Promesse e pericoli: i poli interconnessi della tecnologia del XXI secolo
Una risposta a Bill Joy

di Ray Kurzweil

Versione originale in inglese sul sito KurzweilAI.net

La tecnologia è sempre stata una lama a doppio taglio. Questo è particolarmente vero per la tecnologia moderna, basti considerare le biotecnologie. Abbiamo già ottenuto notevoli benefici come trattamenti più efficaci per l'AIDS, insulina, etc. Nei prossimi anni otterremo ulteriori enormi benefici, come la sconfitta del cancro e di molte altre malattie, nonchè l'estensione della longevità umana, tutti sviluppi positivi (anche se persino alcuni di questi sono controversi per alcuni). Allo stesso tempo è possibile creare, in un qualsiasi laboratorio con le adeguate attrezzature biotecnologiche, un agente patogeno che potrebbe essere più distruttivo di una testata nucleare.

Se provassimo a spiegare ad una persona vissuta duecento anni fà i rischi  esistenti  al giorno d'oggi (abbiamo dopo tutto abbastanza armamenti nucleari per uccidere tutti i mammiferi sulla faccia della Terra, tanto per cominciare), tale persona penserebbe probabilmente che siamo dei folli. D'altra parte, però, quanti di noi abitanti dell'anno 2000 vorrebbero veramente tornare alla breve, brutale, malata e povera vita che era normale per il 99% della popolazione mondiale di duecento anni fà? Anche avendo una visione romantica del passato è innegabile che sino a tempi recenti, la gran maggioranza dell'umanità viveva un'esistenza precaria, in cui quello che oggi è visto come un problema sarebbe allora stato una tragedia. Una parte importante dell'umanità vive ancora in tali condizioni di precarietà, e questa è una delle ragioni per continuare sulla strada del progresso tecnologico e della ricchezza economica che lo accompagna.

Spesso, l'esame dell'impatto della tecnologia futura causa tre reazioni in chi lo porta avanti: dapprima una meraviglia al potenziale per risolvere problemi vecchi quanto l'umanità; segue poi un  timore profondo di fronte ai pericoli che accompagnano le nuove tecnologie in questione ed, infine - si spera - arriva la realizzazione che l'unico approccio responsabile e pratico  è quello di procedere con prudenza per realizzare le promesse e controllare i pericoli.

Bill Joy descrive eloquentemente le pestilenze del passato e come le nuove tecnologie autoreplicanti, come agenti patogeni biotecnologici o "nanorobots" impazziti, potrebbero ricreare situazioni simili. Questi sono problemi reali, ma bisogna anche ricordare che, e Bill Joy stesso lo ammette, è stato proprio lo sviluppo tecnologico a produrre gli antibiotici ed il miglioramento delle condizioni sanitarie che a loro volta ci hanno liberato dalle epidemie del passato. Comunque, la sofferenza nel mondo esiste ancora e richiede il nostro intervento. Dovremmo forse dire ai milioni di malati di cancro e di altre gravi malattie, che abbiamo deciso di cancellare lo sviluppo di trattamenti basati sulle biotecnologie perchè c'è il rischio che queste stesse tecnologie potrebbero un giorno essere utilizzate con intenzioni malevole? E' una domanda retorica, ma esiste oggi un movimento che  vorrebbe fare esattamente questo, anche se non penso che la maggioranza del pubblico ritenga che abbandonare una tecnologia per tali motivi sia la soluzione.

La possibilità di alleviare la sofferenza umana è un motivo importante per proseguire sulla strada dello sviluppo tecnologico. Lo sviluppo economico è un'altro fattore da prendere in considerazione, sopratutto nelle prossime decadi, quando continuerà a ritmi accelerati. Questa continua accelerazione da parte di molte tecnologie fra loro collegate rappresenta altrettante potenziali strade verso sviluppo e benessere (strade -al plurale- dato che la tecnologia chiaramente non procede un settore alla volta). In un'economia aperta alla concorrenza, diventa imperativo seguire queste strade. L'abbandono dello sviluppo tecnologico sarebbe l'equivalente del suicidio economico per individui, aziende e nazioni.

Il che ci riporta sul tema dell'abbandono di certe tecnologie, che è il suggerimento più controverso di Bill Joy. Il non-sviluppo di una certa tecnologia, ad un livello adeguato, fa parte, secondo me, di una reazione responsabile e costruttiva a certi pericoli. Il problema, però, è proprio questo: quale è, esattamente, il livello adeguato?

