2. Il Laboratorio di Ricerca sull'Immortalità

Il secondo capitolo di Semi-Immortalità, di Gabriele Rossi e Antonella Canonico.

Immortale, eterno, perenne. L'aggettivo “immortale” significa che “non può morire” e, per estensione, “che non avrà mai fine”. Ci sono poi termini che si avvicinano a questo significato: per esempio “eterno” richiama qualcosa che non ha né inizio né fine, quindi qualcosa destinato a durare nel tempo, per sempre. È difficile entrare mentalmente in un'ottica di immortalità. Chissà se nel nostro cervello abbiamo lo spazio, e quindi le categorie logiche, che possano realmente adattare la mente all'eternità.

Viviamo in una sorta di illusione eterna, sapendo nel nostro più profondo che nulla lo è. Non essendoci mai stata una reale possibilità di immortalità (se non quella religiosa dell'anima), chissà se conquistarla ci porterà alla felicità o alla tristezza. L'uomo è mortale, l'anima non lo è. Questo è tutto ciò che abbiamo nel nostro vissuto storico, genetico, evolutivo; per migliaia di anni l'uomo ha sviluppato il suo sapere perché non aveva abbastanza tempo, ha avuto figli in età giovane, perché altrimenti non c'era tempo, ha cercato il successo, il sesso, i soldi... perché dopo non avrebbe avuto tempo. È probabile che nel nostro patrimonio genetico ci sia un concetto pesante e rilevante del fattore tempo e che non sia da sottovalutare in una nuova visione di “tempo interno” e di “tempo esterno”.

Siamo abituati al concetto di tempo eterno come tempo sempre esistito: è l'uomo, in fondo, a scandirne il ritmo. Il fattore tempo in un contesto di eternità azzera o al contrario espande un concetto tempo/ritmo che per ora non appartiene alla mente umana, se non in condizioni particolari (spostamenti e/o alterazioni di coscienza). E allora? Per noi che studiamo la mente a quali categorie logiche, emozionali, ambientali, dobbiamo assegnare il nuovo funzionamento cerebrale e quindi comportamentale? L'evoluzione tecnologica ci ha portato ad allenare il cervello ad un concetto di velocizzazione e contemporaneamente di espansione (possiamo essere ovunque azzerando distanze e tempi). Saranno sufficienti i prossimi anni per la formazione in qualche area del nostro cervello di strumenti atti ad adattarsi a questi spazi non definibili, dilatati, percorribili? Noi crediamo di sì. La tecnologia da una parte, le malattie dall'altra, la messa in discussione delle idee religiose e l'inserimento della scienza hanno modificato il cervello delle nuove generazioni e sviluppato capacità diverse nelle generazioni più vecchie, preparandole a tale salto concettuale. Questo è ciò che ci ha portato ad interessarci a questi nuovi scenari di “intelligenza perenne”. È affascinante sapere e scoprire quali caratteristiche mentali ereditarie (quelle scritte nel DNA) sopravvivranno alla morte e quali periranno per selezione naturale. A quali categorie apparterranno i sogni, i progetti e gli obiettivi? Esisteranno ancora? Perché questi sono legati ad un tempo. E i sentimenti, le unioni, la monogamia, la procreazione? Le malattie nuove lasceranno le vecchie, i concetti di immanenza e trascendenza avranno ancora senso se non c'è più un paradiso cercato od un inferno evitato?

2.1    PersonNameProductIDLa SoluzioneLa Soluzione del Gioco

La principale molla che ci ha portato ad uscire allo scoperto ed intraprendere, per la prima volta nella nostra vita, una strada divulgativa e non solo di ricerca, di cura o imprenditoriale è probabilmente la convinzione maturata in questi ultimi mesi che ci stiamo avvicinando alla Soluzione del Gioco. Non siamo i soli a pensarla in questo modo. Altri ricercatori reputano possibile l'immortalità o comunque la semi-immortalità, cioè un prolungamento indefinito della vita umana. La novità è che in queste ore alcuni di loro, come noi, la reputano a portata di mano. Ci sembrava importante comunicarlo e, da un punto di vista egoistico di generazione, iniziare a compiere tutte le possibili azioni per riuscire ad accelerare gli eventi. Ci spiacerebbe perdere il treno della semi-immortalità per pochi minuti. Ma se anche così fosse ci piacerebbe che almeno nostra figlia riuscisse a beneficiarne.

Questo libro ha l'ambizione di fornire informazioni su alcuni dei principali strumenti che ci permetteranno di avvicinarci alla Soluzione del Gioco nei prossimi trenta-quaranta anni. Quindi è necessariamente un libro complesso, non tanto perchè tratta argomenti difficili o nuovi, ma perchè ha lo scopo principale di fornire una visione completa e robusta di tutto quello che ci circonda e, tendenzialmente, di fornire una risposta coerente a qualsiasi domanda ci possiamo porre. Non proporremo, ovviamente, nessuna visione definitiva; quella sarà raggiungibile solo quando saremo molto più vicini di oggi alla Soluzione del Gioco. Indicheremo però la visione che, dal nostro punto di vista, è in questo momento la visione più corretta da adottare in un'ottica di raggiungimento della semi-immortalità. Al lettore interessato chiediamo pazienza e fiducia. Pazienza perchè affronteremo, spesso in modo non usuale, argomenti che la nostra attuale cultura tende a trattare in modo non correlato. Per molti lettori sarà quindi necessario abbastanza tempo prima di iniziare a capire realmente qualcosa. Il premio alla pazienza ci auguriamo sia una chiave interpretativa della realtà utile anche nella vita di tutti i giorni ma, soprattutto, una passeggiata in dimensioni del pensiero quasi sempre non accessibili alle comuni esperienze delle persone. Queste dimensioni del pensiero, oltre ad essere piacevoli ed avventurose, riteniamo siano appunto quelle ideali per iniziare il percorso verso la semi-immortalità.

Dal nostro punto di vista possiamo solo garantire che questo libro è un libro onesto. Siamo entrambi pienamente realizzati nella nostra quotidiana attività imprenditoriale e professionale e quindi non abbiamo particolari gratificazioni da raggiungere, specifiche tesi fideistiche da sostenere o interessi di natura economica da perseguire. Ci è sembrato solo giunto il momento di iniziare a divulgare il lavoro svolto fino ad oggi nella speranza di contribuire ulteriormente alla Soluzione del Gioco cercando di coinvolgere in questa entusiasmante impresa il maggior numero di persone possibile.

