In difesa della dignità postumana
[versione pre-pubblicazione]
di Nick Bostrom
Università di Oxford, Facoltà di Filosofia, 10 Merton Street, Oxford, OX1 4JJ, Gran Bretagna

La versione originale dell'articolo (in inglese)

Transumanisti contro bioconservatori

Il transumanesimo è un movimento non rigidamente definito che si è sviluppato gradualmente nel corso degli ultimi vent'anni e che può essere visto come una diramazione dell'umanesimo e dell'Illuminismo. Esso sostiene che la natura umana è migliorabile con l'applicazione della scienza e con altri metodi razionali, metodi che potrebbero permetterci di aumentare la durata della vita  umana in piena salute, di incrementare le nostre capacità fisiche ed intellettuali e di  controllare il nostro stato mentale e il nostro umore. [ 1 ] Le tecnologie in questione  includono non soltanto quelle attuali, come l'ingegneria genetica e l'informatica, ma anche i previsti sviluppi futuri, quali la realtà virtuale completamente immersiva, la nanotecnologia molecolare e l'intelligenza artificiale.

I transumanisti promuovono il punto di vista secondo il quale le tecnologie per l'incremento delle capacità umane dovrebbero essere rese liberamente disponibili e che l'individuo dovrebbe avere la possibilità di scegliere quali di queste tecnologie  applicare a se stesso (libertà morfologica) e che i genitori dovrebbero normalmente poter decidere quali tecnologie riproduttive utilizzare nella procreazione (libertà riproduttiva). [ 2 ] I transumanisti credono che, nonostante esistano rischi che debbono essere identificati ed evitati, le tecnologie di incremento della natura umana  offrano un potenziale enorme per applicazioni importanti e benefiche per la razza umana. Nel lungo termine, è possibile che tali miglioramenti ci rendano, o rendano i nostri discendenti, “postumani”, esseri che potrebbero avere aspettative di vita indefinite (in piena salute), facoltà intellettuali molto più vaste degli esseri umani attuali e forse sensibilità e modalità [sensoriali - NdT] interamente nuove, nonché la capacità di controllare le loro proprie emozioni. L'approccio più responsabile di fronte a questa prospettiva, secondo i transumanisti, è di abbracciare il progresso tecnologico e, allo stesso tempo, difendere vigorosamente i diritti umani e il diritto di scelta dell'individuo. E' inoltre necessario agire contro le minacce specifiche, quali l'abuso di armi biologiche da parte di terroristi o militari e gli effetti collaterali indesiderabili, ambientali o sociali che siano.

In netta opposizione a questo approccio transumanista, troviamo un fronte  bioconservatore che si pronuncia contro l'uso della tecnologia per la modificazione della natura umana. Bioconservatori prominenti includono Leon Kass, Francis Fukuyama, George Annas, Wesley Smith, Jeremy Rifkin e Bill McKibben. Una delle preoccupazioni principali dei bioconservatori è che le tecnologie che permetterebbero il miglioramento dell'essere umano potrebbero essere ”deumanizzanti”. La preoccupazione, espressa in diverse forme, è che queste tecnologie potrebbero minacciare la dignità umana o inavvertitamente corrompere un qualche aspetto di fondamentale importanza per l'essere umano, un qualcosa che è però difficile esprimere a parole o includere in un'analisi dei pro e contro [di tali tecnologie - NdT]. In alcuni casi (per esempio quello di Leon Kass) questo disagio sembra derivare da  sentimenti religiosi o cripto-religiosi mentre per altri (per esempio Francis Fukuyama) esso deriva da motivazioni laiche. L'approccio migliore, secondo i bioconservatori,  è di implementare una serie di divieti globali su aree di ricerca che appaiono promettenti per quanto riguarda la possibilità di applicazioni nel miglioramento della natura umana, in modo di prevenire uno slittamento verso una condizione postumana e degradante.

