La coscienza e il suo doppio (l'ipotesi futurizzante di un supporto biocibernetico)

Di Carlo Pelanda

Una recente battuta di Sir Arthur Clark ha portato sui media la notizia della possibilità di trasferire la coscienza su un supporto elettronico e in tal modo liberarsi daivincoli della materia e della mortalità. Possibile? Da anni gruppi di ricerca stanno tentando di capire come riuscirci, semplificando, in termini di downloading della personalità dal cervello a un computer. Gli interessati, in Italia, allo stato dell'arte possono consultare il fisico Giuseppe Vatinno [sito web; gli articoli di Vatinno su Estropico].

Ma c'è un'alternativa. Questa rubrica partecipa a un club globale di futurizzanti che indirizza investimenti sulle tecnologie per la superevoluzione antropica e ne elabora i concetti guida. E' difficile che la strategia di copiatura di una configurazione mentale renda possibile il trasferimento della consapevolezza, la coscienza, da un supporto fisico all'altro. Appare, invece, più promettente il programma di ricerca - per ora solo su carta e simulazioni - che sviluppa un doppione biocibernetico (biochip simbionte) della soggettività nel cervello in modo tale che la coscienza possa disporre di due supporti: quello naturale non trasferibile e degradabile e quello artificiale, trasferibile e durevole. Il corpo muore o viene soppresso e la coscienza artificiale, ma portatrice della soggettività, viene trasferita in altri contenitori.

In sintesi, attraverso il processo di endobiocibernazione, si genera una sorta di anima che poi può essere staccata dal corpo e inserita in un supporto fisico ed energetico più solido e duraturo. La tecnologia di fusione tra sistemi (nano)fisici, biologici e informatici per realizzare tale prospettiva non è vicina, ma nemmeno lontana (2040).

Potrà poi l'anima così costruita essere immortalizzata? Qui lo scenario è più vago, ma non è escludibile l'ulteriore trasformabilità della soggettività cibernata in un oggetto fisico ancora più "leggero".

L'immortalizzazione implicherà scopi, estetica e sistemi dolore/piacere diversi da quelli dell'essere mortale? Difficile immaginarlo ora, ma si può ipotizzare che vi sarà un effetto trascinamento della matrice umana originaria: dominio, riproduzione, socialità. Questa resterà invariata, ma le sue espressioni varieranno in relazione alla disponibilità/scelta di diversi supporti. Automi similumani cercheranno di continuare a fare una carriera e l'amore. I trasferiti entro sistemi informatici cercheranno senso e piacere nel ciberspazio.

Noiosetto? Si passerà a più eccitanti supporti fisici infinitamente autoevolutivi ed energizzabili grazie ai quali si potrà diventare, dopo eoni, universi senzienti. Odissea con alla fine la noia degli dei? Beh, dipenderà dalle stelline.

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La versione originale dell'articolo è disponibile negli archivi de Il Foglio (6 marzo 2007, seconda pagina).

Il sito di Carlo A. Pelanda

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