La prospettiva dell'immortalità, di Robert Ettinger

3. Riparazione dei danni e ringiovanimento

Abbiamo visto che un corpo da poco deceduto può essere congelato, conservato per lungo tempo a basse temperature e nuovamente sgelato senza subire danni eccessivi. Tuttavia, si tratta pur sempre di un cadavere recente (anche se conservato per secoli) e a quel punto saranno necessaro altri interventi. Innanzitutto dovremo avere la sicurezza di poter essere riportati in vita; poi, se al momento della morte fossimo stati ammalati o in qualche modo danneggiati, dovremo essere certi di risvegliarci risanati e, se anziani in punto di morte, di essere riportati in vita ringiovaniti (in realtà noi vogliamo ancora di più: speriamo infatti di essere resuscitati in uno stato di salute non solo equivalente a quello precedente, ma assai migliore. Ad ogni modo, la discussione di questo argomento sarà riservata soprattutto agli ultimi capitoli.)

Naturalmente è impossibile dimostrare in modo assoluto e rigoroso quelli che saranno gli sviluppi futuri della scienza. Per esempio nessun ingegnere potrebbe dimostrate che sarà possibile costruire un elicottero per famiglie a buon mercato e che dia affidamento. Non può provarlo perché non sa di preciso come costruirlo. Tuttavia molti ingegneri, probabilmente la maggior parte, sarebbero d'accordo con questa previsione, perché le ricerche attuali lasciano adito all'ottimismo e perché è evidente che il cammino della storia è orientato in questo senso.

Anche se non si può dimostrare che i tecnici del futuro saranno in grado di curarci e  ringiovanirci, possiamo rimanerne ugualmente convinti che ciò sarà possibile. Passiamo in rassegna brevemente, in ordine sparso, alcune delle sorprendenti conquiste e prospettive della medicina e della biologia moderna, in particolar modo quelle che riguardano il risanamento e il ringiovanimento.

Resurrezione dopo la morte clinica

E' fatto ben noto che centinaia di persone sono state riportate in vita dopo essere rimaste in uno stato di morte clinica per molti minuti, senza battito cardiaco e respirazione. La maggior parte di queste persone erano morte per malattie cardiache, shock, asfissia e annegamento. Esse furono riportate in vita con metodi piuttosto semplici, quali la respirazione artificiale, la trasfusione di sangue, il massaggio cardiaco e la stimolazione farmacologica o elettrica. (97)

Un esempio notevole di quello che può essere fatto anche oggi è dato dal caso del professor Lev Landau, un famoso fisico sovietico che subì un incidente d'auto nel 1962. Egli riferisce di aver riportato la frattura del cranio, contusioni cerebrali, un grave stato di shock, la frattura di nove costole, la perforazione del torace, una frattura pelvica, la lacerazione della vescica, la paralisi del braccio sinistro, la paralisi parziale del braccio destro e di entrambe le gambe, l'arresto respiratorio e circolatorio. Durante i quattordici mesi che seguirono all'incidente egli morì ben quattro volte, e per quattro volte fu riportato in vita. Nella primavera del 1963 era ancora vivo e presentava un evidente miglioramento. (18)

Le persone che si troveranno nelle celle frigorifere, cioè voi e io, moriranno soprattutto in seguito a malattia e a vecchiaia. La causa immediata della morte sarà nella maggior parte dei casi dovuta all'insufficienza di qualche organo vitale. I medici del futuro potrebbero procedere nel modo seguente: prima di tutto riattiveranno la respirazione e la circolazione; poi rimetteranno in sesto o sostituiranno l'organo difettoso che era stato la causa della morte; quindi cureranno ogni eventuale malattia acuta e faranno le altre riparazioni biologiche urgenti; infine, senza fretta, effettueranno una revisione e un ringiovanimento di tutto il corpo.

Durante il primo stadio, cioè durante la riattivazione e il mantenimento della vita mentre si procede con le riparazioni biologiche, sarà necessario usare apparecchi meccanici, alcuni dei quali sono già disponibili.

Apparecchi meccanici e pròtesi

Esiste già una quantità considerevole di apparati capaci di eseguire funzioni biologiche. Per aiutare la respirazione abbiamo respiratori di vario tipo, maschere a ossigeno, camere pressurizzate e polmoni d'acciaio. Per aiutare un cuore malato a mantenere il proprio ritmo vi sono stimolatori elettronici, alcuni dei quali possono essere impiantati nel corpo. Esistono inoltre pompe che possono essere collegate al sistema circolatorio e compiere il lavoro del cuore e apparecchi che possono sostituire sia il cuore sia i polmoni, ossigenare il sangue e pomparlo. Tutto ciò è comunemente noto.

