il momento, non possiamo fare ragionevoli supposizioni circa i primi due fattori, mentre il terzo, sulla base di quanto discuto dei prossimi capitoli, lascia adito a maggiori speranze. Se questo ragionamento è corretto, il fatto di valutare la probabilità [di risurrezione del paziente congelato - ndt] come "remota" o "estremamente remota" non rappresenta altro che un vago e generalizzato pessimismo, dovuto al fatto che molti scienziati si lasciano prendere da un timore eccessivo di fronte alle apparenti difficoltà.

Anche tenendo conto di ciò, però, nell'immediato futuro solo un individuo dotato di insolita decisione, pieno di risorse e con i nervi d'acciaio, potrà intraprendere da solo una sospensione crionica. Tuttavia, se una società di mutua assistenza e dei familiari disposti a cooperare riuscissero ad operare unendo le forze, potrebbero probabilmente avere dei risultati positivi.

Ecco quindi alcuni suggerimenti pratici.

Resta inteso che questi suggerimenti non sono consigli medici, non danno garanzia di nessun genere e non pretendono neppure di rappresentare l'unanimità delle opinioni correnti. Essi rappresentano soltanto le impressioni dell'autore, per quanto esse possano valere. Il lettore è incoraggiato a cercare altre opinioni, più recenti e più autorevoli.

Per prima cosa, chiunque sia presente al momento della morte, o subito dopo, dovrebbe cercare di rallentare il deterioramento, effettuando la respirazione artificiale e il massaggio cardiaco (si possono utilizzare tubi, per la respirazione artificiale, che evitano il contatto diretto; fonti di informazioni su queste tecniche sono ottenibili presso medici, farmacisti e biblioteche).
Un dottore dovrebbe essere chiamato il più presto possibile per certificare l'avvenuto decesso. L'abbassamento della temperatura e il congelamento dovrebbero essere realizzati con quanto di meglio a disposizione. Dapprima si può usare del ghiaccio, se non si ha nient'altro, oppure d'inverno il corpo potrebbe essere messo in una stanza non riscaldata. Si potrebbe poi usare del ghiaccio secco, facilmente reperibile e poco costoso. Il corpo potrebbe essere cosparso di ghiaccio secco e avvolto in coperte per mantenere il contatto del ghiaccio e isolarlo dal calore. Un raffreddamento più rapido sarebbe realizzabile usando una miscela di refrigeranti chimici e di ghiaccio secco.

Alcuni avvertimenti. Naturalmente, le malattie contagiose richiedono speciali precauzioni. Non bisogna permettere che l'acqua penetri nelle cavità corporee. Il ghiaccio secco dovrebbe essere maneggiato con prudenza, o con i guanti. Lo stesso per il biossido di carbonio, il quale non è velenoso, ma se impiegato in uno spazio ristretto, può causare una carenza di ossigeno.
Se il cadavere è stato scoperto solo quando ha già cominciato ad irrigidirsi, la respirazione artificiale e il massaggio cardiaco sono probabilmente inutili, poiché i vasi sanguigni sono bloccati; questa parte del procedimento sarà quindi omessa.

Il problema di dove conservare il corpo dovrà essere risolto dall'individuo, dalla famiglia o dalla società di mutua assistenza. Il problema del contenitore, del suo costo e dei servizi necessari, sarà trattato nel capitolo settimo.

Congelamento con assistenza medica

Avendo a disposizione assistenza medica e ospedaliera, le prospettive sono molto migliori. Nel terzo capitolo abbiamo accennato a varie possibilità e in particolare a quella della perfusione dell'intero corpo con una soluzione di glicerolo, insieme ad altre sostanze, prima di congelare il corpo con l'azoto liquido; questo è il trattamento che, attualmente, offre le migliori possibilità di minimizzare, ma non di eliminare, i danni da congelamento.

Con un medico disposto a collaborare e con una accurata organizzazione preparatoria, è ovvio che le possibilità di riuscita aumenteranno immensamente. Se il medico esitasse ad intervenire sul cadavere, potrebbe almeno essere disposto a monitorarne la preparazione, ad essere a disposizione per certificare prontamente l'avvenuto decesso e per dare istruzioni ad un impresario di pompe funebri sul come completare la preparazione. Anche l'impresario di pompe funebri, naturalmente, dovrebbe essere rapidamente reperibile; quanto rapidamente dipenderà dai metodi usati - rinviamo di nuovo il lettore al terzo capitolo. Lo stato dell'arte è in continuo miglioramento e può darsi che quando questo libro sarà pubblicato saranno già disponibili metodi nuovi e migliori di quelli attuali.