Anche se tale ritratto sommario inevitabilmente tralascia alcune significative sfumature che differenziano i componenti di questi due fronti contrapposti, credo che tuttavia evidenzi le posizioni di fondo in uno dei grandi dibattiti del nostro tempo:  come dovremmo guardare al futuro dell'umanità? Dovremmo utilizzare metodi  tecnologici per renderci più “che umani”? Questo articolo prende in esame due timori diffusi circa il postumano e sostiene che entrambi sono solo parzialmente fondati e che, per quanto riguarda i rischi reali che essi rappresentano, esistono alternative migliori alla messa al bando di interi settori tecnologici. L'articolo contiene alcune osservazioni sul concetto di dignità, che i bioconservatori ritengono sia minacciato  dalle tecnologie di accrescimento  dell'uomo e si conclude con il suggerimento che è necessario riconoscere che non solo gli esseri umani nella loro forma corrente, ma anche i postumani, potrebbero avere dignità.

Due timori circa il postumano

La prospettiva della postumanità è temuta per almeno due motivi. Uno è che la condizione postumana sia, in sè, degradante e quindi che diventando postumani noi nuoceremmo a noi stessi. L'altro è che i postumani potrebbero rappresentare una minaccia per gli esseri umani “normali” (trascurerò un terzo motivo possibile, quello che lo sviluppo dei postumani potrebbe offendere qualche essere sovrannaturale).

Il bioetico più prominente nel concentrarsi sul primo timore è Leon Kass:

La gran parte dei doni della natura contiene una specificità determinata dalla specie a cui appartengono: tutti hanno caratteristiche specifiche. Gli scarafaggi e gli esseri umani hanno ricevuto lo stesso livello di doni, ma di natura diversa. Trasformare un uomo in uno scarafaggio (come se non bastasse l'esempio di Kafka) sarebbe disumanizzante. Tentare di trasformare un uomo in un qualcosa che sia più di un uomo potrebbe avere lo stesso effetto. Non basta un vago apprezzamento di quanto abbiamo ricevuto dalla natura: abbiamo bisogno di un riguardo e di un rispetto particolari per quel dono  speciale che è la nostra propria natura, così come l'abbiamo ricevuta [ 3 ]

I transumanisti rispondono che i regali della natura a volte sono avvelenati e non dovrebbero essere accettati in ogni caso. Il cancro, la malaria, la demenza senile, l'invecchiamento, la carestia, le sofferenze inutili, le limitazioni delle capacità intellettive, sono esempi dei regali che, saggiamente, vorremmo rifiutare. Le caratteristiche specifiche della nostra stessa natura, come specie, sono una ricca fonte di situazioni spiacevoli ed inaccettabili: predisposizione verso malattie, omicidio, violenza, genocidio, tradimento, tortura, razzismo. Gli orrori della natura in generale e della nostra stessa  natura in particolare sono così abbondantemente documentati [ 4 ] che è incredibile che qualcuno ben informato come Leon Kass subisca al giorno d'oggi la tentazione di affidarsi al naturale come guida a cosa sia desiderabile o giusto. Dovremmo essere grati del fatto che i nostri antenati non abbiano adottato l'attitudine di Kass, o saremmo ancora qui a spidocchiarci l'un l'altro. Invece di affidarci all'ordine naturale, i transumanisti sostengono che è legittimo riformare la nostra natura in conformità con i valori umanitari e le aspirazioni personali.

Anche rifiutando la natura come parametro etico, come la maggior parte della gente al giorno d'oggi, possiamo naturalmente riconoscere che certe  particolari modifiche della natura umana potrebbero essere degradanti. Non tutto il cambiamento rappresenta un progresso. Non è neache garantito che tutti gli interventi tecnologici “a fin di bene” sulla natura umana avrebbero un impatto completamente positivo. Kass va ben oltre queste verità ovvie, tuttavia, quando dichiara che la disumanizzazione assoluta è il nostro destino come risultato inevitabile dell'ottenere  la padronanza tecnologica della nostra natura:

la conquista tecnica della sua stessa natura quasi certamente lascerebbe l'umanità completamente indebolita. Questo tipo di padronanza sarebbe equivalente alla disumanizzazione assoluta. Si legga Il Mondo Nuovo di Huxley, si legga The Abolition of Man di C. S. Lewis, si legga la descrizione di Nietzsche dell'ultimo uomo e poi si leggano i giornali. Omogeneizzazione, mediocrità, sottomissione, appagamento da droghe, degrado del senso estetico, anime senza amore e senza desideri, questi sono gli inevitabili risultati del rendere l'essenza della natura umana l'ultimo progetto della padronanza tecnica. Nel suo momento di trionfo, l'uomo prometeico si trasformerà in un bovino compiacente. [5 ]