Meno conosciuto, invece, è l'uso di macchinari che svolgono le funzioni di un rene mancante o malato. Il dottor B. H. Scribner, dell'università di Washington, cura per esempio i suoi ammalati facendo, due volte la settimana, circolare il loro sangue (tolto da un'arteria e fatto ritornare nell'organismo attraverso una vena), in un apparecchio che asporta le scorie normalmente eliminate dai reni. Solo pochi anni fa, ammalati del genere che non avessero avuto la fortuna di ricevere un trapianto di rene sarebbero stati condannati a morte; ora invece possono vivere, senza limiti di tempo, anche privi di reni. (21)

Gli stimolatori elettronici non sono stati usati soltanto per il cuore, ma anche in casi di paralisi intestinale, (ad esempio dopo interventi chirurgici sull'addome) e in caso di paralisi della vescica nei cani. (82)

Le prospettive future per quanto riguarda le protesi, sono anche più promettenti. Il dottor Lee B. Lusted (professore di ingegneria biochimica all'università di Rochester) ritiene che entro cinquant'anni sarà possibile sostituire quasi tutti gli organi del corpo con organi artificiali di minimo ingombro, in cui siano stati incorporati sistemi di comandi elettronici, e questo vale anche per organi come il cuore, i reni, lo stomaco e perfino il fegato. (64) (Immaginate uno stomaco artificiale che sia in grado di tollerare illimitati maltrattamenti, sotto forma di cibi grassi e piccanti, senza alcun pericolo che si formi un'ulcera! Immaginate un fegato che resista al gin! Pensate che senza dubbio potremo averli entrambi e contemporaneamente.)

In quanto agli arti artificiali, meno importanti degli organi vitali, saranno disponibili commercialmente braccia e gambe incredibilmente perfezionati, pronti in caso di necessità. I russi dell'Istituto centrale di ricerca scientifica per le protesi di Mosca, hanno dichiarato di possedere già una mano artificiale azionata dal pensiero! Una fascia porta-elettrodi di metallo, attaccata con cinghie al braccio, raccoglierebbe biopotenziali (impulsi elettrici nervosi) generati da uno sforzo della volontà: in altre parole i movimenti dell'arto metallico sono regolati dai nervi invece che dai muscoli. Inoltre i russi affermano di star lavorando alla realizzazione di mani artificiali dotate anche del senso del tatto! (11)

Poiché spesso l'Unione Sovietica ha fatto annunci sensazionali che si sono poi rivelati esagerati o prematuri, è consigliabile mantenere in questo caso, un atteggiamento di sano scetticismo. Nondimeno il principio è valido e prima o poi l'apparecchio sarà costruito. Finora gli arti meccanici e i loro comandi sono stati rudimentali, ingombranti e non molto efficienti, ma i progressi per ridurre a dimensioni minime sia i comandi che i motori sono continui. Un grave inconveniente che ancora persiste è la mancanza di fonti di energia di ingombro limitato. Per farsi un'idea delle dimensioni a cui sarà possibile ridurre il macchinario calcolatore usato per i comandi, si tenga a mente ciò che ha detto il dottor Fernàndez-Morn: "Attualmente... le tecniche progredite di ultraminiaturizzazione ci stanno portando sempre più vicino alla realizzazione pratica di depositi di informazione e di circuiti elettronici integrati a livello molecolare...".(31) Una macchina calcolatrice le cui unità funzionanti avessero dimensioni molecolari potrebbe rivaleggiare in struttura e dimensioni il cervello umano! E per farci un'idea di quanto piccoli possano essere i meccanismi, facciamo notare che nel 1961 un giovane ingegnere ricevette un premio di mille dollari per aver costruito un motore elettrico di 0,15 mm di diametro. (126)

Gli organi e gli arti artificiali saranno impiegati qualora il naturale ripristino o il trapianto non siano realizzabili e probabilmente saranno usati anche in un futuro più lontano, quando essi diventeranno talmente efficienti da essere preferibili a quelli naturali. Ma la nostra capacità di restaurare o di sostituire gli organi e gli arti naturali è in rapido progresso e probabilmente per molto tempo ancora questo rimarrà l'interesse dominante.