È possibile che un medico sia riluttante a collaborare, per varie ragioni: un generale timore di essere criticato; il timore di non essere competente in queste tecniche e quello di sentirsi poi richiedere il trattamento da tutti i suoi altri pazienti in fin di vita. Nonostante ciò, alcuni dottori sono disposti a tentare misure disperate o sperimentali, in circostanze che sarebbero altrimenti senza speranza e questo è certamente il nostro caso. Se il paziente è in ospedale ed è prossimo alla morte, potrebbe essere possibile persuadere il personale sanitario ad aiutarci con il trattamento.

Ricordiamo che la definizione di "animazione sospesa" si usa ordinariamente per intendere il congelamento senza danno, così che la persona possa essere considerata come ancora viva e in grado di essere riportata in vita in qualsiasi momento, senza attendere nuovi progressi. La tecnologia necessaria a permettere questo non è stata ancora perfezionata. Si ricordino, però, gli esperimenti di perfusione su ratti e altri esperimenti che suggeriscono come la temperatura di un organismo possa essere abbassata con una perfusione di glicerolo a bassa temperatura nel sistema circolatorio per poi conservarlo, in condizioni relativamente buone, a basse temperature. Si ricordi anche che per ora non sappiamo come scongelarlo e come rimuovere gli agenti protettivi evitando di danneggiarlo ulteriormente. È probabile, ma non appurato, che la maggior parte del danno si verifichi durante la fase di scongelamento e non durante quella di congelamento. Non è quindi inevitabile considerare questi pazienti come morti, dopo il congelamento: le loro condizioni potrebbero essere descritte come "animazione sospesa".

Così alcuni medici coraggiosi, se persuasi dal paziente e dalla sua famiglia, potrebbero acconsentire a congelare il soggetto prima della morte naturale con tutti i vantaggi di una preparazione non improvvisata e di un corpo in condizioni migliori, allo scopo di ridurre il metabolismo e preservare il paziente fino al giorno in cui una cura alla malattia che lo ucciso non fosse scoperta. Non sarebbe necessario un certificato di morte e la persona congelata verrebbe considerata un malato e non un cadavere, con vari vantaggi dal punto di vista legale e pratico e anche, naturalmente, alcuni svantaggi.

Un'altra alternativa potrebbe essere quella di far sì che un medico accerti la morte, dopo che il paziente è spirato, e che un secondo medico immediatamente tratti il corpo per prepararlo al congelamento, certificando più tardi che "secondo lui" il paziente potrebbe non essere morto. Naturalmente il vantaggio principale dal punto di vista biologico, e cioè quello di trattare un corpo ancora in vita, andrebbe perduto, ma questo compromesso potrebbe essere necessario per ottenere la collaborazione del medico. Il certificato di morte contribuirebbe a proteggere il secondo medico, mentre il dubbio di questi riguardo alla morte del paziente potrebbe essere fatto valere da un punto di vista legale, sebbene i primi casi sarebbero sicuramente lunghi e complicati.

Responsabilità individuale: i bambini in punto di morte

Molte persone sono costrette [dalle loro circostanze - ndt] a prendere decisioni di vita o di morte. Qualcuno potrebbe trovarsi in questa situazione proprio in questo momento, leggendo queste parole.

Consideriamo prima l'esempio più delicato: quello di un bambino prossimo alla morte.

Ogni anno, negli Stati Uniti, muoiono più di 150.000 ragazzi al di sotto dei 19 anni. Spesso, come nel caso di una malattia incurabile, il decesso non è improvviso o inaspettato. Nel 1959, solamente per cancro, sono morti 10.000 giovani. (124)

Fino a oggi i genitori potevano solo trovare conforto nella religione o nella propria forza di carattere. Ora, invece, la situazione è sia migliore che peggiore: migliore perché c'è speranza;  peggiore perché la speranza implica anche problemi, travagli e la possibilità del fallimento.

Quando muore un adulto, è ovvio sostenere che debba poter decidere da sé se scegliere o meno l'opzione della crionica. Nel caso di qualcuno in età avanzata, il fatto che la rifiuti potrebbe essere giustificato dalla sua razionalizzazione di "aver comunque vissuto la sua vita". Nel caso di un bambino in punto di morte, però, non è  altrettatno "facile" sottrarsi a questa responsabilità.

