Ecoscenaristica  

Fino a che mancherà un modello olistico della Terra gli ecoscenari saranno inadeguati  

Di Carlo Pelanda   

Ecoscenaristica. Il rapporto Stern assume che la causa principale del cambiamento climatico sia dovuta alle emissioni. Poiché i danni economici saranno devastanti, allora prima si eliminano tali emissioni e più potremo minimizzarli. Tale logica ha alimentato il Trattato di Kyoto (1997) ed è dai primi anni ’90 linguaggio ufficiale dell’Onu. Ma è vecchia. Sta emergendo che il ciclo del Sole, le variazioni orbitali della Terra e le eruzioni vulcaniche sono le cause preponderanti dei cicli riscaldamento/glaciazione. Quindi è improbabile che riducendo le emissioni, pur utile farlo anche per la qualità dell’aria, si possa impedire il cambiamento climatico. Non è la priorità.  Il rapporto  WWF segnala la rapida distruzione dell’ecosistema e la conseguente crisi di sostenibilità degli umani. Ma assume che solo una  configurazione del sistema naturale sia substrato per la nostra esistenza, quella dove l’Uomo non è incluso. In realtà la natura ha la capacità di adattarsi all’antropizzazione, ne è prova quella prodotta dall’agricoltura negli ultimi 10mila anni, ed è immensamente flessibile ad essere rielaborata. L’allarme andrebbe calibrato non sul fatto che un bosco sia in crisi, ma sulla capacità o meno di creare altri boschi. Ma il WWF non la considera perché ha deificato la natura intesa come una specifica configurazione della biosfera. Un errore di teologia che vizia un’analisi per altro consistente. In sintesi, hanno fatto  rumore sui media due ecoscenari irrealistici. Quelli realistici, per dare un’idea, dovrebbero definire, oggi, le giuste ecopriorità e, domani,  il ridisegno del ciclo naturale affinché divenga adattabile a quello antropico senza limitarne lo sviluppo. La priorità è la riduzione della vulnerabilità di fronte a qualsiasi mutamento e non l’impedirlo con mezzi illusori. Per esempio, contro freddo e caldo estremi e forse improvvisi: energia nucleare diffusa, città copribili, chiusura del ciclo delle acque potabili e del cibo. La nuova ecostrategia, in prospettiva, poi dovrà ridisegnare i sistemi vegetali ed animali in modo da difendere la biodiversità sia in caso di ecocatastrofi sia considerando una maggiore antropizzazione del pianeta. Per farlo, sul piano scientifico e del consenso (geo)politico, servirà una rappresentazione sistemica completa del pianeta e della sua mutabilità, per cause interne ed esterne, utile per le simulazioni di reingegnerizzazione: HO.M.E (HOlistic Model of Earth). Con tale strumento si potrà ri-terraformare la Terra, nei prossimi secoli, combinando meglio natura, Uomo e variazioni. Più che Kyoto serve, ora, HOME.     

---

La versione originale dell'articolo. Il sito di Carlo A. Pelanda

---

Esodestini: gli articoli futurizzanti di Carlo A. Pelanda



Estropico