2.2    Istruzioni per la lettura del libro: le tre menti

Come vedremo più avanti, una delle nostre convinzioni base è che la mente umana sia composta da diversi moduli di ragionamento operanti in modo distinto tra loro. Visto che siamo ancora in fase introduttiva, e l'efficacia è più importante del rigore formale, possiamo dire che, in un certo senso, abbiamo “tre menti”. Reputiamo utile accennare ora a questa nostra convinzione non solo perché la riteniamo essenziale per comprendere la mente umana, ma anche perché è una delle chiavi di lettura principali del nostro libro. L'importante è iniziare a pensare la mente umana non come una unica struttura, ma come un insieme di moduli correlati e specializzati in compiti specifici. A seconda del taglio interpretativo che si desidera offrire possiamo identificare diversi moduli. Da un punto di vista funzionale riteniamo sia utile iniziare a considerare la mente umana come formata da almeno tre menti distinte.

Abbiamo la mente “logica”, basata fondamentalmente su criteri di ragionamento analitico. Per questo modulo la coerenza e la precisione sono i parametri fondamentali. Più una persona è capace di essere logica e maggiormente sarà brava a svolgere compiti di calcolo, piuttosto che di astrazione o di orientamento. La caratteristica principale di questo modulo è la lucidità. Se oltre ad essere molto lucida una persona ha ottima memoria ed è eccezionalmente veloce viene percepita dagli altri come “genio scientifico”. Spesso tendiamo a correlare l'intelligenza a questo modulo. Possiamo dire che la mente logica è specializzata nella comprensione delle cause.


L'importanza del modulo logico non deve farci dimenticare che non è l'unica mente a nostra disposizione. Esiste anche la mente “analogica”, basata fondamentalmente su criteri di ragionamento associativo. Per questo modulo la somiglianza e la misura della distanza sono i parametri fondamentali. Più una persona è capace di essere analogica e maggiormente sarà brava a svolgere compiti linguistici, piuttosto che espressivi o immaginativi. La caratteristica principale di questo modulo è la lateralità. Se oltre ad essere molto laterale una persona ha ottima memoria ed è eccezionalmente veloce generalmente viene percepita dagli altri come “genio artistico”. Spesso tendiamo a correlare la creatività a questo modulo. Possiamo dire che la mente analogica è specializzata nella comprensione degli effetti.

Infine, c'è la mente “realizzativa”, basata fondamentalmente su criteri di ragionamento operativo. Per questo modulo l'esecuzione di un compito e la progettualità sono i parametri fondamentali. Più una persona è capace di essere realizzativa e maggiormente sarà brava a svolgere compiti di comando, piuttosto che organizzativi o imprenditoriali. La caratteristica principale di questo modulo è la progettualità. Se oltre ad essere molto progettuale una persona ha ottima memoria ed è eccezionalmente veloce generalmente viene percepita dagli altri come “genio imprenditoriale” (o politico, o militare, etc...). Possiamo dire che la mente realizzativa è specializzata nella esecuzione dei progetti.

Avete avuto la pazienza di leggere e cercare di capire questa prima classificazione? Ecco il premio. Ogni persona possiede questi tre moduli con una dotazione di partenza determinata dal nostro patrimonio genetico. Istintivamente sappiamo in quali attività siamo tendenzialmente più forti e sappiamo anche in quali attività sono tendenzialmente più forti le persone a noi vicine. La buona notizia è che possiamo sensibilmente migliorare le nostre tre menti con l'esperienza e l'allenamento per tutta la durata della nostra vita.

Imparare ad ascoltare distintamente le tre menti è un importante strumento di chiarezza. Ciascuna decisione personale dovrebbe essere presa considerando i suggerimenti di tutti e tre i moduli. Ciascun ragionamento tra due persone dovrebbe essere affrontato effettuando ragionamenti separati per ciascuna delle tre menti. Suona strano? Quando imparerete a distinguere con naturalezza i moduli vi accorgerete che nella pratica accade sempre così. Il problema è che pochi ne sono consapevoli e quindi spesso si finisce per litigare inutilmente solo perchè si confrontano le opinioni di due tipi di mente diversi. In una discussione a due, su un argomento importante, sono sempre coinvolti sei moduli. Una delle ambizioni di questo libro è anche quella di riuscire a parlare a tutte e tre le menti. L'impresa è difficile innanzitutto perchè ciascuna delle tre menti si appoggia ad un linguaggio specifico. Il linguaggio della mente logica è tendenzialmente rigoroso, formale ed asettico. Quello della mente analogica è tendenzialmente evocativo, metaforico ed emotivo. Quello della mente realizzativa è tendenzialmente pratico, carico di esempi ed un po' passionale.


Molte persone si annoiano velocemente di fronte ad un linguaggio eccessivamente formale... alla terza frase li abbiamo irrimediabilmente persi. Altre sobbalzano di fronte all'uso di un linguaggio eccessivamente evocativo: l'istinto le porta a guardare con diffidenza tutto ciò che non viene definito con precisione. Infine un numero rilevante di persone non resiste troppo a lungo nella fase di spiegazione teorica se non vede rapidamente delle applicazioni pratiche.

Vi riconoscete in almeno una di queste tre categorie, vero?

Anche noi che scriviamo siamo ovviamente fatti così. Nello specifico Antonella si annoia velocemente di fronte ad un eccesso di formalismo, Gabriele si irrita immediatamente di fronte ad una ingiustificata emotività ed entrambi non sopportiamo ragionamenti che non portano a nulla di concreto. Il problema è che, come abbiamo già osservato nel precedente paragrafo, gli argomenti che tratteremo sono complessi e spesso saranno esaminati in modo non usuale rispetto al senso comune quotidiano. Come fare allora? Proveremo a parlare distintamente a tutte e tre le menti. E a ripetere le stesse cose in tre modi diversi. Ciascuno sarà libero di navigare nelle zone a lui più familiari e piacevoli, rimandando il percorso nelle rimanenti zone a momenti successivi.

La semi-immortalità non è in fondo un motivo abbastanza valido per fare qualche piccolo sforzo?