Mi rendo conto che aggiungo al dolore dei genitori un ulteriore tormento, quello di una decisione difficile a prendersi e di un potenziale senso di colpa. Molte persone non sapranno decidere cosa sarà giusto fare. Da una parte, se dopo aver congelato il bambino le speranze si dimostreranno vane, potrebbero concludere di essersi impegnati in una macabra, inutile, dolorosa e dispendiosa profanazione. D'altra parte, se in un secondo tempo la sospensione crionica diverrà pratica comune,  non si perdoneranno facilmente di aver dato al bambino una normale sepoltura. La mia personale opinione, naturalmente, è che la pratica della crionica verrà infine generalmente accettata, che avrà successo e che il costo, sia economico che emotivo, non sarà eccessivo.

La decisione finale dovrà necessariamente essere presa a livello individuale. Sarà necessario valutare le probabilità di riuscita dell'operazione, i consigli del personale medico e di quello religioso, il livello tecnologico raggiunto in generale dalla crionica, nonché la situazione economica ed emotiva della famiglia in questione.

Ammesso che i genitori trovino la forza e i mezzi per sottoporre alla sospensione crionica il loro bambino, affidandolo poi alla sicurezza di un luogo di raccolta per i pazienti congelati, a quel punto essi si porranno delle domande inquietanti. Quando rivedrò il mio bambino? Se morirò in età avanzata, sarà più facile far resuscitare lui piuttosto che me, quindi la mia resurrezione si avvererebbe più tardi della sua. Ne consegue che mio figlio potrebbe essere più anziano e vissuto di me, quando io mi risveglierò. Il rapporto fra genitore e figlio sarà forse capovolto? Oppure, io potrei essere congelato con metodi più progrediti e sarei quindi riportato in vita prima di mio figlio, con l'aspetto di un giovane adulto, mentre lui tornerebbe in vita più tardi, ancora come un bambino.

Possiamo solo supporre che la società si evolverà gradualmente e che affronterà con delicatezza questi problemi, tenendo conto sia dei desideri degli individui in questione sia del benessere della comunità.

Mariti e mogli, genitori anziani e nonni

Se ad essere in punto di morte fosse tuo marito o tua moglie, il problema sarebbe, per certi aspetti, diverso. Se il coniuge in punto di morte volesse essere ibernato è logico che dovreste soddisfarne la richiesta, anche a costo di notevoli sacrifici finanziari (si spera che un giorno le famiglie delle prime persone che si sottoposero alla sospensione crionica, e che non ebbero la possibilità di acquistare una polizza di assicurazione allo scopo, possano ottenere dei risarcimenti, nella forma di esenzioni fiscali o simili).
Se vostro marito, o vostra moglie, è sano di mente, ma si oppone alla crionica, sorge un difficile problema morale. Una facile via di uscita consiste nell'accontentare il coniuge e nel seppellirlo, ma poi dovrete vivere con la vostra coscienza. Il punto centrale, mi sembra, è che la sepoltura è definitiva, mentre la sospensione crionica altro non fà che offrire un'altra possibilità. Inoltre, c'è sempre tempo di ripensarci, se proprio si vuole. Dopo una sospensione crionica è sempre possibile  cambiare idea, ma lo stesso non può dirsi dopo una sepoltura tradizionale.

Nel caso di un parente anziano o di un nonno, indebolito dagli anni o che ha facoltà mentali offuscate, potremmo trovarci ad affrontare delle gravose responsabilità. Dovrebbe prevalere la sua decisione o il vostro giudizio? Come nel caso dei bambini, entreranno in gioco molte circostanze. Inoltre, tale responsabilità potrebbe essere divisa fra vari figli, i quali potrebbero avere idee diverse circa la crionica. Ognuno dovrà decidere da sé il livello di impegno che la propria coscienza richiede. Ma la razionalizzazione che l'anziano in questione ha già vissuto "una vita lunga e piena" non ha senso: nel lungo termine, ottanta o novant'anni non sono una vita intera, ma solo un inizio. E anche prima che la crionica divenga una pratica generalmente accettata, credo che saranno in molti coloro che preferiranno un inizio ad una fine.

Capitolo 5. Crionica e religione





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