Preambolo al contratto di "salvazione minore" tra teologia e tecnologia

Progetto eden. Questa rubrica, a nome di molti futurizzanti, saluta con entusiasmo la scelta della Chiesa di sostenere l’applicazione di organismi geneticamente modificati all’agricoltura.

Di Carlo A. Pelanda

Il motivo della decisione è quello di risolvere il problema della fame nel mondo assicurando grazie alle nuove tecnologie un’offerta di alimenti sicuri e a basso costo ad una domanda che potrebbe crescere fino a molte decine di miliardi di persone da nutrire. Impossibile riuscirci con i mezzi tecnici tradizionali. Con il ridisegno e potenziamento della basi vegetali della catena alimentare, invece, sarà certamente possibile. E saranno fattibili altri miracoli con la "m" minuscola: eliminazione totale dei pesticidi, e quindi di un gran quota dell’impatto contaminativo sull’ecosistema, perché le piante verranno rafforzate internamente; potranno essere disegnati nuovi vegetali capaci di resistere sia nel deserto sia in climi freddi, aumentando la superficie verde e i volumi di sistemi idratati nel pianeta con la conseguenza di renderlo meglio e più abitabile dagli umani.

In cambio dell’apertura da parte della morale cristiana alle promesse della tecnica creeremo – con la "c" minuscola - un eden. Con la "e" altrettanto minuscola perché non vorrà mai implicare la sostituzione della teologia con la tecnologia. Qui il punto: Chiesa e futurizzanti sanno che esiste un conflitto potenziale tra le due, sempre più esplosivo man mano che la seconda mostra di poter modificare le basi profonde della vita. Cosa che mette sotto tensione la prima in quanto custode di una Creazione ricevuta e quindi rigida. Ma questa rubrica ha sempre raccomandato di evitare il conflitto. Perché la rivoluzione tecnologica non potrà realizzarsi senza consenso e quindi avrà bisogno di una convergenza tra tecnica e morale. Per esempio, il dissenso potrebbe definanziare gli investimenti sul nuovo, come già è successo.

Inoltre la tecnorivoluzione è vulnerabile sia ad oscurantismi minori quali l’ignoranza, l’ambientalismo neopagano e l’antagonismo anticapitalista sia ad interessi ecoconservatori. Per questo ha bisogno dell’alleanza con la Morale maggiore. E per ottenerla deve adattarsi ai codici religiosi, ma può riuscirci solo se questi mostrano di sapersi aprire al nuovo. L’entusiasmo è dovuto al fatto che la Chiesa lo ha fatto, cosa che mostra la fattibilità dell’accordo. In particolare, la Chiesa ha segnalato la condizione di convergenza: la priorità antropica, cioè una nuova tecnica sarà definita morale se si mostrerà chiaramente a favore dell’Uomo. Capito, grazie, sigliamo il contratto di "salvazione minore", a voi il monopolio di quella Maggiore.     

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La versione originale dell'articolo sul sito di Carlo A. Pelanda (originariamente pubblicato su )

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