2.3    Gabriele Rossi

Sono nato a Milano il 12 luglio del 1959. Quando ero bambino il giorno del mio compleanno lo passavo sempre al mare, durante le vacanze estive. Quel giorno era caratterizzato da un rito personale che neanche i miei genitori conoscevano. Il mare mi è sempre piaciuto, così come le barche. Naturalmente a otto anni l'unica “barca” che potevo condurre in totale autonomia era il mio fido piccolo gommone con i suoi bravi remi. Lo mettevo in acqua e quel particolare giorno, al posto di fare il solito tragitto sottocosta verso la parte collinosa e deserta della spiaggia, mi spingevo al largo. Era un appuntamento annuale a cui dagli otto ai quattordici anni non ho mai rinunciato. Il “gioco” con me stesso era quello di spingermi ogni anno sempre più al largo, una sorta di sfida progressiva. A quella età è presente il solo istinto di ricerca del limite, fortunatamente mediato dall'istinto di autoconservazione. Non c'era ragionamento, non c'era esibizione (nessuno lo sapeva), non c'era premio. Pura ricerca del limite. In alcune persone credo sia un istinto primario, come la fame o la sessualità. E credo sia una fortuna averlo perché consente di vivere con obiettivi sempre nuovi.

Da adolescente mi piaceva riflettere sul senso della vita passeggiando nei prati e nei boschi adiacenti alla nostra casa di campagna. Ancora oggi non so se sia una attività normale per un ragazzo di quindici anni. Penso di sì. Anche perchè oltre a passeggiare, leggere libri e giocare a scacchi, mi piacevano le ragazze e praticavo a discreto livello diversi sport. Un pomeriggio, rientrando nella mia cameretta, emerse nitidamente un pensiero. Con l'ingenuità e la confusione emotiva tipica dell'adolescenza mi dissi che non mi sarei considerato un “vero uomo” fino a che non fossi riuscito a capire il reale senso della vita. Ed intanto guardavo divertito la facciotta di Albert Einstein, che tirava fuori la lingua, rappresentata su un adesivo che avevo appena attaccato sulla lampada della mia scrivania.

La nascita degli iLabs, i nostri Laboratori di Ricerca sull'Immortalità, mi piace farla risalire al 1977. Avevo 18 anni, frequentavo l'ultimo anno di liceo. In quell'anno ho iniziato la mia unione con Antonella e ho effettuato la mia prima ricerca sistematica sul linguaggio e sui sistemi di comunicazione. Da quel momento ogni mia azione cognitiva è stata tendenzialmente indirizzata alla comprensione delle Regole del Gioco ed ogni mia azione economica a reperire autonomamente i fondi per potermelo permettere. A 22 anni avevo già un livello di reddito invidiabile per la maggior parte delle persone.

Mi sono laureato al D.E.S. della Università Bocconi con una tesi sulla industrializzazione del software. Scioccamente non andai a ritirare né laurea, né annessa medaglia d'oro assegnata ai migliori laureati dell'anno accademico. Fortunatamente ci pensò mia madre, con il suo usuale senso pratico. Il software, in particolare l'intelligenza artificiale, è sempre stata la mia specializzazione primaria; nel corso degli anni ho però approfondito, ad un discreto livello, qualsiasi materia mi capitasse tra le mani. Ho sempre avuto la sensazione che la strada per la soluzione passasse per la tendenziale comprensione del tutto. Insieme ad Antonella lavoro da molti anni alla modellazione della mente umana. Credo rappresentiamo una interessante, e difficilmente ripetibile, alchimia: lei mi ha fornito le chiavi di quelle aree in cui ero più debole (e che quindi non avrei mai potuto indagare seriamente in modo autonomo), io credo di aver fatto lo stesso con lei.

Purtroppo (o no, chi lo sa?) solo da poco tempo ho iniziato ad essere consapevole della singolarità del mio percorso. Vivo da sempre un po', come dire, staccato dal contesto. Ho sempre dato per assolutamente banali delle attività che banali non erano. Quando riuscivo a realizzare le cose che gli altri mi spiegavano pazientemente che non era possibile realizzare vivevo le loro osservazioni solo come una inutile perdita di tempo. Non mi sono mai soffermato troppo a lungo sul significato di quello che accadeva e, soprattutto, non mi sono mai occupato di spiegare come facevo a realizzarle... sarebbe stata solo un'altra insopportabile perdita di tempo. Probabilmente mi sbagliavo. Se qualcuno leggendo queste righe si dovesse riconoscere sappia che oggi valuto come più efficiente una maggiore disponibilità intellettuale verso il prossimo. Forse gli risparmio qualche mesetto di percorso.

Non fornirei un quadro completo di me stesso se tralasciassi di citare il divertimento. Credo che le persone debbano ricercare con volontà l'allegria ed il divertimento, ovviamente senza far del male agli altri e a se stessi. Io credo di averlo sempre perseguito con attenzione, favorito sicuramente dal fatto di avere avuto la fortuna di incontrare molto presto una splendida Compagna di Gioco. Sinceramente non mi interessa se riusciremo o meno a compiere passi significativi nella comprensione delle regole. Purtroppo mi interessa ancora meno convincere qualcuno di qualcosa. Questo credo sia da sempre il mio problema principale... non ho vere emozioni associate, ho solo visioni che cerco di interpretare e realizzare.

2.4    Antonella Canonico

Sono nata a Gavirate il 12 aprile 1961. Perché Gavirate e non Milano? Perchè sono figlia di una ragazza madre che viveva a Milano ma che andò a partorire “lontana da occhi indiscreti”. Ragazza madre, peraltro molto ragazza e poco o nulla madre. Ero senza dubbio una bambina difficile, aggressiva, inquieta, non di rado violenta. Però amante del giusto e del vero, brava a scuola e quindi coccolata da tutti gli insegnanti. Ho vissuto fino al mio matrimonio praticamente sempre con mia nonna, una persona dai tratti nobili, proveniente da una famiglia molto ricca, ridotta però al limite della povertà dalla guerra e dagli investimenti errati del marito. Dopo le medie frequentai il liceo artistico ma non lo finii, un po' perchè iniziai a lavorare a 16 anni ed un po' perchè in quegli anni a Milano i licei artistici erano un ricettacolo di violenti politicizzati. Ripresi dopo pochi anni gli studi e mi laureai in psicologia all'università di Lubiana con una tesi sul superamento della paura della morte. Perchè Lubiana e non Milano? Perchè trovai a Lubiana una facoltà molto vicina alla mia impostazione, una facoltà che mi consentì un percorso di studi che in Italia all'epoca non avrei mai potuto realizzare. La vita per me è stata davvero una grande ed insostituibile scuola.