Gli abitanti di Brave New World, per prendere il più conosciuto degli esempi di Kass, sono evidentemente privi di dignità (almeno in un senso del termine). Ma sostenere  che questa sia la conseguenza inevitabile dell'ottenere la padronanza tecnologica  sulla natura umana è eccessivamente pessimistico -e non dimostrato- se interpretato come una previsione del futuro ed è falso se inteso come necessità metafisica.

Ci sono molte aspetti inaccettabili nella società immaginata da Huxley in Brave New World. È statica, totalitaria, legata ad un sistema rigido di caste e, culturalmente, è un deserto. I cittadini stessi sono disumanizzati e privi di dignità. Ma non sono postumani. Le loro capacità non sono superumane, anzi, da molti punti di vista sono  sostanzialmente inferiori alle nostre. La loro aspettativa di vita e costituzione fisica è  normale, ma le loro facoltà intellettuali, emotive, morali e spirituali sono quasi inesistenti. La maggior parte degli abitanti del Mondo Nuovo soffre di vari gradi di ritardo mentale ingegnerizzato e a tutti, tranne i dieci Controllori del Mondo Nuovo (e ad una miscellanea di primitivi ed emarginati confinati in riserve recintate o su isole sperdute) è vietato, o è quantomeno scoraggiato, sviluppare la propria individualità e pensare ed agire indipendentemente.Tutti sono condizionati a non dare valore a queste caratteristiche. Il Mondo Nuovo non è la storia di un tentativo di miglioramento della natura umana andato male, ma una tragedia di ingegneria sociale e tecnologia deliberatamente utilizzati per tarpare le doti morali ed intellettuali di una popolazione intera, l'antitesi esatta della visione transumanista.

I transumanisti sostengono che la strategia migliore per evitare un Mondo Nuovo è quella di difendere vigorosamente la libertà morfologica e riproduttiva contro coloro che vorrebbero ergersi a Controllori del mondo. La storia insegna quali sono i pericoli del permettere ai governi di imbrigliare queste libertà. I  programmi di eugenetica coercitiva sostenuti da molti governi del secolo scorso e  appoggiati sia dalla destra che dalla sinistra, sono stati completamente screditati. Dato che probabilmente emergeranno attitudini profondamente diverse nei confronti delle tecnologie di incremento della natura umana, è cruciale che non si imponga dall'alto una soluzione unica, ma che l'individuo possa decidere secondo la propria  coscienza cosa sia adatto a se stesso e alla propria famiglia. L'informazione, il dibattito e la formazione sono i mezzi per incoraggiare il pubblico a prendere decisioni ragionate, non un divieto globale su una vasta gamma di opzioni mediche e di altre possibilità di intervento.

Il secondo timore è che si potrebbe verificare un'esplosione di violenza fra non-incrementati e postumani. George Annas, Lori Andrews e Rosario Isasi sostengono che dovremmo considerare la clonazione umana ed ogni modifica al patrimonio  genetico ereditario come crimini contro l'umanità allo scopo di ridurre la probabilità che una specie postumana possa apparire, perchè tale specie costituirebbe una minaccia all'esistenza della vecchia razza umana:

La nuova specie, i postumani, probabilmente considererà inferiori i vecchi esseri umani “normali”, o li vedrà persino come selvaggi adatti solo alla schiavitù o al macello. I normali, da parte loro, potrebbero vedere i postumani come una minaccia e, se lo potranno, potrebbero azzardare un attacco preventivo, uccidendo i postumani  prima che essi stessi siano da loro uccisi o asserviti. È questa prevedibile predisposizione al genocidio che fa degli esperimenti di modificazione della specie una potenziale arma di distruzione di massa e che rende il genetista irresponsabile un potenziale bioterrorista. [ 6 ]

