Il salto cosmico di Bush è reale e non solo elettorale

Il piano cosmico di Bush è un progetto reale di rilancio della politica di potenza

Di Carlo A. Pelanda

I media hanno trattato l’annuncio del piano spaziale di Bush enfatizzandone i soli scopi elettorali. Che questi abbiano ispirato la “forma” della comunicazione è fuor di dubbio. Ma la “sostanza” riguarda un progetto reale.

Negli ultimi due anni tre diversi insiemi di think tank statunitensi hanno sollecitato la ripresa della componente extraterrestre della “politica di potenza”. Quelli militari temono la competizione cinese. Crescerà, spinta da enormi investimenti già in atto, al punto da rendere credibile nel 2020 un problema di confronto quasi alla pari tra le due potenze per il dominio dell’orbita terrestre e quindi di limitazione della superiorità militare americana sulla superficie. Poiché passano dai 10 ai 15 anni tra l’ideazione di un sistema e la sua realizzazione, i militari premono oggi per mantenere il primato domani quando le tecnologie degli anni ’70, successivamente non rinnovate, saranno insufficienti.

In particolare, gli scenari simulativi mostrano che per vincere le future battaglie per il controllo dell’orbita terrestre bisognerà avere basi sulla Luna ed astronavi “vere” costruibili solo in cantieri collocati nello spazio e non vincolati dalla gravità. L’industria aerospaziale e la Nasa hanno posto il problema dell’obsolescenza degli shuttle e della necessità irrimandabile di creare una nuova generazione di veicoli.

Un terzo e più recente insieme di ricerche di tutto altro settore ha affrontato il problema di come aumentare la competitività tecnologica americana, per due scopi: evitare che gli ingegneri statunitensi entrino in competizione per costo con quelli dei paesi emergenti e creare un motivo per nuovi investimenti. Il risultato è che il mercato da solo non ha tale capacità. Quindi bisognerà ricostruire lo stesso motore di denaro pubblico capace di ridurre il rischio di impresa per la ricerca e sviluppo di novità che ha creato la superiorità tecnologica degli Usa dal 1942 al 1989. Tra i diversi impieghi valutati, quello di impiantare basi sulla Luna e su Marte, costruire nuove astronavi sia rientranti sia solo cosmiche, è risultato il più promettente sul piano degli effetti indotti (spin-off) perché implica innovazioni in almeno 200 settori tecnologici, dal cibo all’energia, dai nuovi materiali alla medicina. Pochi mesi fa questo terzo insieme di considerazioni ha preso priorità e si è connesso con gli altri due creando la piattaforma di motivi reali per la nuova politica dello spazio. Proprio questi fanno prevedere che il salto cosmico americano verrà tentato anche se vincesse un candidato democratico, scenario di cui l’Agenzia spaziale italiana dovrebbe tener conto.

---

La versione originale dell'articolo sul sito di Carlo A. Pelanda (originariamente pubblicato su )

---

Esodestini: gli articoli futurizzanti di Carlo A. Pelanda




Estropico