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Terraformare Marte |
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In alcuni think tank si fa largo l'idea di avere un pianeta di riserva |
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Di Carlo A. Pelanda |
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Esostrategia. Dal 14 al 17 agosto [2003] la "MarsSociety" si riunirà a Eugene (Oregon). Il clima del convegno sarà eccitato per le missioni di esplorazione appena partite verso il pianeta rosso con lo scopo di rilevare eventuali segni di vita. Uno dei temi scottanti riguarderà la prospettiva di terraformare Marte, questione molto controversa sia sul piano ecoetico sia delle possibilità tecniche. |
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Questa rubrica raccomanda a chi è interessato di partecipare ai lavori perché in qualsiasi scenario del futuro bisogna per forza includere gli esodestini, intesi come uscita della specie dagli endolimiti dell'ecologia terrestre. Ma tale "teoria esodirezionale" è forse l'oggetto culturale più difficile da comunicare a causa della discontinuità storica e psicologica che contiene. Infatti viene trattata a due livelli. |
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Il primo è continuista: giustifica le esplorazioni spaziali e lo sbarco su altri pianeti come evoluzione lineare della sete di conoscenza della specie. Lo si può comunicareanche ai bambini come bella avventura del progresso. Ma in cambio del consenso si carica di gravi difetti cognitivi. Per esempio: lascia intendere che per andare nello spazio l'uomo non debba modificarsi, semplifica le esostrategie come conquista dei pianeti più vicini senza approfondirne il significato eccetera. |
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Il secondo - generato nei think tank futurizzanti - tratta invece la questione in termini più realistici e, quindi, più crudamente discontinuistici. Per esempio: l'uscita dall'ecologia terrestre implica necessariamente la costruzione di un Homo Esosapiens in grado di adattarsi a nuovi ambienti; non conviene spendere soldi per conquistare Marte perché con gli stessi si potrà costruire un pianetino artificiale che darà due vantaggi, abitabilità e mobilità cosmica, invece di uno solo. Ma ciò non risulta comunicabile perché troppo estremo o esotico. |
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In sintesi, la teoria esodirezionale trova comunicabilità solo nella sua variante degradata. Nei think tank detti si è discusso su come trovare una cerniera tra i due livelli. E proprio Marte potrebbe esserlo. La terraformazione del pianeta implicherà comunque che, per abitarlo, gli umani dovranno essere biomodificati, ma non troppo. Quindi si prospetta un esoscenario dove il valore di Marte è definito dal suo poter essere un compromesso tra esocultura continuista e discontinuista. Facilmente comunicabile come utilità di avere un pianeta di riserva. In conclusione, il secondo livello degli esodirezionali ha rivalutato l'opzione marziana che prima considerava uno spreco. Ma ciò mette in priorità il far prevalere al primo livello il progetto di terraformazione di Marte contro gli esoscettici. |
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