Ted Kaczynski (alias, l'Unabomber) vorrebbe che rinunciassimo del tutto, il che, secondo me non è né desiderabile, né possibile. La futilità di tale posizione è sottolineata dalle azioni insensate di Kaczynski. Un'altra strategia sarebbe quella di non-sviluppare certi settori, come per esempio la nanotecnologia, che potrebbero essere considerati troppo pericolosi, ma una strategia di tale respiro non è possibile. La nanotecnologia, per esempio, altro non è che l'inevitabile risultato di una tendenza continua verso la miniaturizzazione che è presente in tutti i settori tecnologici. Non si tratta di un singolo progetto di ricerca centralizzato, ma di una miriade di progetti portati avanti con obiettivi diversi.

Una citazione:

"Un'altra ragione per cui la società industriale non puo' essere riformata… è che la tecnologia moderna è un sistema unificato in cui tutte le parti dipendono l'una dall'altra. Non puoi eliminare le parti "cattive" e tenere quelle "buone". Prendiamo la medicina moderna, per esempio. Il progresso nelle scienze mediche dipende da altri settori. Le terapie mediche avanzate dipendono da apparecchiature costose e ad alta tecnologia che possono solo essere prodotte da società che siano tecnologicamente ed economicamente sviluppate. E' chiaro che non si può avere progresso in medicina senza l'intero sistema tecnologico e tutto ciò che questo porta con sé"

Questa citazione viene dal già menzionato Unabomber, Ted Kaczynski. Anche se chiaramente non è un'autorità, secondo me Kaczynski ha ragione per quanto riguarda la stretta connessione fra vantaggi e rischi in una società tecnologica. Il punto in cui le nostre opinioni divergono drasticamente è quello riguardante l'equilibrio fra vantaggi e rischi. Io e Bill Joy abbiamo spesso discusso, sia pubblicamente che in privato, questo equilibrio ed entrambi siamo convinti  che il progresso tecnologico debba continuare e che dovremo essere particolarmente attenti ai potenziali abusi. Se io e Bill non siamo d'accordo, è solo sui dettagli a proposito del livello di controllo di certe tecnologie che sia necessario o desiderabile.
Abbandonare interi settori tecnologici non farebbe altro che spingerli nella clandestinità, dove il loro progresso continuerebbe senza controlli etici o regolamentazione. In una situazione del genere, lo sviluppo di tali tecnologie sarebbe meno stabile e gli operatori meno responsabili (per esempio: terroristi) sarebbero quelli con la maggiore esperienza.

La risposta adeguata ai rischi presentati dalle tecnologie del ventunesimo secolo è, secondo me, il controllo di tali settori, al giusto livello. Un ottimo esempio sono le regole etiche proposte dal Foresight Institute, fondato dal pioniere della nanotecnologia, Eric Drexler, secondo le quali gli scienziati impegnati nella nanotecnologia dovrebbero rinunciare allo sviluppo di entità fisiche capaci di autoreplicazione nell'ambiente. Un'altra restrizione riguarda entità autoreplicanti che contengano programmi per la propria autoreplicazione. Ralph Merkle, un altro nanotecnologista, parla di una "architettura a trasmissione" in cui tali entità potrebbero solo ottenere il programma per l'autoreplicazione da un computer centrale mantenuto sotto controllo speciale, in modo di evitare autoreplicazioni indesiderate. Tale "architettura a trasmissione" è impossibile nel mondo biologico, per cui la nanotecnologia può essere resa meno rischiosa della biotecnologia, da questo punto di vista. La nanotecnologia può però essere più pericolosa della biotecnologia su altri fronti, per esempio un nanorobot potrebbe essere fisicamente molto più robusto ed intelligente di entità fatte di proteine. Sarà possibile, eventualmente, combinare le due tecnologie: la nanotecnologia offrirà il programma, rimpiazzando il DNA all'interno di entità biologiche. In questo caso, sarebbe consigliabile l'uso della "architettura a trasmissione" già menzionata, in quanto più sicura.

La nostra etica di scienziati responsabili dovrebbe includere questo tipo di controllo intelligente, insieme agli altri aspetti. Altri livelli di protezione saranno necessari, come la regolamentazione da parte di organizzazioni di controllo, lo sviluppo di "sistemi immunitari" tecnologici, nonchè la cyber-sorveglianza da parte delle forze dell'ordine. Queste ultime già utilizzano tecniche avanzate come per esempio programmi capaci di rintracciare certe parole chiave in conversazioni telefoniche. Nei prossimi anni, la ricerca di un equilibrio fra il diritto alla privacy ed il bisogno di essere protetti dagli abusi delle potenti tecnologie emergenti sarà una sfida fra le più difficili per tutti noi. Questo è il motivo per cui l'idea di dare alle forze dell'ordine un passpartout per programmi criptati è così controversa.