I trapianti

Il normale trapianto o innesto nell'organismo di un organo qualsiasi (ottenuto per esempio da un individuo morto da poco, oppure da una "banca") non è ancora possibile perché gli anticorpi presenti nell'organismo ospite fanno sì che questo rifiuti il tessuto estraneo. Ma eminenti biologi, quali ad esempio il dottor Jean Rostand sono certi che questa barriera verrà superata. (119) Infatti lo è già stata, in parte, e sono anche stati fatti progressi veramente impressionanti nelle tecniche chirurgiche necessarie per eseguire tali interventi.

Uno dei settori più attivi e che allo stesso tempo presentano maggiori difficoltà è quello dei trapianti di polmoni. Il primo reimpianto (impianto dell'organo nell'animale stesso da cui è stato prelevato) di un polmone prelevato da un cane fu eseguito nel 1951.

Nel 1963 il dottor S. L. Nigro e i suoi collaboratori perfezionarono questa tecnica al punto che i cani sopravvivono tuttora con il solo polmone reimpiantato. (83) Il dottor J. D. Hardy, dell'università del Mississippi, che compì esperimenti importanti in questo campo, descrisse nel 1963 i trapianti di polmoni da un cane all'altro, che ebbero una riuscita solo temporanea; in alcuni casi egli conservò i polmoni da due a sei ore a bassa temperatura prima di usarli. Le reazioni immunitarie, tuttavia, non furono sufficientemente controllate e i polmoni trapiantati, infine, furono rigettati. (38)

Il dottor Hardy, sempre nel 1963, ha effettuato il primo trapianto di polmone umano. Un uomo di cinquantasei anni, fumatore accanito, aveva un cancro al polmone sinistro e una lesione a quello destro. Il polmone per il trapianto era stato prelevato dal cadavere di un uomo circa della stessa età, subito dopo la morte. Dopo l'operazione il paziente era in buone condizioni. (24)

Tuttavia non risultò chiaro dalla relazione se fossero stati usati nuovi metodi per eliminare la risposta immunitaria o se ci si aspettasse solamente un successo temporaneo.

Un altro importante organo, il rene, è stato spesso trapiantato felicemente. Nei primi anni si ebbero, in generale, pochi e limitati successi, a meno che il donatore non fosse un gemello monoovulare del soggetto operato; in questo caso, poiché i gemelli monoovulari hanno lo stesso corredo cromosomico, il nuovo rene conosce la parola d'ordine, per così dire, e non viene rifiutato come un intruso. Tuttavia, recentemente, l'impiego di alcuni farmaci e il trattamento con raggi X per eliminare le reazioni immunitarie, ha permesso un esito più favorevole nei trapianti tra parenti più lontani o tra estranei.

Sarebbe possibile citare molti altri esempi. Uno recente e piuttosto interessante, anche se non fondamentale, riguarda i trapianti di denti eseguiti dal dottor Miklos Cserepfalvi di Washington, D.C. Su 146 trapianti di denti eseguiti dal 1956, 140 dettero come risultato denti vivi e permanenti. Al contrario, tentativi precedenti avevano generalmente avuto come esito il rigetto del nuovo dente come corpo estraneo entro circa un anno. I denti erano stati estratti da bambini tra gli otto e i dodici anni, durante lavori di ortodonzia; questi denti non erano ancora usciti dalla gengiva e furono asportati completi, insieme con la sacca che li circondava. Sembra che il dottor Cserepfalvi abbia dichiarato: "Non c'è ragione perché qualche nostro connazionale debba rimanere senza un dente o tenerne in bocca uno falso". (15)

In genere le previsioni sono assai favorevoli. Nel 1963 il dottor Robert Brittain, dell'università del Colorado, e il dottor Richard Lillehei, dell'università del Minnesota, affermarono in una assemblea dell'American College of Physicians, che entro cinque anni sarebbe stato possibile trapiantare tutti gli organi umani, eccetto quelli appartenenti al sistema nervoso centrale! (40)

Riteniamo tuttavia che neppure il sistema nervoso centrale sia inaccessibile a queste tecniche, anche se per arrivare a dominarlo ci vorrà un po' più di tempo, sempre ammesso, naturalmente, che tentiamo solo di risanare il cervello e non di sostituirlo. Un ricercatore jugoslavo, il dottor Mira Pavlovic, trapiantò felicemente una grande porzione del cervello da un embrione di pollo a un altro. Alcuni di quei soggetti nacquero e rimasero in vita fino a due mesi. (119)

Come è menzionato, gli organi per un trapianto saranno presto prelevati da "banche" apposite. Il dottor Lillehei, insieme con il dottor Bloch e il dottor Longerbeam, ritiene che in un prossimo futuro, capaci frigoriferi a disposizione dei chirurghi, conserveranno reni, milze, polmoni e altri organi. Esperimenti sono già stati condotti, congelando rapidamente gli organi, tenendoli poi per due settimane alla temperatura del ghiaccio secco, scongelandoli rapidamente mediante diatermia a microonde, trattandoli con una sostanza chiamata LMD (low molecular weight dextran, destrano a basso peso molecolare) e trapiantandoli. (102)

Ma ora sorge un problema: se tutti saremo ibernati, non ci saranno più cadaveri dai quali prelevare gli organi necessari. Dove ci si potrà quindi fornire di queste parti di ricambio? Per fortuna si intravede la possibilità di rispondere a questa domanda.

