Soli o tanti nell'Universo

L'ipotesi che la vita esista solo sulla Terra é un motivo di espansione e non un limite

Di Carlo A. Pelanda
Esostrategia. Nel 1945 (What is life?) Erwin Schrodinger ci regalò una formula ottimista che ridusse il pessimismo dovuto alla generalità immodificabile del secondo principio della termodinamica (Boltzmann). Questo recita che tutto tende al disordine, cioé a perdere organizzazione nel tempo. Il calore decade verso il freddo, l'universo ha come destino la morte termica: l'entropia.

Che senso ha, allora, vivere e cercare la vita nel cosmo se questa, alla fine, sparirà? Da una parte, il secondo principio appariva inesorabilmente vero. Dall'altra, non spiegava come mai esiste la vita. Schrodinger risolse il problema senza violare la legge dell' entropia. La vita é un meccanismo capace di estrarre localmente ordine dalla tendenza generale al disordine. La formula, troppo bella per non citarla, riscrive il secondo principio così:

 - (entropia) = k log (1/D)

Se D è una misura del disordine, il suo reciproco, 1/D, può essere visto come una misura diretta di ordine (vita). Dal momento che il logaritmo di 1/D é minore del logaritmo di D, l'entropia con il segno meno (entropia negativa o neghentropia) è essa stessa una misura di ordine. Significa che un sistema vive in quanto succhia organizzazione dal proprio ambiente. Ma vuol dire anche che la vita è un fenomeno locale e sporadico entro la tendenza generale alla morte. In sintesi, la vita è solo una possibilità e non una necessità. Tuttavia, applicando questo concetto al cosmo, possiamo dedurre che certamente "possono esistere" isole di neghentropia, cioé di vita, nell'oceano entropico. Ma quante?

Carl Sagan e Frank Drake hanno elaborato un modello ottimistico che le ritiene molto frequenti. E, su questa base, si assume che vi siano milioni di forme di vita e di civiltà tra i miliardi di galassie. Ma Peter Ward e Donald Brownlee hanno da poco lanciato una bomba entropica su questo ottimismo neghentropico. Nel libro "Rare Earth" sostengono - con argomentazioni molto consistenti - che la vita ha trovato sulla Terra condizioni rarissime, irreperibili nel resto del cosmo. Pertanto è probabile che questa esista solo qui. Tutto il potenziale di entropia negativa dell'universo ha trovato solo un luogo dove ha potuto esprimersi come vita. La visione ottimistica fornitaci da Schrodinger e da Sagan-Drake viene seriamente compromessa dall'ipotesi "puntuativa" di Ward-Brownlee. Poiché non contraddice la variante neghentropica del secondo principio della termodinamica, pur riducendola ad un solo punto, non possiamo escluderla. Adesso il problema è decidere con quale teoria guida dobbiamo guardare al cosmo e trovare i motivi per andarci. Vediamo.

Il modello Sagan-Drake è considerato un forte stimolatore culturale per l'esplorazione dello spazio. Gli interessati ritengono che l'idea di trovare altri esseri viventi crei consenso per le spese dedicate a questa ricerca. E i dati, in effetti, danno loro ragione. E' questo un buon motivo per combattere, politicamente, l'ipotesi che la vita esista solo sulla Terra? Dalle reazioni correnti nel mondo scientifico (e in quello industriale collegato all'esoeconomia) parrebbe di sì. A me sembra, invece, che l'ipotesi Ward-Brownlee possa diventare una grande risorsa. Se ci si pensa bene, infatti, ora abbiamo due buoni motivi, e non solo uno, per andare nel cosmo: alla curiosità di trovare nostri simili (Sagan-Drake) si potrebbe aggiungere la missione di diffondere la vita nel cosmo dalla Terra che ne è unico e prezioso seme. Con questo voglio dire che l'ipotesi Ward-Brownlee contiene un potenziale stimolativo maggiore dell'altra.

L'idea che la vita esista solo da noi ne amplifica enormemente il valore e potrebbe generare una nuova missione: l'obbligo di diffonderla dappertutto e, quindi, di dedicare più risorse economiche all'uscita dal pianeta.

Ovviamente la trasformazione del modello puntuativo in uno stimolatore forte per l'esogenesi richiede che qualcuno operi come sacerdote della nuova mistica di inseminazione del cosmo. Ma non è improbabile che ciò possa avvenire quando la società globalizzata avrà esaurito le motivazioni tradizionali e ne cercherà di nuove. Infatti i dati cominciano già nel presente a segnalare la domanda di una nuova missione. In questo possibile scenario l'ipotesi Ward-Brownlee ha un potenziale neghentropico (generativo, mobilitante, direzionale) enormemente superiore a quella apparentemente più ottimista di Sagan-Drake. Ma quale delle due è vera?

Il punto è che ambedue sono inconfutabili ed allo stesso tempo consistenti. Tale situazione di indecidibilità durerà a lungo. Ma è una risorsa e non un problema. Ci permetterà, appunto, di utilizzare due teorie guida per la conquista del cosmo, enfatizzando l'una o l'altra a seconda del clima sociale corrente. In sintesi, è un guadagno. E' divertente notare che un'ipotesi limitativa del raggio di neghentropia contiene in se un altissimo potenziale, invece, per espanderla. Così è la vita.  


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La versione originale dell'articolo sul sito di Carlo A. Pelanda (originariamente pubblicato su )

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