E' innegabile che il bioterrorismo, o dei genetisti irresponsabili che sviluppassero  potenti armi di distruzione di massa, siano una seria minaccia alla nostra civilizzazione.  Ma l'uso della retorica del bioterrorismo e delle armi di distruzione di massa per attaccare gli usi terapeutici della biotecnologia tesi a migliorare la salute, la longevità, etc, è inutile. Le due situazioni sono nettamente separate. E' possibile  essere a favore di una regolamentazione rigorosa degli armamenti biologici e, allo stesso tempo, promuove gli usi terapeutici della genetica e di altre tecnologie di incremento umano, incluse quelle che alterano il patrimonio genetico ereditario e quelle che modificano la specie.

La società è sempre esposta al rischio che un certo gruppo al suo interno decida  di considerare un altro gruppo come adatto solo alla schiavitù o allo sterminio. Per neutralizzare tali tendenze, le società moderne hanno creato leggi ed istituzioni e le hanno dotate dei poteri necessari ad applicare tali leggi, proprio allo scopo di impedire a gruppi di cittadini di asservirsi o di sterminarsi l'un l'altro. L'efficacia di queste istituzioni non si basa sul fatto che tutti i cittadini abbiano simili capacità. Le società moderne e pacifiche possono avere al proprio interno molti cittadini con capacità fisiche o mentali limitate e, allo stesso tempo, molti altri cittadini che possono essere particolarmente robusti fisicamente o in ottima salute o dotati di un qualche talento intellettuale eccezionale. Aggiungendo a questa già vasta gamma di abilità dei cittadini con capacità aumentate tecnologicamente, non dovrebbe causare una guerra civile, né innescare un genocidio o riportare alla schiavitù.

Dobbiamo inoltre mettere in discussione il presupposto che le modifiche al patrimonio genetico ereditario o altre tecnologie di incremento umano condurrebbero a due razze umane diverse e separate. Sembra molto più probabile che esisterebbe una vasta gamma di  individui diversamente modificati o incrementati, così come esisterebbe una vasta gamma di esseri umani non modificati. Lo scenario in cui i “modificati” formano un patto fra di loro e attaccano i “naturali” è un'ottima trama per un film di  fantascienza, ma non è necessariamente lo scenario più plausibile. Anche oggi, quella parte della popolazione che include il novanta per cento più alto della popolazione potrebbe, in linea di principio, unirsi e sterminare o asservire il dieci per cento più basso di statura. Il fatto che ciò non accada, suggerisce che una società bene organizzata può funzionare anche se contiene molte potenziali coalizioni di gruppi che, se si organizzassero fra loro a questo scopo, potrebbero sterminare il resto della società.

Sostenere che tale scenario di una guerra fra esseri umani e postumani sia estremo e non probabile, non vuol dire che non esistano legittime preoccupazioni circa l'impatto sociale dei vari passi che potrebbero portarci verso la postumanità. Ingiustizia, discriminazione e stigmatizzazione nei confronti della popolazione modificata, o da parte della popolazione modificata,  potrebbero diventare seri problemi. I transumanisti sostengono che questi (potenziali) problemi sociali richiedono rimedi sociali. Un esempio dell'impatto della tecnologia contemporanea su aspetti importanti dell'identità di un individuo, è quello del cambio di sesso. L'esperienza dei transessuali indica che la cultura occidentale ha ancora molta strada da percorrere nell'accettare la diversità. Questa è una operazione che possiamo cominciare ad affrontare oggi, promuovendo un clima di tolleranza e di accettazione verso coloro che sono diversi da noi. Descrivere scenari allarmisti di future minacce da parte di persone tecnologicamente modificate o condannarne preventivamente la natura come necessariamente degradata, non è il modo migliore di affrontare il tema.

