Sarò cyborg: articolo e intervista sul postumano (La Repubblica)

Un positivo articolo sul tema del postumano e del transumanesimo ed un'intervista a Riccardo Campa, della Associazione Italiana Transumanisti.


Qualcuno e’ perfetto - Non ha eta’, non ha sesso, non ha razza. E’ l’ essere umano dei sogni, un’utopia alla quale stanno lavorando scienziati e artisti.

di Laura Lazzaroni (dall'inserto La Repubblica delle Donne di sabato 26 febbraio 2005)

Cos’avrà pensato il fotografo Chris Dorley-Brown davanti al risultato finale del suo progetto, Haverhill2000? Seduto di fronte allo schermo del computer, in un caos di cavi, scanner e negativi, avrà aspettato che il programma di morphing finisse di elaborare l’ultima immagine. E infine se la sarà trovata a tutto schermo, una bella faccia serena, asessuata e senza età, ottenuta incrociando le foto di duemila abitanti della cittadina inglese di Haverhill, maschi, femmine, giovani, vecchi, di più razze.

Dorley-Brown sapeva che il suo intento non era solo quello di “stabilire un archivio consultabile e permanente della cittadinanza”, ma anche di “costruire una popolazione virtuale”. O meglio, un essere virtuale, virtualmente perfetto, sorprendentemente scaturito dall’incrocio di tante umane imperfezioni. Avrà provato il brivido del creatore, il rimpianto di non poter tradurre la faccia in un individuo di carne e sangue, il dubbio di aver peccato di hybris?

Chissà. Una cosa, tuttavia, è certa: il suo progetto non sarebbe stato possibile senza i prodigi della tecnologia grafica. E di certo Chris non è solo. Traslando dall’Arte alla Scienza (ma già si profila un futuro in cui le due saranno interconnesse), i progressi di biotecnologia, scienza cognitiva, nanotecnologia e informatica presentano all’uomo un dilemma: quelli che oggi sono strumenti di cura, non potrebbero un domani servire a potenziare i corpi sani?

Negli Usa, dove già tentativi in questo senso sono in atto, esperti di bioetica e tecnovisionari sono scesi in campo. In discussione ci sono definizioni di identità, uguaglianza, moralità, sicurezza; il concetto stesso di umanità.

Una filosofia analoga a quella che anima il “postumano” creato dall’artista concettuale Natasha Vita-More. “Garanzia: ventiquattresimo paio aggiuntivo di cromosomi. I corpi abusati verranno sostituiti a spese dell’interessato. Ci riserviamo il diritto di cambiarli con un modello di seconda mano”. E più sotto, in piccolo: “Ci piace considerarlo un incrocio tra Frank Lloyd Wright e Le Corbusier”. Si chiama Primo Posthuman 2005, ed è visionabile sul sito.

Un postumano è “un individuo le cui caratteristiche di base sono così superiori a quelle di noi umani, da non essere più considerato umano secondo gli standard attuali” (definizione della World Transhumanist Association). Un individuo “con capacità intellettuali superiori, resistente alle malattie e all’età, che ha il controllo del proprio stato psico-emotivo, superiormente predisposto al piacere, all’amore, all’apprezzamento artistico, in grado di sperimentare stati di consapevolezza a noi sconosciuti”.

Da non confondere con il “transumano”, stadio di transizione intermedio, mentre è “transumanista” chi sostiene la ricerca in questo senso. «Il mio Primo sarà rivestito da un polimero di nanoparticelle, una sorta di pelle morbida e resistente allo stesso tempo. Le strutture interne saranno di gomma e di nanomateriali porosi. Avrà un metacervello con memoria e sensi avanzatissimi. Il sangue? E chi dice che ce ne sarà bisogno?». L’aspetto sarà umano e si potrà personalizzare. Costerà un milione di dollari, forse più. Come i viaggi spaziali, si svaluterà nel tempo.

Vita-More parla al futuro: la sua creatura, per ora, è disponibile solo come prototipo grafico: «Ho il design e chi potrebbe realizzare le singole parti: aspetto che la tecnologia si metta alla pari!».

E infatti gli scienziati non stanno con le mani in mano. A TransVision2005, in programma a Caracas per il prossimo luglio, Vita-More e gli altri transumanisti si riuniranno proprio per parlare delle ultime novità. James Hughes, docente di Politica sanitaria al Trinity College di Hartford e direttore esecutivo della World Transhumanist Association, che organizza il summit, spiega quali passi sono già stati compiuti in direzione del futuro: «È chiaro che i progressi maggiori arrivano laddove c’è convergenza di specialità diverse. Per esempio, il traguardo più vicino pare quello del potenziamento genetico, una variante della terapia genica in cui il pezzetto di Dna da inserire sarà veicolato da vettori microscopici, presi in prestito dalla nanotecnologia. Inizialmente sarà uno strumento terapeutico, ma poi la linea tra terapia e potenziamento sfumerà. Il primo impiego non clinico mirerà a rallentare l’invecchiamento».