Da oltre 15 anni mi occupo a tempo pieno dello studio dei rapporti tra mente e corpo, in un'ottica prevalentemente terapeutica. Da qualche anno la mia attività si è concentrata prevalentemente nel cercare di aumentare le probabilità di guarigione dei pazienti ammalati di tumore. Dopo aver affrontato (e felicemente risolto) qualche caso particolarmente difficile oggi sono “utilizzata” da un certo numero di oncologi che, probabilmente senza capire fino in fondo quello che faccio, mi affidano alcuni pazienti che reputano potenzialmente ricettivi rispetto al mio approccio. Se devo essere sincera neanche io capisco fino in fondo quello che faccio. Diciamo che istintivamente “so quello che devo fare” e che, quando riesco a stabilire il corretto legame terapeutico con il paziente, funziona. La mia area di intervento potrebbe essere definita come il ristabilimento dell'equilibrio autoreferenziale del paziente. La cosa sorprendente è che, indipendentemente dal tipo di tumore e dal protocollo di cura seguito, i pazienti che seguo migliorano sistematicamente i loro parametri fisiologici. Poiché mi è impossibile anche solo ipotizzare la presenza di variabili non fisiche, da molti anni ricerco, insieme a mio marito, il cosiddetto principio attivo.

Oggi credo di possedere e conoscere la maggior parte delle sfaccettature dell'animo umano, sia in termini di complessità, sia in termini di profondità. Studio quotidianamente la mente, le emozioni ed i pensieri nei loro molteplici aspetti scientifici, filosofici e tecnologici. Credo anche di essere una donna forte, capace di affrontare qualsiasi cosa, che ama lottare a fianco dei propri pazienti cercando di alleviarne la sofferenza ed il dolore. In molti sostengono che il mio modo di ragionare non sia usuale. Mi sono resa conto che quando parlo, al di fuori dello stretto ambito terapeutico, spesso le persone fanno fatica a seguirmi. È contemporaneamente una fortuna ed una sfortuna. Una fortuna, perché ogni tanto riesco ad arrivare a soluzioni che altrimenti non sarebbero raggiungibili. Una sfortuna, perché i miei percorsi, in quanto non usuali, sono sempre molto difficili. La conseguenza evidente di questa situazione è che le persone che vivono con me hanno imparato a seguire le mie indicazioni rassegnandosi frequentemente a non capire la coerenza delle motivazioni. Probabilmente ciò dipende dal fatto che la mia mente è fortemente specializzata nella parte analogica. La parte logica l'ho acquisita più che altro per motivi di sopravvivenza e di necessità di relazione con gli altri. La forza della mia unione di vita e di lavoro con Gabriele credo risieda proprio nel fatto che siamo complementari. Abbiamo in comune una spiccata componente realizzativa, ma siamo fortemente differenziati nelle altre due: lui nasce come logico puro mentre io come analogica pura.

Gli argomenti di questo libro per me hanno un grande fascino: questa profonda messa in discussione di tutto l'universo della mente, dei suoi riferimenti, dei suoi credo, delle sue radici e non più radici. Vorrei iniziare questo grande viaggio della nuova vita perché non sono da sola e coltivo la speranza che una nuova forma di pensiero ci possa portare all'immortalità che potrò condividere con mio marito. Voglio farlo per mia figlia, che spero possa beneficiarne con i suoi figli senza più distaccarsene. Avrei così servito fino in fondo ciò per cui sono dedita alla ricerca: poter dare una nuova vita ai miei pazienti.

2.5    Le tre fasi

Reputiamo ragionevole ipotizzare che nel giro di una ventina d'anni lo sviluppo delle tecnologie e delle conoscenze legate alla genetica, alle nanotecnologie, alla intelligenza artificiale ed alla psiconeurofisiologia consentiranno di incrementare notevolmente la durata e la qualità della nostra vita. In accordo con Raymond Kurzweil (l'autore del libro “The singularity is near”), siamo convinti che un serio progetto verso la semi-immortalità possa essere costituito da tre fasi. La prima fase consiste nel mantenersi il più possibile in efficienza in attesa che le tecnologie necessarie siano realizzate. Volendo ipotizzare lo sviluppo temporale del fenomeno (più per ragioni “simboliche” che per ragioni scientifiche) possiamo indicare il 2030 come possibile fine della prima fase. Arrivare sufficientemente sani alla seconda fase dovrebbe assicurare una seria possibilità di provare ad essere semi-immortali. La seconda fase sarà caratterizzata dal perfezionamento delle tecnologie sviluppate nella prima fase fino al raggiungimento della potenziale immortalità vera e propria. Sempre da un punto di vista “marketing” possiamo ipotizzare il 2060 come inizio della terza fase. Se queste considerazioni sono corrette la terza fase sarà talmente diversa da quella attuale che al momento possiamo solo iniziare ad ipotizzare qualche possibile conseguenza nel campo dei valori.


Per provare a conseguire l'immortalità, è nostra opinione che non sia sufficiente affrontarla da un punto di vista scientifico, ma che anzi sia necessario iniziare ad affrontarla anche da un punto di vista filosofico. Ecco quindi il senso di questo libro: scienza e filosofia dell'immortalità, o meglio, della semi-immortalità.

Ora molti nostri collaboratori, amici e clienti capiranno finalmente il senso di tutte le nostre iniziative di ricerca ed imprenditoriali, non sempre facilmente collegabili tra di loro senza questa chiave di lettura. Ecco, ad esempio, il vero significato della “i” che precede da sempre i nomi di quasi tutti i nostri prodotti. Certo “i come intelligenza”, “i come Italia” e, negli ultimi anni, “i come Internet”… ma sono sempre stati significati di secondo livello. Il significato primario della “i” è “i come immortalità”.