E come reagire di fronte allo scenario ipotetico in cui una persona intenda creare, o diventare, un essere dotato di capacità così radicalmente aumentate che uno solo o un piccolo gruppo di tali esseri potrebbe controllare l'intero pianeta? Questo non è chiaramente uno scenario probabile nel futuro imminente, ma è possibile immaginare che, fra qualche decina d'anni, la prospettiva della creazione di macchine superintelligenti potrebbe sollevare questo genere di preoccupazione. Il potenziale creatore di una nuova forma di vita dotata di potenzialità senza precedenti avrebbe  l'obbligo morale di accertarsi che tale essere sia privo di tendenze psicopatiche e che abbia invece inclinazioni umanitarie. Per esempio, un futuro programmatore di intelligenza artificiale dovrebbe poter dimostrare che la creazione di una superintelligenza presumibilmente dotata di inclinazioni umanitarie sia più sicura dell'alternativa. Anche in questo caso, tuttavia, questo scenario (attualmente) da fantascienza, deve essere chiaramente separato dalla nostra situazione attuale e dalla nostra preoccupazione più immediata, e cioè intraprendere misure efficaci per  incrementare le capacità umane e per allungare la durata della vita in piena salute.

È la dignità umana incompatibile con la dignità postumana?

La dignità umana è a volte invocata, nei dibattiti, come sostituto per le idee chiare.  Con questo non intendo negare l'esistenza di questioni morali importanti correlate alla dignità, ma intendo dire che è necessario definire con precisione cosa si ha in mente quando si usa il termine. Di seguito, considero due interpretazioni diverse di dignità:

Dignità come condizione morale, in particolare il diritto inalienabile ad essere trattati  con un livello minimo di rispetto.

Dignità come l'essere degno o onorato; valore, nobiltà, merito. (The Oxford English  Dictionary)[7]

Secondo entrambe queste definizioni, la dignità è un qualcosa che un postumano  potrebbe possedere. Francis Fukuyama, tuttavia, sembra negare questa possibilità e  avverte che sarebbe un disastro abbandonare l'idea che la dignità sia una caratteristica ristretta agli esseri umani (definiti come coloro che possiedono una misteriosa qualità umana essenziale denomina il “Fattore X”[ 8 ]):

La negazione del concetto di dignità umana - cioè dell'idea che la razza umana sia dotata di un qualche cosa di unico che giustifica una collocazione morale più elevata per ogni membro della specie rispetto al resto del mondo naturale - conduce verso una strada pericolosa. Potremmo essere costretti, un giorno, a prendere questa strada, ma dovremmo farlo con gli occhi bene aperti. Nietzsche è una guida migliore a quel che ci aspetta su quella strada, delle legioni di bioeticisti e accademici Darwinisti superficiali oggi inclini a darci consigli morali su questo tema.[ 9 ]

Quello che sembra preoccupare Fukuyama è che l'arrivo di una nuova categoria di  persone modificate potrebbe causare la perdita dello status morale corrente di qualche categoria (forse i bambini, o i portatori di handicap mentale, o le persone non modificate in generale), e che un fondamentale presupposto della democrazia liberale, il principio di uguale dignità per tutti, vada perduto.

Dietro tale convinzione si intravede il timore che invece di allargare il “cerchio morale” [che racchiude in sé le creature da trattare con dignità - NdT]  ci si ritrovi con una figura ovale, della quale avremmo cambiato la forma, ma la cui area rimarrebbe costante. Fortunatamente, questa immaginaria legge della conservazione del riconoscimento morale non gode di supporto empirico. Le categorie di persone alle quali è stata  riconosciuta una piena condizione morale nelle società occidentali sono cresciute di numero [storicamente - NdT] e ora includono gli uomini senza proprietà o non di origini nobili, le donne e i non-bianchi. Sembrerebbe quindi logico aggiungere alla lista i postumani futuri, o anche alcuni primati o delle chimere umano-animali,  dovessero queste essere create. E non vedo ragione per cui questo dovrebbe  necessariamente implicare un restringimento compensatorio nella direzione opposta per altre categorie (la status morale di certe categorie limite è problematico, per esempio feti o pazienti di Alzheimer in fase avanzata, o coloro dichiarati in morte cerebrale. Il loro status morale dovrebbe essere considerato indipendentemente da quello di esseri umani tecnologicamente modificati o di nuove forme di vita artificiale).  Il nostro ruolo in questo processo non deve essere quello di osservatori  passivi. Quello che possiamo fare è creare strutture sociali più inclusive, che sappiano abbinare il giusto riconoscimento morale ed i diritti di tutti, siano essi uomini o donne, bianchi o neri, carne ed ossa o silicio.