In un futuro relativamente vicino, potremo servirci degli organi di animali. Si sono avuti risultati positivi nell'eliminazione delle reazioni immunitarie persino in casi di "trapianti eteroplastici" ossia trapianti tra soggetti di specie diverse.

Il 22 dicembre del 1963 molti giornali raccontarono l'interessante storia di Jefferson Davis, uno scaricatore del porto di New Orleans, i cui reni malati furono sostituiti da quelli di uno scimpanzé di 40 kg circa. Lo storico intervento fu eseguito da una équipe di chirurghi dell'università di Tulane, capeggiata dal dottor Keith Reemtsma. Pochi giorni dopo l'operazione, i reni innestati sembrava funzionassero in modo soddisfacente, anche se la prognosi, naturalmente, era incerta.

Sembra improbabile che questo tentativo pionieristico abbia completo successo. Le misure impiegate per far sì che il corpo dell'ospite riesca a tollerare il tessuto estraneo, sono generalmente inadeguate, a meno che non vengano usate in maniera massiccia, il che produrrebbe però effetti secondari pericolosi. Le irradiazioni e/o i farmaci ora conosciuti, hanno effetti nocivi; inoltre, sopprimendo le reazioni immunitarie, essi diminuiscono la capacità del corpo di combattere le infezioni e aprono la via alle complicazioni. Ma le ricerche procedono a ritmo serrato e può darsi che non passino molti anni prima che gli animali inferiori possano rifornirci di organi quali il polmone, il rene, il cuore, il fegato, la milza, lo stomaco o il pancreas.

Coltura e rigenerazione degli organi

Da dove verranno, in un futuro più lontano, le parti necessarie ai trapianti? La risposta è straordinariamente semplice: ci saranno procurate dal nostro stesso corpo.

Sappiamo che le cellule germinali - spermatozoi e uova - prodotte dai nostri organi genitali contengono cromosomi che portano le nostre informazioni genetiche o programmi, e che ciascuna di queste cellule germinali, dopo essersi combinata con una di sesso opposto, è in grado di svilupparsi in un essere umano completo. Non è altrettanto universalmente noto ai profani che sia lo spermatozoo sia l'uovo da soli sono potenzialmente capaci di evolversi in un individuo completo, anche se finora questo è accaduto raramente. (119) Ancor meno noto è il fatto che le comuni cellule del corpo, o cellule somatiche, pure fornite di cromosomi, possano mantenere una "totipotenza" potenziale; anche se esse sono differenziate e specializzate, è possibile che avvenga un ritorno allo stadio precedente e quindi una perdita di differenziazione. Sono stati registrati casi in cui una normale cellula del corpo (in certe forme inferiori di vita) ha preso il posto di una cellula germinale e ha dato luogo a un individuo completo. (79)

Le possibilità, in questo caso, sono evidenti. Non appena saranno sufficientemente conosciute le leggi che presiedono alla crescita e allo sviluppo, potremo prendere dal corpo del resuscitato una cellula germinale o una comune cellula somatica, e potremo far sviluppare da questa non un individuo completo, ma l'organo o gli organi necessari per il restauro.

Mentre si eseguirà il trapianto, non sarà neppure necessario preoccuparsi di sopprimere le reazioni immunitarie, perché si tratterà di un tessuto analogo a quello dell'organismo ospite; si potrà parlare di autoinnesto e non di omoinnesto. Sarà possibile, per esempio, ottenere un nuovo cuore,  appartenente allo stesso organismo, in tutto simile all'originale, ma giovane e forte e pronto a svolgere altri sessant'anni di attività.

Possiamo essere sicuri che tutto ciò si realizzerà? Non è un'impresa troppo difficile lo scoprire i princìpi che regolano crescita e sviluppo? Rispondiamo, come al solito, che si tratta certamente di un problema complesso, ma che gli esperti sono molto ottimisti a questo riguardo e che le ricerche procedono con iniziale successo.