2.6    La semi-immortalità

Prima di proseguire è importante condividere il concetto di semi-immortalità. Perchè parliamo di semi-immortalità e non di immortalità? Perchè la vera immortalità è attualmente un concetto al di fuori della nostra portata. Quando il nostro universo terminerà, ed è estremamente probabile che ad un certo punto terminerà, cesserà di esistere qualsiasi forma di vita come noi la intendiamo. Possiamo però, al momento, non preoccuparci di questo evento in quanto appartiene fortunatamente ad un futuro talmente remoto che facciamo fatica anche solo ad immaginarlo. La semi-immortalità può essere quindi vista come un prolungamento indefinito della vita. Non parliamo di portare la vita di una persona a duecento anni o trecento: intendiamo proprio farla vivere per sempre, migliaia, forse milioni di anni. Solo scrivere questa frase fa venire i brividi. Però è così. Da molti punti di vista ci mancano le categorie logiche per affrontare l'argomento. Le uniche forme viventi che conosciamo la cui vita può superare con certezza i mille anni sono alcune piante, anche se basterebbe una zappa od una sega elettrica per porre fine alla loro esistenza. Quando parliamo di semi-immortalità intendiamo capire con precisione il funzionamento del nostro corpo (e della nostra mente) e sviluppare le necessarie tecniche per potenziarlo, mantenerlo sempre in perfetta efficienza e ripararlo in caso di guasto, qualsiasi sia il tipo di guasto. È chiaro che il nostro corpo potrebbe subire delle evoluzioni e che potremmo assistere ad una progressiva integrazione tra organi naturali ed organi artificiali. È altrettanto probabile aspettarci, grazie al potenziamento delle nostre facoltà mentali, una evoluzione del concetto di “Io”. Il risultato finale comunque non cambierebbe: grazie allo sviluppo della ricerca scientifica ed alle sue ricadute tecnologiche, ad un certo punto la nostra vita si allungherà in modo potenzialmente illimitato. In quel momento molte delle nostre convinzioni e dei nostri valori richiederanno una ridefinizione. In altre parole, ci avvicineremo alla Soluzione del Gioco.

Non sarà semplice. Molte forze lo ostacoleranno, non ultima la stupidità umana. Se oggi l'omicidio è da considerarsi un crimine intollerabile, un domani sarà un dramma che condizionerà l'intera umanità. Solo un uomo potrà porre fine alla vita di un altro uomo. Per questo motivo, questo libro non si occupa solo di scienza e tecnologia ma affronta anche la semi-immortalità da un punto di vista filosofico. Se è vero che il progresso scientifico ci sta velocemente avvicinando a questo traguardo, è altrettanto vero che non possiamo fare a meno di adeguare la nostra visione filosofica del mondo. Come sempre la tecnologia in sé non è né bene né male, dipende solo da come è utilizzata.
Leggendo quotidianamente i progressi delle ricerche e delle applicazioni in quasi tutti i rami della scienza e della tecnologia un pensiero emerge con forza: “caspita, ci stiamo davvero avvicinando, non manca tanto!”. Qualche mese fa abbiamo iniziato a manipolare gli atomi grazie alle nanoscienze. Manipolare gli atomi! Sempre qualche mese fa abbiamo iniziato a decodificare la mappa di costruzione di qualsiasi forma vivente. Il libro delle istruzioni! In questo momento alcune persone stanno provando a memorizzare informazioni a livello atomico, altre persone stanno provando a modificare il DNA di alcune forme viventi. Noi, nel nostro piccolo, stiamo capendo sempre meglio come la nostra mente elabora i pensieri ed i legami tra mente e corpo. Altre persone ci hanno mostrato che la seconda legge della termodinamica non è valida sempre e dovunque, che la materia a livello elementare tende ad autoorganizzarsi e che le cellule staminali del nostro corpo hanno la capacità di riparare qualsiasi organo, cuore e cervello compresi: “Accidenti, siamo proprio vicini!”. Consideriamo come ordine di grandezza circa cinquemila anni di storia conosciuta; non abbiamo indicazioni certe per i periodi precedenti, ma supponiamo che il sistema uomo, così come lo intendiamo noi, sia presente sulla Terra da circa un milione di anni. Riferito all'uomo, i prossimi cinquanta anni sono davvero un “attimo”. Tutti noi che partecipiamo a questo attimo dobbiamo considerarci persone fortunate. Troppo spesso ce ne dimentichiamo e ci lasciamo distrarre da problemi insignificanti, sia a livello personale sia a livello sociale. Troppo spesso ci facciamo ingannare dalla superstizione, dalle emozioni distruttive e dalla mancata attenzione degli altri nei nostri confronti. Troppo spesso per rimediare ai nostri errori raccontiamo menzogne, prima a noi stessi e poi agli altri, ottenendo, come unico risultato, di accelerare la nostra fine. Il bello è che oggi stiamo capendo con precisione anche perché ci comportiamo in modo così stupido… forse il momento è proprio arrivato.

Affermare, nella sostanza, che intorno al 2060 l'uomo raggiungerà la semi-immortalità è indubbiamente una previsione azzardata ed è, almeno parzialmente, influenzata da fattori soggettivi. Iniziamo con l'esprimere la ferma convinzione che la semi-immortalità prima o poi sarà raggiunta dall'uomo e che, per quanto ci è dato da sapere, grazie alla incredibile accelerazione tecnologica degli ultimi decenni, per la prima volta nella storia ne possiamo parlare su basi scientifiche. Su queste premesse converge l'opinione di un buon numero di ricercatori e crediamo che esse siano facilmente condivisibili da chiunque abbia l'interesse ad approfondire in modo non superficiale l'argomento. Dal nostro punto di vista il vero punto di discussione è quando ciò avverrà. Naturalmente è impossibile conoscere la risposta; quello che però è possibile fare è cercare di prevedere i principali passaggi che ci accompagneranno verso tale risultato, quelle che potremmo chiamare tappe intermedie. Come abbiamo visto sono fondamentalmente quattro gli ambiti tecnologici che ci condurranno alla semi-immortalità: l'intelligenza artificiale, la psiconeurofisiologia, la genetica e le nanotecnologie. Proviamo ad identificare per ciascuno dei quattro ambiti quella che può essere considerata, rispetto ad oggi, la tappa simbolo di metà percorso. Nel campo della intelligenza artificiale è il superamento del test di Turing da parte di una macchina, cioè la indistinguibilità funzionale tra una mente umana ed una mente artificiale. Nel campo della psiconeurofisiologia è l'utilizzo di metodologie endogene per la tendenziale cura di qualsiasi tipo di malattia, cioè lo sviluppo di tecnologie mente/corpo, ed il loro potenziamento mediante l'ausilio di organi artificiali, in grado di consentire all'uomo di autocurarsi e di mantenersi sempre in perfetta efficienza. Nel campo della genetica è la comprensione completa del genoma umano, non solo da un punto di vista di mappatura ma anche dei relativi corrispondenti funzionali. Infine, nel campo delle nanotecnologie, è la possibilità di inserire nanorobot all'interno del corpo umano in grado di riparare e ricostruire qualsiasi tipo di organo.