Dalla nanotecnologia vengono anche altri gadget per la salute: Robert A. Freitas Jr. dell’Institute for molecular manufacturing di Los Altos, California, autore di numerosi volumi sulla nanomedicina, spiega che «le nanoparticelle vengono già impiegate in diagnostica e sono molto vicine all’applicazione in terapia, sotto forma di “vernici” biologiche (fluidi “spalmabili” con proprietà di biocompatibilità e bioattività, ndr) o farmaci». Tra 10-20 anni (20-30 perché i costi permettano un impiego anche al di fuori dei corridoi ospedalieri) sarà il turno dei nanorobot: costruiti in robustissimo diamante o zaffiro, conterranno un computer di bordo, un sistema di comunicazione, uno di alimentazione, accessori per manipolare l’ambiente esterno. «Io, per esempio, sto studiando respirociti, clottociti e microbivori, versioni artificiali e assai più efficienti di globuli rossi, piastrine e globuli bianchi. Mi interessano anche i microchirurghi, che potranno intervenire a livello di cellula; e con il collega Chris Phoenix stiamo progettando un “vasculoide”, pellicola di nanoparticelle da “spalmare” sull’interno dei vasi: sostituirà il sangue».

La cura per l’invecchiamento biologico, Freitas la data al 2030. Per migliorare le facoltà intellettive e sintonizzare meglio l’emotività, invece, ci sarà meno da aspettare. Spiega Hughes: «Per il trattamento della depressione, la Food and Drug Administration ha appena approvato un pacemaker del nervo vago, originariamente usato per l’epilessia. E c’è l’impianto cocleare, per i difetti dell’udito: Giappone e Svezia in particolare sono le culle della prostetica (progettazione e realizzazione di protesi) e della cibernetica. E ancora, i farmaci attivi sul sistema nervoso centrale: prendiamo il modafinil, in commercio qui col nome di Provigil. La Fda l’ha approvato anni fa per la narcolessia, ma già ora è il rimedio ufficioso degli insonni, la loro nuova tazza di caffè», per stare svegli di giorno, in modo da riposare meglio la notte.

Zach Lynch, direttore della società californiana NeuroInsights, è una sorta di meteorologo della neuroscienza. Tra le altre cose, consiglia i venture capitalist (investitore di capitale a rischio) che vogliono mettere soldi nel settore. «La neurotecnologia va divisa in diagnostica, prostetica e farmaceutica. È un mercato da 80 miliardi di dollari, con alcuni cavalli vincenti su cui puntare, come i cogniceutici, impiegati tra l’altro contro morbo di Alzheimer e disturbo da deficit di attenzione. Per quest’ultimo già si usa il Ritalin: beh, non è un segreto che il 15-20 per cento degli studenti di college se lo procuri per aiutarsi nello studio.

Del Ritalin esiste già una variante con minori effetti collaterali, il Fovalin. Mentre una compagnia della Bay area è in fase avanzata della sperimentazione di un composto capace di stimolare l’apprendimento nei topi». Lynch scommette anche sulla neuroinformatica. Per esempio, «sull’uso combinato di immagini di risonanza magnetica e chip al Dna, che permetteranno di correlare la struttura anatomica dell’encefalo e le istruzioni per il suo assemblaggio, contenute nei cromosomi».

Lynch è ottimista, ma con cautela. «Parliamo di modificare la sede del pensiero, delle emozioni, delle sensazioni. Il rischio è uno spostamento della percezione e l’alterazione delle relazioni sociali, con ripercussioni nel campo del lavoro, della politica. Lo scenario peggiore? L’avvento di nuove malattie nervose, la “neuroguerriglia” (alcune delle tecniche di neuro-potenziamento sono in sperimentazione nell’esercito americano), la castrazione delle libertà civili: chi impedirà a un datore di lavoro di impiegare la Tac ai colloqui? O ai funzionari aeroportuali di analizzare le onde cerebrali, per captare eventuali segnali di attività sovversiva? Ma soprattutto, come la mettiamo con il vantaggio intellettuale degli individui neuro-potenziati?».

Dubbi molto simili impegnano anche gli altri protagonisti del fenomeno transumanista: nel massiccio vademecum Beyond therapy: Biotechnology and the pursuit of happiness del 2003, il Pcb, Comitato di Bioetica insediato dal presidente George W. Bush, ha preso di mira i pericoli dell’impiego di questa “supermedicina”. Leon Kass, presidente del comitato, ha messo in guardia da quella che definisce una «deformazione delle attività umane». Un portavoce del Pcb chiarisce che «il Council non ha diramato raccomandazioni in materia; piuttosto, incoraggia il cittadino a considerare ciascuna tecnologia proposta con un occhio attento ai valori e agli ideali in gioco. Un approccio oggettivo permetterà di godere dei frutti della biotecnologia evitando, allo stesso tempo, le tentazioni più pericolose».

