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Ecoscenaristica. Il rapporto Stern assume che la causa principale del cambiamento climatico sia dovuta alle emissioni. Poiché i danni economici saranno devastanti, allora prima si eliminano tali emissioni e più potremo minimizzarli. Tale logica ha alimentato il Trattato di Kyoto (1997) ed è dai primi anni 90 linguaggio ufficiale dellOnu. Ma è vecchia. Sta emergendo che il ciclo del Sole, le variazioni orbitali della Terra e le eruzioni vulcaniche sono le cause preponderanti dei cicli riscaldamento/glaciazione. Quindi è improbabile che riducendo le emissioni, pur utile farlo anche per la qualità dellaria, si possa impedire il cambiamento climatico. Non è la priorità. Il rapporto WWF segnala la rapida distruzione dellecosistema e la conseguente crisi di sostenibilità degli umani. Ma assume che solo una configurazione del sistema naturale sia substrato per la nostra esistenza, quella dove lUomo non è incluso. In realtà la natura ha la capacità di adattarsi allantropizzazione, ne è prova quella prodotta dallagricoltura negli ultimi 10mila anni, ed è immensamente flessibile ad essere rielaborata. Lallarme andrebbe calibrato non sul fatto che un bosco sia in crisi, ma sulla capacità o meno di creare altri boschi. Ma il WWF non la considera perché ha deificato la natura intesa come una specifica configurazione della biosfera. Un errore di teologia che vizia unanalisi per altro consistente. In sintesi, hanno fatto rumore sui media due ecoscenari irrealistici. Quelli realistici, per dare unidea, dovrebbero definire, oggi, le giuste ecopriorità e, domani, il ridisegno del ciclo naturale affinché divenga adattabile a quello antropico senza limitarne lo sviluppo. La priorità è la riduzione della vulnerabilità di fronte a qualsiasi mutamento e non limpedirlo con mezzi illusori. Per esempio, contro freddo e caldo estremi e forse improvvisi: energia nucleare diffusa, città copribili, chiusura del ciclo delle acque potabili e del cibo. La nuova ecostrategia, in prospettiva, poi dovrà ridisegnare i sistemi vegetali ed animali in modo da difendere la biodiversità sia in caso di ecocatastrofi sia considerando una maggiore antropizzazione del pianeta. Per farlo, sul piano scientifico e del consenso (geo)politico, servirà una rappresentazione sistemica completa del pianeta e della sua mutabilità, per cause interne ed esterne, utile per le simulazioni di reingegnerizzazione: HO.M.E (HOlistic Model of Earth). Con tale strumento si potrà ri-terraformare la Terra, nei prossimi secoli, combinando meglio natura, Uomo e variazioni. Più che Kyoto serve, ora, HOME. |
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