Lo stato dell'arte delle varie discipline è esprimibile in termini di percentuale di completamento rispetto a questi obiettivi. Il tenere sotto controllo questa percentuale ci consentirà di valutare in modo sufficientemente oggettivo il tempo effettivamente necessario per raggiungere il traguardo di metà strada. In base alle informazioni in nostro possesso ci aspettiamo, e tutto sommato speriamo, avvenga intorno al 2030. Sempre in un'ottica marketing, possiamo stimare che la nostra attuale posizione sia intorno al 15%-20% del percorso. Un percorso iniziato, in tutte e quattro le discipline, intorno al 1950. È ovvio che confidiamo in un trend tecnologico esponenziale e non lineare, progressivo e senza interruzioni. Potrebbe non essere impossibile...


2.7    Chi ha paura dell'immortalità?

Naturalmente molte persone hanno istintivamente paura dell'immortalità. Studiando la mente umana risultano abbastanza ovvi i motivi di tutte le varie preoccupazioni. Iniziamo dal timore di “forzare la natura”. Dal nostro punto di vista è una preoccupazione ben fondata e se, a qualsiasi punto del nostro percorso, emergesse che PersonNameProductIDLa Soluzionela Soluzione del Gioco fosse diversa da quella che crediamo, interromperemmo immediatamente il nostro cammino. Fino ad oggi più studiamo il nostro universo e raccogliamo informazioni sul funzionamento della nostra mente più ci convinciamo che il senso ultimo della nostra vita consista proprio nel “capire la natura” ed avvicinarci il più possibile alle sue regole. Riteniamo, al momento, che la natura preveda la nostra immortalità e che sia proprio la sua non conoscenza e la violazione delle sue regole a farci morire. Giorno dopo giorno.

Il secondo timore è quello legato alla preoccupazione che il percorso verso l'immortalità possa non essere adatto a tutti gli esseri umani attualmente in vita. Anche questa è una osservazione a cui si deve riservare il massimo rispetto. Possiamo raccontarci qualsiasi cosa ma, alla fine, questa preoccupazione riteniamo sia fondata... età, salute, intelligenza, cultura, bellezza, forza, profilo psicologico, caso... quante variabili! Noi stessi, che ci occupiamo di questo argomento da trent'anni, ci sentiamo quasi sempre inadeguati rispetto al percorso. Ma cosa possiamo fare? La nostra opinione è che la prima caratteristica che bisogna possedere per raggiungere la semi-immortalità sia quella di non avere l'ansia di raggiungerla. Se noi saremo tra quelle persone meglio, se non lo saremo pazienza.

La terza preoccupazione è quella di arrivare alla semi-immortalità in buono stato psicofisico. Una delle osservazioni più frequenti è “cosa mi interessa raggiungere la semi-immortalità a novant'anni?”. Questa riteniamo sia una osservazione davvero intima sulla quale non sia possibile dire nulla... la nostra ferma opinione è che chiunque debba comunque essere libero di interrompere la sua esistenza quando lo ritiene più opportuno. L'Uscita dal Gioco volontaria è una opzione che ciascuno di noi deve poter esercitare nel momento in cui la vita si fa per lui troppo dolorosa. Riteniamo però che questo problema riguardi solo questo periodo di passaggio. Ci aspettiamo che nei prossimi decenni risolveremo definitivamente le problematiche legate al dolore fisico e psichico... è impossibile ipotizzare ora quello che potrà accadere nelle menti umane liberate (o semi-liberate) dalla sofferenza e dal dolore.

Infine alcuni vedono la semi-immoralità come una potenziale forma di egoismo rispetto alle generazioni future. Il timore, anche in questo caso ben fondato, è che si arrivi ad una società molto più statica della attuale da un punto di vista demografico, sia a causa della disponibilità limitata di risorse sia a causa del senso di appagamento che potrebbe derivare dal prolungamento indefinito della vita. La nostra opinione è che nei prossimi anni il progresso tecnologico risolverà progressivamente la maggior parte dei problemi legati alla disponibilità di risorse. Rispetto alle generazioni future crediamo che l'universo sia sufficientemente grande da contenere un numero virtualmente illimitato di forme di vita semi-immortali... ci aspettiamo che il Gioco abbia previsto anche questo.

2.8    Questo libro

Il fine ultimo di questo libro lo abbiamo dichiarato più volte nei paragrafi precedenti e non ci stancheremo di ripeterlo: la semi-immortalità è a portata di mano, cerchiamo di raggiungerla insieme. Quindi innanzitutto questo libro è rivolto a tutte quelle persone che con le loro idee ed i loro comportamenti potranno in qualche modo favorire questo processo. Cioè chiunque. A prescindere dal fine ultimo, riteniamo che questo libro contenga delle novità interessanti. Siamo altresì consapevoli che questo libro potrebbe avere delle significative conseguenze sulla vita di tutti i giorni e, soprattutto, sulla vita dei giorni che verranno. Abbiamo cercato in tutti i modi di disinnescare estremismi, emotività ed eccessivi entusiasmi. A costo di diminuire le probabilità di diffusione delle nostre idee. Non abbiamo fretta.

Il libro, sintesi ultima del nostro trentennale lavoro, è una chiave interpretativa di qualsiasi aspetto della realtà che ci circonda e della nostra mente. Si prefigge di fornire risposte, a più livelli, a qualsiasi domanda l'uomo possa porsi. Le risposte derivate dalla nostra impostazione riteniamo siano sufficientemente coerenti per poter essere presentate in modo organico. Naturalmente non abbiamo la certezza che il nostro schema interpretativo sia corretto, però riteniamo non sia in contrasto con nessuna manifestazione del reale conosciuta. Non siamo appassionati più di tanto delle nostre idee e siamo pronti a cambiarle (in tutto od in parte) alla prima palese contraddizione con qualsiasi manifestazione del reale verificabile e riproducibile. Non ci interessa minimamente avere ragione, ci interessa solo contribuire, se possibile, alla Soluzione del Gioco. Siamo altrettanto consapevoli che la nostra chiave interpretativa è approssimata e che necessiterà di continui perfezionamenti.