La dignità nel secondo senso del termine, cioè una qualità speciale o un certo valore morale, è qualcosa che gli esseri umani possiedono in quantità differenti. Alcuni eccellono molto più di altri. Alcuni sono moralmente ammirabili; altri sono vili e malvagi. Non c'è ragione per immaginare che gli esseri postumani non possano essere dotati di dignità in questo secondo senso. Potrebbero persino raggiungere livelli di   moralità più alti di quelli umani e lo stesso dicasi per altre aree. Gli abitanti del Mondo Nuovo, che erano subumani piuttosto che postumani, erano dotati di ben poca di questo tipo di dignità ed è anche per questo motivo che non sono un modello da seguire. Sicuramente, però, possiamo creare visioni più accettabili e positive di quello che vogliamo divenire. Ci saranno anche coloro che si trasformeranno in esseri  postumani degradati, ma d'altra parte anche oggi esistono esseri umani che non conducono vite moralmente accettabili. Per quanto spiacevole, il fatto che qualcuno possa fare delle scelte sbagliate non è motivo sufficiente per sopprimere il diritto di scegliere del resto della popolazione. Inoltre, esistono contromisure legittime: riforme sociali e culturali e le varie forme di formazione, incoraggiamento e persuasione.  Queste sono le misure adatte che coloro che sono preoccupati dalla prospettiva di postumani degradati dovrebbero invocare, non una proibizione generale di tutti i modelli di esistenza postumani. Una democrazia liberale dovrebbe solo consentire limiti alla libertà morfologica e riproduttiva nel caso in cui tali libertà siano abusate per nuocere  ad un'altra persona.

Il principio che le decisioni riguardanti eventuali modifiche genetiche ai figli debbano essere prese dai genitori è stato attaccato sulla base che questa forma di libertà riproduttiva costituirebbe una specie di tirannia parentale che insidierebbe la dignità dei figli ed il loro diritto di compiere scelta autonome;  per esempio, Hans Jonas ha dichiarato:

La natura soggiogata dalla tecnologica include anche l'uomo, il quale (fino ad ora), tramite la tecnologia, la considerava sua proprietà…  Ma di chi è tale potere e su chi o cosa è esercitato? Ovviamente, è il potere della generazione attuale sulle generazioni successive. Queste non hanno difesa contro le scelte fatte dai pianificatori di oggi. L'altro lato della medaglia del potere di oggi è la futura riduzione in schiavitù dei viventi da parte dei morti. [10 ]

Jonas parte dal presupposto che i nostri discendenti, che presumibilmente saranno molto più tecnologicamente avanzati di noi, sarebbero tuttavia senza difesa nei confronti delle nostre azioni mirate ad incrementare le loro capacità. Ciò è probabilmente errato. Se, per un qualche misterioso motivo, essi decidessero di voler essere meno intelligenti, meno in buona salute e meno longevi, non difetterebbero dei mezzi per realizzare questi obiettivi e per rovinare i nostri piani.

Ad ogni modo, [la scelta di intervenire - NdT] non è una scelta difficile se si considera che l'alternativa alla libertà di scelta dei genitori nel determinare le  caratteristiche delle nuove generazioni è l'affidarsi alla natura per il loro benessere e quindi affidarsi al caso. Se Madre Natura fosse un genitore in carne e ossa, sarebbe in prigione per abuso di minori e omicidio. I transumanisti accettano, naturalmente, che così come la società può limitare l'autorità dei genitori in circostanze eccezionali, quali i casi di abuso, così la società dovrà imporre regole precise mirate alla protezione delle generazioni future da interventi genetici chiaramente nocivi - ma non solo perché [tali interventi - NdT] rappresentino una scelta conscia invece dell'affidarsi al caso.