Gli esperimenti di coltura di tessuti e di crescita di cellule in provetta, o altro ambiente artificiale, sono naturalmente di vecchia data. Il famoso dottor Carrel "mantenne in questo modo un tipo di cellule di embrione di pollo per più di trent'anni (un periodo molto più lungo della vita dell'animale adulto che si sarebbe sviluppato dall'embrione) ... Per ovvie ragioni, questo tipo di cellula fu chiamato il tipo "immortale" di Carrel. Morirono solo perché furono trascurate, durante la seconda guerra mondiale... ". (87) Anche organi completi sono stati tenuti in vita fuori dal corpo di un animale per periodi di tempo di diversa durata e possiamo immaginare senza grandi sforzi la creazione di organi cresciuti in provetta.

Con parole diverse, ma non per questo meno appropriate, il dottor Philip Siekevitz, del Rockefeller Institute of Medical Research, ha dichiarato: "Non sarò sorpreso se saremo in grado di comprendere, in modo generico e forse anche specifico, come il corpo regoli il suo sviluppo, nell'arco di qualche decennio. E conoscere significa essere in grado di controllare". (105)

Presto riusciremo ad ottenere un grado di controllo sufficiente; ad ogni modo potremo attendere nelle nostre celle frigorifere per un periodo equivalente a molte vite, se sarà necessario. Non è necessario che questo controllo si basi su una conoscenza teorica completa; anche essendo sostanzialmente empirico, esso potrebbe essere sufficiente. Esperimenti basati su intelligenti intuizioni hanno dimostrato, per esempio, che la pelle dell'embrione, trattata a un certo stadio con vitamina A, si sviluppa con le caratteristiche del tessuto endoteliale che riveste l'intestino, mentre in assenza della vitamina A esso dà origine a una pelle normale. (87) Un'altra affascinante notizia, orientata nella direzione secondo cui i semplici cambiamenti ambientali possono avere influenza sulla riproduzione e sullo sviluppo, riguarda l'allevamento dei cincillà. Quelli allevati sotto la luce delle comuni lampade a incandescenza generano soltanto individui di genere maschile; sotto una luce bluastra e simile a quella del giorno, quasi tutta la progenie è femminile; alla luce naturale del giorno si ha un numero uguale di maschi e di femmine! (99) Questa particolare notizia provoca un certo scetticismo, ma non si sa mai.

Finora abbiamo parlato della crescita di un organo in laboratorio, partendo da un pezzo di tessuto o da una singola cellula che viene poi innestata nel corpo; ma questa non è l'unica possibilità. Alcune parti del corpo possono essere fatte ricrescere in situ.

Negli animali inferiori, si sono avuti promettenti inizi nella rigenerazione degli organi. Il professor Marcus Singer, della Corneil University, manipolando i tessuti nervosi, ha fatto sì che a rane adulte ricrescessero arti amputati, sebbene normalmente ciò non sia possibile. Come dice il dottor Singer: "L'interesse pratico nella possibilità che gli esseri umani riescano, prima o poi, a rigenerare i tessuti e gli organi che attualmente non possono far ricrescere, è più che evidente". (98)

Molti tessuti di un uomo adulto (ma in pratica nessun organo) possono essere rigenerati. La pelle per esempio e, cosa sorprendente e che apre alla speranza, il tessuto nervoso (almeno di certi  tipi). Nel famoso caso del ragazzo al quale venne amputato il braccio destro sotto la spalla in un incidente ferroviario nel 1962 e al quale venne ricucito il braccio stesso dal dottor Ronald Malt e dai suoi collaboratori nel Massachusetts General Hospital, le cellule nervose crebbero di nuovo nel braccio. Nella primavera del 1963 la guarigione non era completa, ma le cellule mostravano di crescere alla velocità di circa 2,5 centimetri al mese. (81)

Altri esperimenti d'avanguardia sono quelli fatti all'università di New York per riparare danni al sistema nervoso umani. Vennero usati innesti di nervi congelati e irradiati per minimizzare le reazioni immunitarie, prelevati da cadaveri. Si dice che gli innesti funzionino per circa tre anni, permettendo la ripresa dell'attività muscolare e della sensibilità. Infine gli innesti muoiono, ma nel frattempo si sono rigenerate nuove fibre nervose, che gradualmente prendono il posto dell'innesto. (22)

Con tali promettenti inizi, grazie al ritmo sempre più veloce delle ricerche e con le ottimistiche previsioni degli esperti, non sembra fuori luogo prevedere che sarà infine possibile dimostrare che è possibile riparare anche il cervello, anche se sarà necessario che rimanga una quantità sufficiente di tessuto originario per non perdere memoria e personalità.