Una delle nostre convinzioni più profonde è che, alla fine, tutti tendiamo a pensare e a dire le stesse cose. In altre parole, crediamo fermamente che le similitudini siano molte di più delle differenze e che, più ci avviciniamo alla Soluzione, più questo si manifesterà con evidenza. Due persone mediamente intelligenti, a parità di informazioni, è difficile che pensino in modo diverso. Se questo accade, è quasi sempre per motivi di natura emozionale, o causato dalla necessità di affermare la propria individualità indipendentemente dalle opinioni dell'interlocutore. Depurando il ragionamento dalle emozioni e da quello che potrebbe essere definito “narcisismo intellettuale”, o comunque riportando entrambi i fattori alla loro giusta dimensione, alla fine è molto difficile che ci capiti di trovare interlocutori che la pensino in modo strutturalmente diverso da noi. Le differenze iniziali infatti vengono progressivamente ridotte allineando reciprocamente informazioni ed esperienze. Questo significa che, come accade con tutti i libri strutturati in modo complesso, non crediamo sia sufficiente solo una lettura per apprezzare e capire nell'essenza il nostro libro.

Le riletture successive consentiranno di far emergere le correlazioni ed i significati più profondi. È solo a quel punto che questo libro avrà qualche speranza di essere realmente utile per il lettore in termini di semi-immortalità. I vari paragrafi, specialmente quelli riguardanti la parte filosofica, dovranno essere calati nella vita quotidiana e confrontati con le esperienze personali. Quando sosteniamo, ad esempio, che la verità è il valore primario per poter raggiungere la semi-immortalità, ci piacerebbe non rimanesse una delle tante affermazioni asettiche, ma, al contrario, che venisse applicata e “ragionata” quotidianamente.

Per quanto detto, questo libro rappresenterà alla prima lettura non tanto un “libro di risposte”, ma piuttosto un “libro di domande”. Se abbiamo fatto bene il nostro lavoro dovremmo riuscire ad attivare molte lampadine e molti inneschi nella mente del lettore. Ciascuno lo leggerà e lo rielaborerà basandosi ovviamente sul proprio grado di intelligenza, cultura ed esperienze personali. Non ci sono grandi problemi a saltare dei paragrafi ed a riprenderli successivamente.

Crediamo che questo libro sia più simile ad un quadro che ad un romanzo. Un quadro in grado di innescare pensieri e sensazioni ed in grado, alla fine del percorso, di avvicinare alla semi-immortalità. Come tutti i quadri di grandi dimensioni, può essere osservato sia da vicino, sia da lontano, ed alcuni particolari sfuggono ad una prima vista, altri emergono solo dopo molte osservazioni. La maggior parte delle frasi di questo libro rappresenta la punta di un iceberg, la superficie visibile di molti giorni, ed in alcuni casi molti mesi, di riflessioni e di lavoro. Non possiamo naturalmente garantirne la reale utilità, ma la cura con cui è stato scritto sì.

Proseguendo l'analogia con altre forme di comunicazione, questo libro può essere vissuto anche come un'opera musicale: non tutti i brani possono essere di immediata comprensione, ma dopo qualche rilettura potrebbe iniziare ad emergere una certa piacevolezza e, soprattutto, una certa utilità personale. Ci permettiamo di indugiare su queste premesse perché questo libro lo abbiamo progettato proprio con questo spirito. Non ci interessa la diffusione quantitativa (non essendo stato scritto con alcun intento economico o, men che meno, per ricercare una qualche forma di “popolarità”), perchè siamo invece fortemente tesi alla ricerca di compagni di viaggio, che ci aiutino nel raggiungimento della Soluzione del Gioco e che quindi possano condividere con noi, o con i nostri figli, il premio della semi-immortalità.

Ogni tanto utilizziamo parole il cui significato potrebbe non essere inizialmente completamente condiviso da tutti i lettori. Prendiamo ad esempio il termine “gioco”. Noi non attribuiamo alcun significato poco serio alla parola “gioco”, anzi. “Gioco” per noi significa un insieme di regole da capire e rispettare. “Giocare” è partecipare al gioco e “divertirsi” significa riuscire a giocare con successo. “Giocare” è la parola di uso comune il cui significato più si avvicina a ciò che noi intendiamo come principale motivo della nostra esistenza. Non c'è bisogno, ovviamente, che siate tutti d'accordo in questo momento: dateci un po' di credito e seguiteci nei vari percorsi del libro. Forse alla fine anche voi inizierete ad utilizzare questa parola condividendone il significato. Un altro esempio di termine potenzialmente ambiguo è “tecnologia”. Molte persone quando leggono “tecnologia” pensano quasi esclusivamente alle macchine, ed in particolare alle apparecchiature, più o meno utili, di derivazione elettronica. Ma la tecnologia è molto di più. Tecnologia è anche un procedimento per produrre energia, piuttosto che un protocollo di cura o un sistema per rendere l'acqua potabile. Anche l'utilizzo delle parole “scienza” e “filosofia” potrebbe non essere condiviso da tutti. Così come per noi la tecnologia è l'espressione tendenziale della mente realizzativa, la scienza è l'espressione tendenziale della mente logica e la filosofia di quella analogica. Nessun aspetto è privilegiato rispetto all'altro: servono tutti e tre, e tutti e tre sono i principali strumenti a nostra disposizione per tendere alla Soluzione del Gioco.


Il libro, oltre al Preludio ed al Finale, è composto da tre parti. La prima parte affronta la semi-immortalità da un punto di vista scientifico e tratta in modo correlato il mondo fisico ed il mondo delle informazioni. Alla fine di questa parte il lettore dovrebbe aver migliorato la propria comprensione dell'universo fisico, della mente umana e delle influenze della mente sul corpo. Filtrato dalle proprie convinzioni ed esperienze il lettore dovrebbe anche migliorare le proprie capacità di prevedere l'evoluzione della medicina e dell'informatica nei prossimi anni. L'impostazione della parte scientifica non può, per sua natura, seguire completamente lo schema tradizionale a cui siamo normalmente abitutati di “premessa, metodo, risultati, falsificabilità”. Infatti ci avventuriamo in aree dello studio della realtà e della mente per il momento ancora molto lontane dal poter essere falsificabili, e quindi dimostrabili. Esprimendoci in termini analogici, possiamo dire di essere nella fase dei “primi viaggi nel nuovo mondo”. C'è una nuova terra tutta da scoprire, l'abbiamo vista, ve la raccontiamo, dovreste riuscire a vederla anche voi, magari non sappiamo ancora quanto è estesa, ma c'è. I frutti di questa terra stanno consentendo, a noi ed ad altri avventurosi esploratori, di inziare ad avvicinarci alla comprensione analitica del funzionamento della mente umana, ai suoi legami con il corpo ed alla sua riproduzione attraverso le intelligenze artificiali. Questa nuova terra non avrebbe nulla di particolarmente rilevante rispetto a tutte le altre “nuove terre” scoperte nei secoli dall'uomo, se non fosse per il fatto che questa è, ne siamo fermamente convinti, “la terra dell'immortalità”.