Hughes non condivide le paure del Pcb. Chiama in causa Francis Fukuyama, docente di Politica economica internazionale alla Johns Hopkins University, consigliere del Pcb e autore del libro Our posthuman future (L’uomo oltre l’uomo, Mondadori 2002): «È convinto che la nostra umanità sia definita da un qualche fattore X; e che, facendo a modo nostro, ce ne allontaneremo. Ma l’umanità non è condivisione degli stessi geni o degli stessi pensieri; è qualcosa di più, va oltre. Perché, potendolo fare, non dovremmo lottare per vivere di più, per diminuire i disagi degli anziani e i costi sanitari, per sentire meglio e pensare più lucidamente?».

Hughes nota che, da secoli, l’uomo si “potenzia”: la scrittura stessa ne è un esempio, visto che rappresenta un’estensione del nostro cervello. Ora sembra innocua, ma anch’essa ha avuto i suoi effetti collaterali: per esempio la scomparsa della tradizione orale. «Va valutato il rapporto rischio- beneficio. Non mi preoccupa che le nuove tecnologie diventino un lusso dei facoltosi: come nel caso di televisione o telefono, aumentando la diffusione crolleranno i prezzi. Mi preoccupa piuttosto che non siano sicure. E soprattutto, mi angustia una domanda: come inquadreremo la classe dei superuomini? ».

Domande cui, citando l’onesto Lynch, «ancora non si può dare risposta». Eppure ci si prova. Appuntamento a Caracas, dunque. E oltre.

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Transumano e postumano: delle prospettive italiane parla Riccardo Campa, associato di Sociologia all’Università di Cracovia e presidente dell’Associazione italiana transumanisti (Ait).

«In Italia, come in tutti i Paesi avanzati, sono in atto ricerche su robotica, intelligenza artificiale e biotecnologie e, nel contempo, dibattiti intercattedra, che coinvolgono filosofi e sociologi, sulle implicazioni etiche del divenire postumano.

Per fare qualche esempio, il progetto Babybot dell’Università di Genova, ovvero il tentativo di costruire un umanoide in grado di apprendere e acquisire gradualmente una coscienza, è apprezzato a livello internazionale; La Sapienza di Roma ha organizzato il seminario Il postumano nelle reti, che si protrarrà fino a fine aprile. Non pochi interventi dimostrano apertura verso le tematiche transumaniste. Non vorrei però dipingere la situazione più rosea di quella che è. La ricerca scientifica in Italia è agonizzante, e la legge sulla fecondazione assistita rischia di ucciderla del tutto.

Perciò, avremmo senz’altro preferito un referendum per l’abrogazione totale. Ci si rimprovera di volere il Far West, mentre vogliamo la libertà di decidere il nostro futuro. Da anni si lamenta il fatto che l’Italia investe solo l’1% del Pil in ricerca, mentre gli altri Paesi industrializzati almeno il 2% (gli Usa il 4,2%, la Francia il 5%). Ci si dispera, a parole, per la fuga dei cervelli. Tra parentesi, molti membri della direzione dell’Ait vivono e lavorano all’estero. Anche negli Usa sta crescendo il partito antiscienza: il 48% degli americani vorrebbe sostituire i corsi di biologia evoluzionista nelle scuole con la lettura della Genesi. Però c’è una differenza: se un’idea ha un mercato, in America si realizza, in Italia non necessariamente.

L’Ait sta cercando di creare una rete di crionicisti, per dare la possibilità di essere ibernati in sospensione crionica (ibernazione, per chi vuole preservare un cervello funzionante in attesa che la medicina progredisca, ndr). I nostri amici americani lo hanno potuto fare. Ait si batte per nuovi diritti individuali, che noi chiamiamo “diritti tecnologici”. I recenti interventi legislativi di carattere proibizionistico stanno minando il diritto che ogni individuo ha di modificare il proprio essere. E che discende dalla regola aurea delle liberaldemocrazie: ogni uomo è libero di fare tutto ciò che non limita la libertà di altri. Il divenire cyborg è un progresso decisivo nell’evoluzione della specie, frutto della razionalità e non del caso».

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Vedi anche:


Biotecnologie, la fine dell'Uomo, di Francis Fukuyama

Transumanesimo:  l'idea più pericolosa al mondo? di Nick Bostrom

Transumanesimo: l'idea più pericolosa? di Ronald Bailey

Biotecnologie: la fine dell'Uomo? di Fabio Albertario

In difesa del transumanesimo, di Riccardo Campa (Libero)

Belli e immortali, ecco chi vuole creare il superuomo. (Panorama)

Cosa è il transumanesimo? E chi ne ha paura? di Giuseppe Vatinno

Caro Ferrara - Ecco il vero transumanismo, di Fabio Albertario (Il Foglio)

"Transumanisti e darwiniani estremisti" - Un breve articolo su l'Avvenire attacca i transumanisti: una precisazione, un chiarimento e un commento.

Attenti, l'uomo è fuori moda. La scienza prepara "l'oltreuomo"  di Marcello Veneziani (Libero) e la risposta di Riccardo Campa

Fukuyama: No a ingegneria genetica come a fascismo e comunismo - Commenti sull'intervista di Gianni Riotta a Francis Fukuyama sul Corriere della Sera del 10 ottobre 2005.


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