Indubbiamente i restauri più urgenti verranno compiuti mentre la persona da riportare in vita sarà ancora incosciente, con nuovi organi o tessuti cresciuti in laboratorio e innestati, oppure gradualmente rigenerati all'interno del corpo. Una volta compiuto tutto ciò, il soggetto ritornerà vivo e con una salute molto migliore di quella che godeva appena prima della morte; sarà tuttavia ancora vecchio.

La "cura" della vecchiaia

Nella discussione precedente abbiamo fatto delle deduzioni partendo da una solida base di conoscenze ben note, ma dichiarando che la vecchiaia sarà curabile, che la debilitazione senile nelle sue svariate manifestazioni sarà reversibile, entriamo in un territorio meno sicuro. Dopo tutto, non abbiamo ancora avuto successo nel tentativo di prolungare la vita, se non consideriamo l'aumento della vita media riportato dalle statistiche e dovuto alla riduzione della mortalità infantile e alla eliminazione di molte malattie.

Ciò non di meno, le teorie e le opinioni degli esperti danno adito all'ottimismo; un'analogia potrebbe essere quella della prospettiva di un elicottero per famiglie, paragonata a quella di una nave spaziale interpianetaria. Le predizioni riguardanti l'elicottero sono certe; gli elicotteri esistono già, e non occorre una grande fantasia per profetizzare che essi un giorno diverranno più sicuri e più a buon mercato. Invece, nessuna nave interstellare è stata mai costruita e neppure progettata. Tuttavia i viaggi interplanetari sono già sulla carta; se necessario potrebbero essere realizzati con combustibili chimici e con tecnologie oggi già conosciute, se avessimo una pazienza infinita e un portafoglio senza fondo; in pratica, inoltre, possiamo contare su future scoperte come pure sul perfezionamento di quelle vecchie. Un viaggio interstellare è ora completamente possibile in teoria e le difficoltà pratiche, senza dubbio, saranno superate; così è per quanto riguarda l'immortalità biologica.

È concepibile, sebbene prematuro, che sia possibile prolungare la vita o anche mantenerla indefinitivamente con un "siero della giovinezza" come si sente dire di tanto in tanto. Nel 1963 uno svizzero, il dottor Paul Niehans, trattò dei pazienti con un siero ottenuto da cellule di agnelli nati morti (a 13.000 dollari alla dose). (20)

Sono circolate molte altre notizie circa i cosiddetti "sieri della giovinezza" e alcune di queste non sono ancora state controllate. Per esempio, nel 1963 la National Medical Association venne a conoscenza di straordinari risultati di invigorimento di anziani ottenuti con la tiroxina, un ormone secreto della tiroide. Pare abbia avuto una generale influenza favorevole, compreso l'apparato circolatorio, il sistema nervoso e l'apparato digerente. Queste ricerche sembrano essere state effettuate principalmente dal dottor Charles A. Brusch di Cambridge, Massachusetts, e dal dottor Murray Israel, della Vascular Research Foundation di New York, che hanno così trattato molti pazienti. Essi insistono nell'affermare l'assenza di effetti collaterali dannosi, anche con dosi relativamente massicce e che il metabolismo necessita maggiormente di questa "scintilla" nella vecchiaia, anche quando il metabolismo basale e il tasso di iodio indicano che la funzione tiroidea è normale. (Vedi per esempio "The Detroit Free Press", 20 agosto 1963.) Un altro sensazionale rapporto è quello del settembre 1963, attribuito al dottor Robert A. Wilson, ginecologo del Methodist Hospital di Brooklyn, a New York. Egli dichiara, dopo aver trattato centinaia di pazienti, che due ormoni sessuali femminili (estradiolo e progesterone), possono essere immensamente utili alle donne anziane se opportunamente aumentati e integrati con diete speciali, vitamine, minerali ed esercizio fisico. Gli effetti secondari della menopausa vengono eliminati; le malattie cardiache e l'aterosclerosi vengono ridotte; il rischio di cancro al seno o degli organi genitali è diminuito; si ha un miglioramento delle condizioni della pelle e le ossa diminuiscono la tendenza alla porosità e alla fragilità.

Si dice che vi sia in alcuni insetti, un "ormone della giovinezza" specifico, che iniettato può mantenerli giovani indefinitamente. Anche se nei mammiferi non è stato trovato nulla del genere, non è escluso che esista.