Jürgen Habermas, in uno scritto recente, echeggia le preoccupazioni di Jonas ed esprime il timore che anche solo il venire a conoscenza del fatto di essere stati  intenzionalmente creati potrebbe avere conseguenze rovinose:

Non possiamo escludere che lo scoprire di possedere caratteristiche ereditarie selezionate da altri, possa risultare nella limitazione delle scelte di una vita dell'individuo e che possa insidiare i rapporti, essenzialmente simmetrici, fra esseri umani liberi e uguali fra loro. [11 ]

Un transumanista potrebbe rispondere che sarebbe un errore se un individuo si convincesse di non avere controllo sulla propria vita solo perchè alcuni (o tutti) i suoi geni fossero stati selezionati dai suoi genitori. Egli avrebbe lo stesso livello di controllo se la sua costituzione genetica fosse stata selezionata dal caso. Potrebbe persino avere più possibilità fra cui scegliere e maggiore autonomia nella propria vita, se le modifiche in questione fossero tali da incrementare l'insieme delle sue capacità.  Essere sani, intelligenti, o avere una vasta gamma di talenti, o essere dotati di ottima autodisciplina sono tutte qualità che tendono ad aprire più porte di quante ne chiudano.

Anche se alcuni individui geneticamente modificati non riuscissero ad comprendere  tutto ciò e di conseguenza si sentissero oppressi dalla conoscenza della loro origine, sarebbe pur sempre un rischio da valutare ricordandosi dei rischi impliciti nell'avere un genoma non modificato, rischi che possono essere estremamente gravi. In presenza di alternative sicure ed efficaci, sarebbe irresponsabile rischiare di costringere qualcuno ad affrontare la vita dotato di capacità congenitamente diminuite o di una elevata predisposizione alla malattia.

Perchè abbiamo bisogno della dignità postumana

Analoghe previsioni preoccupanti furono esposte negli anni settanta circa i gravi danni psicologici che bambini concepiti “in provetta” avrebbero potuto soffrire scoprendo la propria origine. Tali previsioni sono risultate poi completamente sbagliate. E' difficile evitare l'impressione che una certa predisposizione o pregiudizio filosofico sia responsabile della tendenza, esibita da molti bioconservatori, di aggrapparsi ad ogni brandello di giustificazione empirica, persino il più tenue, per vietare certe tecnologie di incremento umano, ma non altre. Supponiamo che far ascoltare Mozart ai feti durante la gravidanza aumenti il loro talento musicale. Nessuno si pronuncerebbe per un divieto della musica classica nelle vicinanze delle future mamme, solo perchè non possiamo escludere che un giorno, scoprendo che la sua abilità con il violino è stata “programmata” in lui dai suoi genitori, un bambino possa subire un danno psicologico. Eppure, quando si parla di modifiche genetiche, argomenti non molto diversi da questa parodia sono spesso presentati come importanti o addirittura come conclusivi, da prominenti bioconservatori. Per i transumanisti, questa è ipocrisia.  Come mai per i bioconservatori qualsiasi possibile effetto collaterale, anche se basato su nient'altro che psicologia da supermercato, si trasforma immediatamente in una profonda intuizione filosofica  sufficiente, dal loro punto di vista, ad abbattere il progetto transumanista?

Forse una risposta parziale può essere trovata nei diversi atteggiamenti che  transumanisti e bioconservatori hanno verso la dignità postumana. I bioconservatori tendono a negare la dignità postumana e considerano la postumanità una minaccia alla dignità umana. Di conseguenza, subiscono la tentazione di denigrare quegli interventi che potrebbero portare a modifiche future ancor più radicali, che a loro volta potrebbero poi risultare nell'arrivo dei detestati postumani. Ma se tale fondamentale opposizione al postumano non è apertamente dichiarata come premessa alla loro posizione, i bioconservatori sono costretti ad usare due pesi e due misure nel  valutare i casi specifici: per esempio, devono adottare una posizione per quanto riguarda gli interventi genetici sulla “germ-line” [interventi genetici tramandabili alla generazione successiva -  NdT] ed un'altra per quanto riguarda un semplice miglioramento della nutrizione materna (un fattore  presumibilmente non visto come un passo verso l'era postumana).

