Inizia l’era dove i paralizzati potranno camminare

Di Carlo Pelanda (9-9-2008)

Anni fa questa rubrica suggerì di far convergere gli sviluppi in diversi settori tecnologici per produrre esoscheletri capaci di far camminare grandi invalidi, paralizzati, nonché di sostenere la mobilità degli anziani:

(a) esomoltiplicatori di potenza per i militari, leggeri e automaticamente adattabili ai gesti in atto;

(b) il sistema di autoequilibrio inventato per il veicolo a due ruote Segway;

(c) sistemi robotizzati per funzioni servoassistite.

Per questo la rubrica segnala con eccitazione il primo passo concreto in tale direzione. L’israeliana Argo Medical Technologies ha annunciato la sperimentazione di un esoscheletro (tuta con rinforzi, nel caso) capace di dare la mobilità a chi non cammina. L’inventore è il paraplegico Amit Goffer. Si apre una nuova area di mercato con alto potenziale sia di business sia di salvazione. Ma lo sviluppo di tale tecnologia è ancora troppo lento per problemi sul lato dell’offerta e della domanda. Come risolverli per accelerare?

Il prototipo di Goffer richiede ancora l’uso di stampelle e non è manovrabile da grandi paralizzati. Ma sul lato dell’offerta i potenziali tecnologici sono maggiori, basta collegarli. Cosa esattamente è futurpossibile? Un esoscheletro indossabile comodamente, con peso inferiore ai 10kg batteria compresa (nanofibre). Ogni giuntura rilevante è micromotorizzata e gestita da un computer che anche assicura l’autoequlibrio del movimento (garanzia anticaduta). I paralizzati totali potrebbero manovrarlo con un chip nel cervello simile a quello sperimentato da Kibernetics.  In sintesi, si tratta di un robot indossabile e modulabile per far camminare gli inabili e potenziare i movimenti degli abili. Per sviluppare a tale livello il robot tutore, tuttavia, ci vuole un impulso di domanda che ora non c’è. Quello prodotto dagli inabili, pur tanti, è caratterizzata da soggetti mediamente poco capitalizzati in un ambiente di sanità statalizzata o gestita da assicurazioni che offre sopravvivenza, ma non qualità della vita. Oltre a definire un nuovo diritto alla mobilità per l’inabile, la chiave di mercato è quella di stimolare la domanda per robot tutori di potenziamento con fini sportivi e di lavori speciali (polizia, pompieri, costruzioni, servizi logistici, ecc.) per ingaggiare una fascia ricca del mercato. Ovviamente il vero impulso arriverà dagli imprenditori. Poiché l’Italia ha sorprendenti capacità residenti nel settore della robotica questo rubricante, anche imprenditore in tecnologie futurizzanti, per esempio www.vuzeta.com, chiama qui altri per condividere l’investimento di start up.

Faremo soldi, salveremo gente.  

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La versione originale dell'articolo sul sito di Carlo A. Pelanda

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