Molto probabilmente il progresso procederà lentamente basandosi un po' sulla teoria e un po' sull'empirismo. La teoria iniza appena ad avere basi sperimentali fondate su fenomeni che sono stati finora quasi inaccessibili sia teoricamente che sperimentalmente.

Il microscopio elettronico, la calcolatrice elettronica, le formule della chimica dei quanti e altri mezzi sperimentali e teoretici, ci permettono studi al livello subcellulare e indagini sui più intimi meccanismi dei processi vitali. La biochimica e la biofisica stanno facendo passi da gigante in tutte le direzioni (compreso anche qualche passo indietro, secondo me).

I dottori B.L. Vallee e E.C. Wacker hanno recentemente scritto: "La biologia molecolare, nascendo all'improvviso dalla biologia cellulare - come nacque una generazione fa la fisica nucleare da quella atomica - ha portato con sé sfide e speranze sul lungo termine per la soluzione dei problemi dei processi vitali normali o patologici, che si ritenevano sperimentalmente inaccessibili solo dieci anni fa". (123)

Per farci un'idea dell'eccellente progresso compiuto possiamo citare alcune frasi da un recente scritto di Fernàndez-Mor: "...il microscopio elettronico può ora essere usato come un potente strumento per produrre e osservare direttamente e sotto controllo il danno da radiazioni su regioni macromolecolari preselezionate di sistemi biologici idratati... Un contrasto intensificato e un alto potere di risoluzione dell'ordine di 6-8 Angstrom sono stati raggiunti negli studi dell'organizzazione macromolecolare delle particelle di virus, di ribosomi e di costituenti cellulari isolati". (32) Un Angstrom (A), corrisponde a un centomilionesimo di centimetro. Usando tali tecniche e altre, il dottor Fernàndez-Mor n ha scoperto una "particella elementare" avente un diametro da 80 a 100 A che egli considera come la più piccola unità funzionale dei mitocondri, minuscoli granuli o bastoncini localizzati nel citoplasma o nello strato esterno delle cellule. (31)

Riguardo al problema specifico dell'invecchiamento sono stati condotti molti interessanti studi. I risultati ottenuti sono stati talmente incoraggianti da indurre il dottor F.M. Sinex, preside della sezione di biochimica della Boston University School of Medicine, ad affermare: "Dato il presente sviluppo della biochimica e della biologia, potremo forse rispondere, in un prevedibile futuro, alla domanda "perché invecchiamo?" Certe ipotesi sull'invecchiamento suggeriscono che la terapia preventiva... è possibile ". (108)

Dopo la terapia preventiva, viene la cura vera e propria. Si noti che anche la prevenzione di un ulteriore invecchiamento in un cervello anziano sarebbe già un discreto risultato: la maggior parte di noi muore con le proprie facoltà mentali in condizioni relativamente buone (rispetto a quelle muscolari o ghiandolari). Ma con grandissima probabilità il processo di invecchiamento del cervello e del corpo si dimostrerà reversibile.

Vi sono molte teorie riguardo alla causa o alle cause dell'invecchiamento biologico, e alcune di esse verranno ora brevemente passate in rivista, senza alcun tentativo di sistematicitàe tanto meno di esaustività.

Una delle più importanti cause di morte primaria o secondaria generalmente associate con l'età avanzata, è l'aterosclerosi a cui spesso si pensa come a un "indurimento delle arterie" e più o meno analoga al deteriorarsi o all'arrugginirsi dei tubi in un impianto idraulico. Negli ultimi anni si è prestata molta attenzione al sospetto che lo sviluppo di questa sia da porsi in relazione a una dieta troppo ricca di grassi saturi che determinano l'aumento di colesterolo nel sangue. Tuttavia sembra che questa opinione non sia più sostenuta dalla maggior parte degli scienziati. (113)

Infatti è interessante osservare che possono essere invece i grassi insaturi i responsabili del danno. Secondo il dottor Bernard L. Strehler del National Heart Institute "...i grassi insaturi hanno una tendenza particolare a stabilire legami chimici per mezzo di reazioni di doppio scambio; ciò li rende estremamente utili nell'industria delle vernici e delle pitture, ma può rappresentare un notevole danno per i sistemi biologici, con l'andar del tempo... Il graduale accumulo di uno strato di vernice sulle varie strutture intracellulari è una prospettiva spiacevole. È indicativa a questo proposito l'osservazione che la velocità di accumulo di lipofuscina cardiaca è più alta nella popolazione nipponica, che incidentalmente consuma una dieta più ricca di grassi insaturi ". (113)