I transumanisti, al contrario, considerano compatibili e complementari la dignità umana e quella postumana. Sostengono che la dignità, nel senso moderno del termine, è costituita da quello che, potenzialmente, possiamo diventare, non dal nostro pedigree o dalle caratteristiche della nostra origine. Ciò che siamo non è solo una funzione del nostro DNA, ma anche del nostro contesto tecnologico e sociale. La natura umana, in questo più ampio senso, è dinamica, parzialmente creata da noi e migliorabile. I nostri fenotipi correnti (e le vite che conduciamo) sono sostanzialmente  differenti da quelli dei nostri antenati cacciatori-raccoglitori. Possiamo leggere e scrivere; indossiamo vestiti; viviamo in città; guadagniamo soldi e compriamo il nostro cibo al supermercato; parliamo al telefono, guardiamo la televisione, leggiamo i giornali, guidiamo automobili, paghiamo tasse, votiamo in elezioni; le donne partoriscono in ospedali; l'aspettativa di vita è di tre volte superiore a quel che era nel pleistocene; sappiamo che la terra è rotonda e che le stelle sono nubi di gas illuminate dall'interno da reazioni di fusione nucleare e che l'universo ha circa 13,7 miliardi di  anni di età e che è incredibilmente enorme. Dal punto di vista di un cacciatore-raccoglitore, potremmo già sembrare quasi postumani. Eppure, queste radicali modifiche delle capacità umane -alcune biologiche, altre esterne-  non ci hanno privati della nostra condizione morale e non ci hanno disumanizzati nel senso di averci resi generalmente vili e indegni. Allo stesso modo, se noi o i nostri discendenti un giorno riusciremo a trasformarci in quello che, rispetto agli standard correnti, potrebbe essere definito  come postumano, questo non rappresenterebbe necessariamente una perdita di dignità.

Dal punto di vista transumanista, non esiste una profonda differenza morale fra i metodi tecnologici di migliorare la condizione umana e quelli non tecnologici.  Difendendo la dignità postumana promuoviamo un'etica più inclusiva e più umanitaria, un'etica che includa coloro che saranno tecnologicamente modificati così come gli esseri umani di oggi. Inoltre, così facendo rimuoviamo un'ipocrisia dalla  nostra visione morale, permettendoci di percepire più chiaramente le opportunità esistenti per gli ulteriori progressi del genere umano.[12 ]

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[1]  N. Bostrom et al., "Il FAQ Transumanista," World Transhumanist Association Web (1999).
[2]  N. Bostrom, "Human Genetic Enhancements: A Transhumanist Perspective," Journal of Value Inquiry Forthcoming (2003).
[3]  Leon Kass, "Ageless Bodies, Happy Souls: Biotechnology and the Pursuit of Perfection," The New Atlantis 1 (2003).
[4]  See e.g. Jonathan Glover, Humanity: A Moral History of the Twentieth Century (New Haven: Yale University Press, 2001).
[5]  Leon Kass, Life, Liberty, and Defense of Dignity: The Challenge for Bioethics (San Francisco: Encounter Books, 2002)., p. 48.
[6]  George Annas, Lori Andrews and Rosario Isasi, "Protecting the Endangered Human: Toward an International Treaty Prohibiting Cloning and Inheritable Alterations," American Journal of Law and Medicine 28.2&3 (2002)., p. 162.
[7]  J. A. Simpson and Edmund Weiner, eds., The Oxford English Dictionary, 2nd ed. (Oxford: Oxford University Press, 1989).
[8]  F. Fukuyama, Our Posthuman Future: Consequences of the Biotechnology Revolution (New York: Farrar, Strauss and Giroux, 2002)., p. 149.
[9]  Ibid., p. 160.
[10]  Hans Jonas, Technik, Medizin Und Eugenik: Zur Praxis Des Prinzips Verantwortung (Frankfurt am Main: Suhrkamp, 1985)., quoted from Habermas (see fn. 11)
[11]  Juergen Habermas, The Future of Human Nature (Oxford: Blackwell, 2003)., p. 23.
[12]  For their comments I am grateful to Heather Bradshaw, John Brooke, Robin Hanson, Matthew Liao, Eliezer Yudkowsky, Nick Zangwill, and to the audiences at the Ian Ramsey Center seminar of June 6th in Oxford and the Transvision 2003 conference at Yale, where earlier versions of this paper were presented.




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