La seconda parte affronta la semi-immortalità da un punto di vista filosofico. Partendo da poche ipotesi iniziali proporremo la nostra visione del tutto. Il lettore vi potrà trovare le chiavi per formulare una risposta a qualsiasi domanda e ciascuno potrà giudicare se queste risposte siano soddisfacenti o meno. La nostra opinione è che queste risposte siano comunque quelle che in questo momento hanno la maggiore probabilità di avvicinarci alla semi-immortalità. Alla fine di questa parte il lettore dovrebbe aver migliorato la propria comprensione dei valori etici, estetici e sociali necessari al raggiungimento della semi-immortalità. Le conseguenze sulla vita quotidiana della nostra visione sono rilevanti: sarà divertente esaminarle insieme.

La terza parte presenta alcuni progetti, attualmente attivi presso il nostro laboratorio di ricerca, finalizzati a fornire il nostro piccolo contributo al raggiungimento pratico della semi-immortalità. Copriranno la maggior parte delle aree toccate dal libro e quindi dovrebbe essere possibile per chiunque approfondire gli argomenti di maggior interesse personale. Come sa chi ci conosce, va bene “parlare”, ma l'importante è “fare”.

2.9    I modelli di riferimento

Abbiamo iniziato a scrivere questo libro quando abbiamo intravisto la “chiusura del cerchio”. E la chisura del cerchio è avvenuta quando è iniziato ad emergere, pur in modo confuso e faticoso, quello che reputiamo essere il meccanismo base del funzionamento della nostra mente e, più in generale, della mente di qualsiasi essere vivente: i modelli di riferimento o, più precisamente, “quello che noi chiamiamo modelli di riferimento”.

Il concetto di modello di riferimento non è facile da passare. Ci accorgiamo che è intuito immediatamente dalla maggior parte delle persone ma inizia ad essere compreso nell'essenza solo dopo numerosi passaggi. Questo libro utilizza spesso il concetto di modello di riferimento e quindi è opportuno spendere qualche riga in modo preliminare al fine di agevolarne la comprensione fin dalle prime pagine, pur nella consapevolezza che potrà iniziare ad essere realmente capito solo all'avvicinarsi degli ultimi capitoli.

Nel capitolo “La matematica dei modelli di riferimento” troverete la definizione in termini abbastanza rigorosi ma per introdurre il concetto è sufficiente pensare ai modelli di riferimento come a “qualsiasi meccanismo che, partendo da degli stimoli, produce delle azioni”. Niente di particolarmente rivoluzionario se non nel fatto che noi crediamo che questo meccanismo sia alla base di qualsiasi nostra percezione, di qualsiasi nostro pensiero e di qualsiasi nostra azione. Più in generale riteniamo che i modelli di riferimento siano alla base del funzionamento di qualsiasi essere vivente, oltre ad essere dei buoni candidati anche alla spiegazione del funzionamento di qualsiasi manifestazione del reale.

Voi riuscite a leggere queste righe grazie ai modelli di riferimento cablati all'interno della vostra mente. Riusciamo, tutto sommato, a capirci grazie alla condivisione di specifici modelli di riferimento. Simmetricamente, ci sono degli aspetti per cui non riusciamo a capirci con perfetta coincidenza in quanto abbiamo inevitabilmente una diversa dotazione di modelli di riferimento. Se, ad esempio, non condividessimo il modello di riferimento della lingua italiana non potremmo comunicare tramite questo libro o, in caso di traduzione, se qualcuno non si occupasse di mettere in relazione i nostri due diversi modelli di riferimento. A prescindere dalla comprensione del testo, se il vostro occhio non avesse degli specifici modelli di riferimento non riuscireste a leggere queste righe, magari riuscireste a “vederle” ma non a leggerle. Con degli specifici diversi modelli di riferimento (magari specializzati esclusivamente nella visione degli infrarossi) non riuscireste neanche a vedere il libro nelle vostre mani.

Il concetto di modello di riferimento agisce a qualsiasi livello di analisi ci poniamo, dal macromodello della lingua italiana, al micromodello del puntino nero che forma la lettera “i”. Tramite l'innesco automatico e successivo di specifici ed identificabili modelli di riferimento una rana cattura con la lingua una mosca che gli svolazza davanti agli occhi e voi avete scelto quale abito indossare questa mattina.

Siamo fobici perché la nostra mente innesca una serie “errata” di modelli di riferimento, sviluppiamo tumori perché le nostre cellule innescano modelli di riferimento “sbagliati”. È possibile curare le fobie, come i tumori, intervenendo sull'innesco dei modelli di riferimento. Votiamo, o non votiamo, un partito politico in base ad una serie successiva di modelli di riferimento. Proviamo paura, piacere, tristezza o gioia a seconda dei modelli di riferimento che vengono innescati. Che cosa permette ad un pulcino l'uscita dal guscio? Che cosa spinge una persona ad uccidere accecata dall'odio? Che cosa consente al nostro corpo di digerire ed acquisire le sostanze nutritive di una pizza? Sempre e solo l'innesco di determinati modelli di riferimento.


I modelli di riferimento sono applicabili a qualsiasi cosa, anche astratta. Che cosa è una operazione algebrica se non l'utilizzo successivo di una serie di modelli di riferimento ben identificabili? Che cosa è un software gestionale? Che cosa è un teorema matematico? Nel mondo della mente “logica” i modelli di riferimento trovano la loro naturale e storica evoluzione. Ma è proprio nel mondo della mente “analogica” ed in quello della mente “realizzativa” che rappresentano, a nostro parere, un interessante salto concettuale e, soprattutto, computazionale.
Bene, ora siamo pronti per iniziare.



Estropico