Un'altra teoria, relativamente vecchia, è che l'invecchiamento può essere il risultato di mutazioni somatiche causate da radiazioni o da altre cause. Si possono, cioè, subire murazioni  casuali nelle strutture genetiche delle cellule, di quando in quando causate da raggi cosmici o da altre radiazioni naturali (o dal fallout di esplosioni nucleari); poiché le mutazioni, o i cambiamenti, sono quasi sempre negativi, aumenta la percentuale delle cellule difettose. Questa teoria ha qualche attrattiva; per esempio non è trascurabile il fatto che gli animali soggetti a forti dosi di radiazioni presentano sintomi somiglianti a quelli dell'invecchiamento accelerato. Nondimeno questa teoria è stata sostanzialmente demolita da Muller (79) e da altri autori.

Una delle teorie attualmente considerate attendibili sembra essere quella del dottor Sinex, il quale ritiene che l'invecchiamento possa essere dovuto ai cambiamenti o alla decomposizione di insostituibili molecole proteiche del collagene, che è il principale costituente organico del tessuto connettivo. Contrariamente a quanto generalmente creduto, non è vero che tutto il materiale del nostro corpo venga continuamente sostituito e rinnovato; non è vero ne per quanto riguarda le cellule ne per quanto riguarda le molecole. Le stesse cellule cerebrali durano per tutta la vita, e nel collagene, almeno in quello dei topi, le stesse molecole persistono fino alla morte, o possono essere sostituite soltanto parzialmente. Se queste vengono danneggiate da accidenti chimici, meccanici o termici, il processo di invecchiamento accelera. (107)

Un'altra opinione è che con l'età si verifichi una "reazione autoimmunitaria"; e cioè, grosso modo, che noi attacchiamo noi stessi. Un'altra ancora è che varie parti dei nostri organi si ritrovino  sovraccaricati al di là delle loro capacità di recupero fino a comportarsi come un pallone che con ogni rimbalzo raggiunga un'altezza sempre minore fino a fermarsi.

Sta di fatto che molto è stato scoperto, che sono state seguite molte promettenti linee di ricerca e che come il dottor Joseph W. Still ha affermato: "L'esperienza medica ci ha insegnato che quando comprendiamo pienamente un fenomeno chimico, siamo in grado di dirigerlo, alterarlo e  modificarlo. Per questa ragione possiamo essere scettici, riguardo alla dichiarazione che "non possiamo vivere per sempre". (111)

Il dottor Strehler, uno specialista in gerontologia, sebbene pessimista circa la possibilità pratica di abolire l'invecchiamento in un futuro relativamente vicino, afferma: "Mi sembra che non vi sia alcuna contraddizione intrinseca, nessuna proprietà intrinseca delle cellule o degli organismi metazoi che impedisca loro di organizzarsi in individui funzionanti e autoriproducentisi in eterno". (113)

In mancanza di meglio, potrebbero essere impiegati metodi poco raffinati di ringiovanimento. Cioè si potrebbero allevare in laboratorio cellule cerebrali e imprimere in esse le informazioni appropriate e quindi sostituire chirurgicamente con queste le cellule senescenti. Naturalmente ciò dovrebbe essere fatto gradualmente, lungo un certo periodo di tempo - e anche così potrebbero sorgere complessi problemi filosofici dei quali parleremo in un altro capitolo poiché meritano di essere trattati per esteso.

Comunque, con tutta probabilità non sarà necessario usare metodi di questo genere. Quasi certamente ne verranno scoperti altri più raffinati, purché non perdiamo troppo tempo.

In un recente articolo del New England Journal of Medicine, fu pubblicata la seguente osservazione che voleva essere umoristica: "Se si rendesse noto a tutti che la vecchiaia è l'unica causa della degenerazione che porta alla morte, indubbiamente si organizzerebbero associazioni per trovare il modo di abolirla, instaurando imponenti borse di studio statali". (47) Più di una verità è stata affermata in tono scherzoso: e sta accadendo proprio questo, anche se ci si può domandare se i fondi saranno pubblici o privati... Il dottor Strehler ha già inoltrato una richiesta perché venga fatta pubblicità a un programma a lunga scadenza di ricerca sui problemi biologici dell'invecchiamento, con a capo niente meno che un istituto nazionale cli gerontologia. (113)

Non si possono più nutrire dubbi sul corso che gli eventi stanno prendento. Noi tutti, quando ritorneremo in vita, ci sveglieremo forse ancora vecchi, ma ben presto ritroveremmo la vivacità della gioventù.

Capitolo 4. Gli interrogativi di oggi




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