Un fatto che mi fà ben sperare per il futuro, è il modo in cui ci siamo confrontati con una recente sfida tecnologica. Esiste, al giorno d'oggi, un nuovo tipo di organismo, completamente non-biologico ed autoreplicante che non esisteva qualche decina d'anni fà: il virus telematico. Quando i primi esempi apparirono, emersero molte preoccupazioni, inclusa quella che virus avanzati potrebbero aver distrutto l'ambiente stesso in cui vivono, cioè la rete. In realtà, quello che è accaduto è che un "sistema immunitario" è emerso in risposta alla minaccia dei virus ed è stato, tutto sommato, molto efficace. Nonostante i danni causati di tanto in tanto da programmi software autoreplicanti, questi danni sono insignificanti rispetto ai benefici che riceviamo dall'uso del computer e dell'internet. Si potrebbe controbattere che i virus telematici non hanno il potenziale letale dei virus biologici o della nanotecnologia distruttiva, ma questo rafforza la mia convinzione: il fatto che i virus telematici non risultino in genere in vittime umane, incoraggia, indirettamente, la loro creazione e il nostro impegno contro di loro è altrettanto influenzato dallo stesso fatto. Chiaramante, se si trattasse di entità autoreplicanti con il potenziale di  provocare vittime su larga scala, la nostra reazione sarebbe molto più seria.

La tecnologia continuerà ad essere una lama a doppio taglio e non possiamo sapere ora quello che succederà in futuro, ma la tecnologia ci offre enormi poteri da utilizzare a beneficio dell'umanità. L'unica strada praticabile è quella di applicare le nuove tecnologie per lo sviluppo dell'umanità, anche se spesso è difficile decidere quali valori debbano guidare tale sviluppo.

L'articolo originale (in inglese) di Bill Joy ed una traduzione, pubblicati rispettivamente su Wired e Heos:


Aprile 2000

---

Altro materiale di Ray Kurzweil su Estropico:

Viaggio fantastico, di Ray Kurzweil e Terry Grossman M.D.

Capitolo 1. Puoi vivere abbastanza a lungo da vivere per sempre. L'obiettivo di estendere la longevità può essere raggiunto in tre passi, o superando tre "ponti". Questo libro ha lo scopo di servire come guida per vivere sufficientemente a lungo in buona salute fisica e mentale (il primo "ponte" da attraversare) da potersi avvantaggiare del completamento della rivoluzione biotecnologica (il secondo ponte). Questo, a sua volta, ci porterà alla rivoluzione nanotecnologica e della Intelligenza Artificiale, il terzo ponte, l'attraversamento del quale ci permetterà, potenzialmente, di vivere indefinitamente.
I "ponti" a venire, il secondo capitolo di "Fantastic Voyage" di Ray Kurzweil e Terry Grossman

Capitolo 2. I "ponti" a venire - Questo libro descrive tre "ponti":
1. Il primo ponte è il nostro programma per la longevità. Esso consiste di terapie oggi disponibili che vi permetteranno di rimanere in buona salute sufficientemente a lungo da poter trarre il massimo vantaggio dal secondo ponte, una volta costruito.  
2. Il secondo ponte è la rivoluzione biotecnologica. Svelando i misteri di proteine e geni, stiamo accumulando i mezzi che ci permetteranno di eliminare malattie ed invecchiamento, sviluppando al massimo il nostro potenziale. Questo secondo ponte, a sua volta, condurrà ad un terzo.
3. Il terzo ponte è la rivoluzione nei settori delle nanotecnologie e dell'IA (Intelligenza Artificiale). Questa rivoluzione ci permetterà di ricostruire i nostri corpi e cervelli a livello molecolare. Queste trasformazioni tecnologiche emergenti introdurranno nuovi e potenti strumenti atti ad espandere la nostra salute e le nostre capacità.

L'era delle macchine spirituali, di Ray Kurzweil

Capitolo 1. La tecnologia ha direttamente a che fare con l'accelerazione esponenziale dell'evoluzione. Anche se non è l'unico animale che utilizza utensili, gli Homo Sapiens si distinguono per aver creato la tecnologia. La tecnologia va oltre la semplice modellazione e uso di utensili. Essa implica una registrazione della creazione degli attrezzi e una progressione nella sofisticazione degli utensili. Essa necessita l'invenzione ed è di per sé una continuazione dell'evoluzione in altri termini. Il "codice genetico" del processo evolutivo della tecnologia è la registrazione conservata dalle specie che creano utensili. Proprio come il codice genetico delle prime forme di vita era la stessa composizione chimica degli organismi, così la registrazione scritta dei primi utensili consisteva negli utensili stessi.



Estropico